NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Infermieri, ago della bilancia della sanità

La professione ha da tempo soppiantato i vecchi parametri di semplice supporto: ora sono laureati, adeguati alle necessità, hanno una formazione anche culturale che presuppone un altro salto di qualità fondamentale per la medicina del territorio - Vincenzo Riboni: "In Europa sono nei direttivi ministeriali e ora ci sta pensando anche la Regione Veneto"

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(g. ar.)- Si sbriciolano i vecchi cliché, cambiano fortemente i rapporti e le realtà: se, maneggiando una qualsiasi problematica di attualità, si commette l'errore di riferirsi a parametri ormai largamente superati il risultato è di ritrovarsi immersi in clamorosi errori di valutazione, alcuni anche irrimediabili; e, parlando di servizi, ad andarci di mezzo è naturalmente il servizio pubblico di maggiore importanza. Parliamo della sanità, eterna equazione mai risolta e che pure giorno per giorno insistentemente chiede di esserlo: ma, dopo l'introduzione del sistema di ingresso denominato triage che serve a valutare la scala di gravità degli ingressi in ospedale dalla porta del pronto soccorso, almeno una parte del problema è stata risolta, nel senso che la graduatoria prevede e richiede interventi diversificati a seconda della necessità vera di ciascun paziente ed insieme con questa stabilisce la precedenza precisa di cura, soggetto per soggetto. Altre incognite della stessa equazione/sanità non sono state invece risolte a cominciare dall'approvvigionamento dei farmaci, fase sulla quale si tenta da anni di intervenire con restrizioni e tetti di varia natura, i quali però finiscono sempre con lo scontentare e, ancora di più, con l'andare ad incidere sul diritto di ammalati più gravi a rifornirsi lasciando magari spalancate possibilità di nemmeno paragonabile diritto per chi invece va soltanto a caccia di ricette facili.

La nuova realtà dell'assistenza sanitaria è così tanto e profondamente cambiata da coinvolgere inevitabilmente le categorie che ne fanno parte sul versante professionale: i medici prima di tutto, con tutto l'apparato del meccanismo ospedaliero e, tenuto sullo stesso livello di importanza, la questione del servizio sanitario da distribuire sul territorio, altro punto rimasto "bianco" in quella che dovrebbe essere l'organizzazione complessiva, e dall'altra parte gli infermieri, figure essenziali per il funzionamento di tutto il settore e sui quali la migliore definizione dei compiti, delle competenze e dell'impiego anche dalla prospettiva retributiva deve ancora essere messa del tutto a punto.

LEGISLAZIONE ANCORA CARENTE- Le vicende anche contraddittorie della legislazione in materia hanno però portato dagli anni 80 ad oggi almeno ad un punto decisamente positivo che sembra poter riequilibrare il tutto: si tratta della nuova figura attribuita agli infermieri, braccio portante della sanità, i quali oggi al contrario di una ventina di anni fa sono fortemente professionalizzati, sono preparati, formati, pronti a rispondere alle necessità e ai compiti che in questo ambito del servizio pubblico si presentano e chiedono soluzioni quotidiane. Le scuole infermieri sono diventate una parte degli studi universitari, la laurea che vi si consegue è al termine di tre anni di studio che hanno avuto il potere di innalzare a livelli tecnici mai conosciuti negli anni precedenti agli anni 90 tutta una categoria di professionisti del settore i quali oggi sono in grado di assumersi forti e precise responsabilità. Non si tratta di sostituire il medico, ma sicuramente di diventare per il sistema in generale del settore sanità non un elemento complementare, ma di grandissima importanza centrale.

La giornata internazionale dell'infermiere celebrata con un convegno sul "Welfare Generativo" ha messo tutto questo in buona evidenza con la partecipazione da una parte del Collegio infermieri diventato di fatto un vero e proprio ordine professionale, del sindacato Nursind, della direzione dell'area sanitaria/sociale della Regione oltre che dei presidenti delle conferenze dei sindaci delle ulss vicentine.

TUTELE E DIRITTI DEONTOLOGICI- “Le ormai innumerevoli norme a carattere finanziario (Def, Patto per la salute, legge di stabilità, accordi stato-regioni, …) -sottolinea la nota del Nursind- hanno come filo conduttore il de-finanziamento del sistema e il taglio delle risorse contrattuali, organizzative, strutturali e umane. Le organizzazioni dei servizi sanitari vivono in perenne riorganizzazione al fine di ridurre continuamente le spese di gestione. L’impatto più rilevante e costante si ha verso il personale, visto come spesa piuttosto che come valore di produzione. Le carenze organizzative non rappresentano più un’eccezione ma strategia di risparmio a scapito della sicurezza degli operatori (non a caso è sempre più rilevante la necessità di una norma che deresponsabilizzi il personale sanitario) e della qualità dei servizi che si vogliono formalmente sempre più ampi ma con minor personale: come per il fenomeno delle liste d’attesa, delle code ai pronto soccorso, del taglio dei posti letto ad invarianza del fabbisogno”.Per questo motivo il Nursind nel recente libro “Il riformatore e l’infermiere. Il dovere del dissenso” ha declinato parte della questione infermieristica attraverso la descrizioni di fenomeni come il demansionamento della categoria, della decapitalizzazione e dello sfruttamento degli infermieri occupati che fanno da contraltare alla sempre maggiore disoccupazione della categoria, passando a "dotazioni organiche sottostimate, blocco del turn over, blocco contrattuale, taglio di istituti contrattuali, sovraccarico di lavoro pongo a rischio la qualità dell’assistenza infermieristica”. Dal momento che l'articolo in questione recita che “l'infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale” il Nursind conclude chiedendo di abrogare questo articolo che “contrasta con la tutela della professione e il diritto dei cittadini di ricevere assistenza infermieristica professionale adeguata. Sono ventisei anni che questo articolo - precedentemente il codice del 1999 sosteneva cose pressoché identiche - ci penalizza nell’esercizio professionale e viene sistematicamente utilizzato contro gli infermieri nelle politiche demansionanti e di sfruttamento".

IL MEDICO CHE DIVENTA "SPONSOR"- Un bel tassello alla credibilità solida di un progetto che faccia di nuovo decollare la professione dell'infermiere in vista di un suo ruolo ancora più rilevante specialmente in quella che sarà l'organizzazione della medicina sul territorio (anziani non autosufficienti, ammalati terminali, casi problematici di grande gravità, ecc.) ce lo fornisce Vincenzo Riboni, primario del pronto soccorso del San Bortolo, alle prese con una autentica realtà di emergenza in termini nel suo lavoro quotidiano e quindi ben consapevole di quanto possa diventare indispensabile un professionista infermiere al quale si diano altre responsabilità: "Sono da sempre un forte sostenitore di una nuova realtà che deve essere liberata dalle paure di concorrenza e relative gelosie; agli infermieri vanno delegati più compiti, va ampliato l'orizzonte di quel che fanno anche in materia di lavoro non strettamente infermieristico, ma allargando invece le competenze anche alla gestione clinica del paziente. Dico questo perché da sempre sono convinto che all'infermiere dovrebbe essere riservato un ruolo di coordinatore anche nell'unità complessa dell'organizzazione ospedaliera, come dire: un elemento da mettere al livello della funzione di primario. In Italia non ci siamo ancora arrivati, ma in Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, nell'Europa che è più avanti di noi in certi settori e anche negli Stati Uniti, un rappresentante della categoria infermieristica fa parte dello staff dirigenziale del ministero della sanità. E' verso questo nuovo obbiettivo che dobbiamo puntare senza aver troppe paure, nessun ruolo ne può venire mortificato".

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