PD stabile e primo partito in Italia, PdL in forte flessione, la coalizione, la coalizione di centrosinistra avanti di una decina di punti su quella di centrodestra con una Lega che perde due punti rispetto alle regionali di un anno fa, ed un terzo polo che con il 13 per cento diventa l'ago della bilancia tra i due schieramenti. Se si andasse a votare domani i dati che giungono dai principali istituti di sondaggio parlano chiaro, il quadro politico è molto ben definito, per cui alla fine pare che il Governo tecnico di Mario Monti sia politicamente più d'aiuto al centrodestra piuttosto che al centrosinistra. Una situazione, quella politica attuale, che necessita di un approfondimento da parte dei parlamentari vicentini, anche in proiezione di quelli che saranno gli appuntamenti elettorali più vicini, vale a dire le Provinciali del 2011 e le amministrative Comunali del 2012.
Sergio Berlato è europarlamentare del PdL e vice coordinatore provinciale del partito rilancia l'azione pidiellina anche grazie ad un lavoro diffuso sul territorio.
Berlato, gli ultimi sondaggi danno il PdL in calo di un 12% rispetto alle politiche del 2008 e del 9% rispetto alle passate regionali. È un dato che motiva come? E la preoccupa?
«Stiamo attraversando una crisi economica mondiale ed in una situazione simile tutti i partiti al governo di qualsiasi Paese ( e non solo europeo ) hanno subìto un duro contraccolpo in termini di calo del consenso. Purtroppo la responsabilità di una crisi generata dai potentati economici e dagli speculatori finanziari è stata fatta ricadere totalmente sulla politica. Sono certamente preoccupato per il calo dei consensi ma sarei molto più preoccupato se il consenso fosse l’unico obiettivo delle scelte del partito. Una classe politica seria deve avere il coraggio di compiere scelte decisive in momenti delicati ed assumersi le proprie responsabilità fino in fondo».
Che serve per far invertire la tendenza?
«Non è il momento della politica degli slogan ma quello del lavoro per costruire un partito in grado di migliorare la sua capacità di fornire risposte puntuali e concrete ai cittadini. Occorre imprimere una decisa spinta propulsiva al processo di organizzazione interna e di radicamento del nostro Partito sul territorio. C’è bisogno di un radicale cambiamento che possa riportare la politica al servizio dei cittadini e non, come troppo spesso è avvenuto, i cittadini al servizio della politica. È necessario ricostruire un PDL che faccia della Partecipazione, della Meritocrazia e delle Capacità un criterio universale per la scelta delle persone candidate a rappresentare il Partito ad ogni livello istituzionale».
C’è chi afferma che il PdL è ormai è finito e che serve un nuovo partito, non più legato così strettamente a Berlusconi. Lei che ne pensa?
«Chi afferma che il PDL è finito non guarda in faccia alla realtà di un partito che ad oggi conta 1.200.000 iscritti e che ha ottenuto, nella Provincia di Vicenza, uno dei migliori risultati a livello nazionale ed il migliore tra le province del Veneto. Gli iscritti, attraverso i congressi fortemente voluti dallo stesso Silvio Berlusconi e dal Segretario nazionale Angelino Alfano, eleggeranno la classe dirigente che guiderà il Partito nel percorso che porterà all'evoluzione del Popolo della Libertà in un nuovo soggetto politico che ambisce a rappresentare tutti gli elettori moderati di centro destra, nel solco del Partito Popolare Europeo che già esiste in Europa e che dovrà essere declinato anche in Italia».
Il PD è in calo di un 6% rispetto alle politiche del 2008, ma è stabile rispetto alle scorse regionali e oggi sarebbe il primo partito in Italia. Che effetto le fa?
«Mi preoccupa molto di più l’astensionismo dilagante rispetto ad un PD al cui interno non si riesce ad essere d’accordo su nulla e con il vecchio vizio di voler ribaltare i risultati del voto popolare con giochi di palazzo. Voglio ricordare che il centro sinistra ha governato l’Italia per un periodo di sette anni prima dell’avvento del governo Berlusconi, dimostrando a tutti gli italiani la propria incapacità di governare. Del resto sono stati gli italiani a mandare a casa il governo Prodi, non certo le congiure di palazzo. Dopo le dimissioni di Berlusconi, presentate per senso di responsabilità nei confronti del Paese e senza essere mai stato sfiduciato dal Parlamento, è venuto a mancare l’unico argomento che teneva unita la sinistra. Venuto meno il luogo comune “Berlusconi deve andare a casa” il frastagliato arcipelago delle sinistre si trova adesso a palesare l’incapacità di una proposta politica sufficientemente credibile da sottoporre al giudizio degli italiani. Questo è il motivo principale per il quale vogliono ritardare il più possibile la data delle elezioni».
Cresce il terzo polo. Può nascere un’alleanza col PdL?
«Il terzo polo deve ancora passare al vaglio delle urne che rappresentano il vero ed unico banco di prova per misurare la consistenza di un nuovo soggetto politico. Non c’è una distanza siderale tra il terzo polo ed il Pdl quindi non escludo che vi possa essere la possibilità di un dialogo».
E la Lega Nord sarà ancora un partner di coalizione alle prossime amministrative?
«Questa domanda deve essere rivolta alla Lega Nord. Ancora non sono ben chiare le intenzioni della Lega per le prossime amministrative e comunque da parte del Popolo della Libertà non c’è stata e non c’è alcuna preclusione ad una convergenza che possa portare ad un’alleanza in previsione delle prossime consultazioni elettorali. In molte realtà amministriamo assieme da molti anni. Non sarebbe una cosa strana continuare su questa strada».