NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Infermieri, ago della bilancia della sanità

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A CIASCUNO LA PROPRIA PROFESSIONALITA'- Nessun ruolo andrà mortificato, è dunque la tesi di Riboni, e conferma il concetto affermando che proprio lungo questi princìpi è orientata l'organizzazione sanitaria nei paesi più avanzati: "La realtà dice che è ormai sperimentata ampiamente la capacità degli infermieri di gestire le urgenze territoriali, quelle che per noi ricevono risposta dal 118; il che non toglie un grammo di ruolo a nessuno, il medico fa il medico, l'infermiere professionale fa l'infermiere professionale, senza che venga sminuito il valore di ciascuna figura. Credo si sia fatta molta confusione in passato quando si è trattato di prendere in mano questi temi. Al tempo del direttore Alessandri avevo cominciato a proporre un coinvolgimento degli infermieri ad altro livello. Il discorso si è poi interrotto, ma lo si può sempre riprendere. Credo che si debba prendere atto del profondo cambiamento della realtà sia ospedaliera che della medicina sul territorio; oggi gli infermieri sono laureati, il volto della categoria è completamente cambiato, sono in grado di dare molto di più. Pensiamo anche soltanto al ruolo del professionista che attualmente e con ruolo già ampiamente consolidato stabilisce la graduatoria di gravità di chi si presenta al pronto soccorso: determinare il cosiddetto triage è un lavoro non solo complementare a quello del medico di reparto, ma anche una preziosa anticipazione della strada che bisognerà seguire per risolvere il problema del paziente. Per me agli infermieri bisogna attribuire maggiore responsabilità, maggiore formazione, perché sono fondamentali per determinare le tipologia delle varie urgenze e fondamentali quindi anche per tutto il resto del lavoro che il settore sanitario richiede ogni giorno, in ospedale o fuori. Come ho appena detto, nel resto, del mondo più evoluto le urgenze territoriali le riceve e le gestisce un infermiere professionale. Credo che questo sia il modo non solo per valorizzare il ruolo, ma anche per costruirci tutti un futuro finalmente meglio determinato per il servizio sanitario, dentro l'ospedale, ma anche fuori, sul territorio. Non è un caso se la Regione sta studiando una vera e propria riformulazione del protocollo del triage, significa che siamo alla vigilia di una svolta dalla quale mi aspetto un nuovo modo di arrivare a quei risultati di cui abbiamo urgente bisogno per rendere tutto più razionale e meglio organizzato, arrivando tra l'altro a fortissimi risparmi, perché non dimentichiamo che l'organizzazione di oggi per quanto di qualità contiene sempre una parte di sprechi che dovremmo cominciare ad eliminare".

ULSS VICENTINE IN CONSORZIO- Andrea Gregori, segretario provinciale del Nursind, sottolinea che sul tema della carenza di personale di assistenza diretta ai pazienti "negli ultimi mesi è peggiorata a causa della mancanza di graduatorie da cui attingere il personale. Alcune Ulss sono arrivate al fondo delle graduatorie vigenti ed hanno avviato le procedure per nuovi reclutamenti. Situazione paradossale, se consideriamo che centinaia di colleghi neolaureati della provincia sono disoccupati e che alcune Ulss sono arrivate a chiudere temporaneamente, ed a volte definitivamente, alcuni servizi per garantire le ferie previste. In tutto questo scenario, di certo non aiuta il vincolo regionale al tetto di spesa per il personale imposto ad ogni Ulss vicentina. A dir poco discutibile, dice Gregori, la decisione dell’Ulss 4 Alto Vicentino, che ha deciso di allinearsi ai valori minimi previsti dalla Regione e quindi garantire ai cittadini il minimo di assistenza erogabile per essere considerata una struttura accreditata dalla Regione Veneto. Un risultato che, in concreto, significa mettere a disposizione della struttura sanitaria di riferimento per l’Alto Vicentino un numero di infermieri ridotto di 16 unità ogni 100, considerando un servizio svolto con standard tali da garantire un servizio adeguato al paziente. Non meno preoccupante l’idea partorita dall’Ulss 5 Ovest Vicentino, di appaltare il servizio emergenze, meglio noto come 118, dell'ospedale di Valdagno attivo dalle 8 alle 20 (medico, infermiere ed autista) e l’analogo servizio dell'ospedale di Lonigo. Una decisione che non risponde a criteri di economicità, ma consentirà uno spostamento della spesa ad un diverso capitolo di bilancio, rendendo disponibili i fondi a copertura della spesa stessa. Sarebbe importante arrivare alla definizione di un consorzio tra le quattro Ulss vicentine, al fine di porre rimedio immediato nelle sostituzioni per maternità, che rappresentano uno dei nodi cruciali dell’assistenza infermieristica e della copertura di personale nelle aziende sanitarie".

PATTO CON IL CITTADINO- Ipasvi Vicenza, Collegio che rappresenta circa 5800 tra infermieri, infermieri pediatrici e assistenti sanitari interviene con il suo presidente Federico Pegoraro per dire che "siamo di fronte ad una sorta di paradosso; abbiamo ambiti di competenza vastissimi, siamo coloro che per primi si prendono carico delle persone che entrano in pronto soccorso, siamo in corsia negli ospedali con responsabilità che vanno ben altre quello che può immaginare la gente, siamo nelle case di riposo, nelle scuole, operiamo anche a domicilio, insomma, siamo a fianco del paziente, ma vorrei dire, del cittadino, sempre, come peraltro è prescritto nel nostro “Patto Infermiere-Cittadino”. L’infermiere è anche un docente universitario, fa ricerca. Eppure, ecco il paradosso, quando si parla di sanità il nostro ruolo viene valorizzato sulla carta, com’è il caso del Piano Socio Sanitario, ma poi nella realtà la nostra figura rimane, per così dire, incompiuta, così come il presidio del territorio”. A proposito del Wellfare Pegoraro sottolinea che "consiste nel far diventare protagonisti i cittadini-pazienti nel loro processo di gestione di cura. In tal senso gli infermieri intendono spendersi in prima persona anche attraverso l’attivazione di nuovi modelli organizzativi previsti dal Piano socio-sanitario regionale che, purtroppo, per il momento sono solo sulla carta. Noi cercheremo di far emergere la figura dell’”Infermiere di famiglia”, un punto di riferimento nel territorio, anche per quanti, con l’allungamento dei tempi di vita debbono convivere con una serie di problematiche legate a malattie croniche che necessitano di una assistenza professionale, oggi demandata ai familiari quando non alle badanti”.

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