NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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È un Veneto che chiede stabilità, ma non solo

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È un Veneto che chiede stabilità, ma non solo

AUTONOMIA E CHIARIFICAZIONE SUL MOSE- Proprio per il fatto che quello espresso su Zaia è un vero plebiscito, Ettore Beggiato aggiunge qualcosa di molto importante alla tesi del ripristino con Roma di un rapporto in cui il Veneto sia in posizione forte e non debole: adesso, dice Beggiato, Zaia ha la possibilità di tornare sul Mose e "chiarificare davvero la situazione, prendere in mano l'amministrazione e andare fino in fondo anche nella pulizia delle varie situazioni; non fa bene che retino in ombra certi particolari di alcune vicende come il Mose a cui si deve dare invece chiarezza definitiva. Io credo che ora ci possiamo liberare di tante cose che ci hanno frenato o ci hanno continuato a tenere nell'incertezza; il lavoro da ripristinare, la fiducia da restituire alla gente, la cancellazione di tutte le difficoltà che hanno messo in ombra la giunta di Galan. Sono tutte cose che Zaia può affrontare subito. Comunque sono anche convinto che la prima cosa da fare per il presidente è quella di stabilire con lo stato centrale un rapporto diverso da quello attuale; Zaia deve davvero andare a Roma e battere i pugni sul tavolo forte del consenso che ha ricevuto e che ora si deve trasformare in politica. Il Veneto è una delle parti d'Italia che per produzione, inventiva, esportazione, servizi e civiltà rappresenta una punto di eccellenza; bisogna far valere questo ruolo a fondo e riprendere a parlare di autonomia, ma a parlarne con decisione. Non credo che la crisi delle altre autonomie possa rendere difficile il nostro piano: l'autonomia del Veneto è nella realtà dei fatti, non è un'invenzione...".

bruno_oboe (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)TUTTI A CASA I DIRIGENTI PD- Bruno Oboe non fa molti complimenti nel distribuire giudizi, nè sul versante di Zaia che "ha amministrato bene ed ha saputo dare novità apprezzabili al mondo del lavoro", nè su quello del Partito Democratico a cui suggerisce una sola soluzione per risolvere i problemi che queste elezioni regionali hanno evidenziato: "una classe dirigente come quella se ne deve andare subito a casa, di danni ne ha fatti anche troppi...". Il ragionamento di Oboe prende comunque l'avvio dall'affermazione di Zaia in proporzioni che superano di gran lunga le potenzialità leghiste: "Hanno vinto le sue liste, non quelle della Lega, anche se complessivamente poi ora il computo dei seggi in Regioni è di 25 a 5, qualcosa che era difficile pensare o prevedere anche se col senno di poi si può dire che certi segnali erano inequivocabili. Zaia ha vinto con i suoi voti e le sue liste perché ha amministrato bene, è un suo merito aver dato attenzione vera alla gente come ad esempio quando ha stabilito accordi sindacali che non possono che essere giudicati positivamente da tutti. Il merito è dunque tutto suo ed evidentemente gli elettori hanno capito e risposto in modo adeguato. Degli altri che dire?". Non è una domanda retorica, è anzi l'imbarazzo di dover constatare che il Partito Democratico è stato il protagonista di un flop tanto clamoroso e inaspettato nelle proporzioni quanto nemmeno lontanamente paragonabile al passato: "Dalle votazioni in cui ci eravamo contrapposti a Galan, perdendo di 4 punti, siamo passati ad un dissanguamento che tocca il -20%. Ma anche prima con Benzig era stato lo stesso. Dovevamo arrivare a queste elezioni per capire che il Partito Democratico del Veneto o ha cessato di esistere oppure è guidato da dirigenti che non hanno la minima idea di cosa e come fare per stare almeno nei binari della dignità da salvare. Secondo me questi dirigenti del PD adesso debbono dare le dimissioni in massa e tornarsene a casa, di danni ne hanno già fatti abbastanza. Non è una richiesta vuota quella che faccio, secondo me se questi dirigenti vogliono comportarsi onestamente con gli elettori veneti del centrosinistra se ne debbono andare, debbono sparire e mettersi a fare qualche altro lavoro. Lascino perdere la politica...".

luigi_dalla_via (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)OTTIMO PD A SCHIO, MA NON BASTA- "Ho aiutato la campagna di Menegozzo e Moretti ed è andata bene, ma Schio evidentemente non può rimediare ad una situazione generale del Veneto che si è rivelata ben diversa e più complicata. Schio non basta...". Luigi Dalla Via, ex sindaco storico di Schio per due mandati prendendo la staffetta di Berlato Sella, affronta il tema dal versante giusto, che è quello dell'impegno di un programma forte e meditato come è stato quello nell'area di Schio. ma Schio non basta, come dice Dalla Via: "Diciamo prima di tutto che non mi ha sorpreso il voto alla Lega, preventivabile, ma mi ha sorpreso il voto plebiscitario a Zaia, tanto che il successo alla fine risulta tanto rotondo proprio per merito delle sue liste. Dopo di che l'inconsistenza dell'apporto di Forza Italia alla nuova maggioranza non fa che sottolineare i rapporti di forza. C'è stata una vera e propria transizione per cui ha pesato in modo determinante l'uomo Zaia e non ha pesato la donna Moretti. In questo momento faccio fatica a capire il perché di quanto è successo e soprattutto delle proporzioni che complessivamente ha assunto la differenza tra l'uno e l'altra. La Martini aveva quel che serviva per ottenere molto di più, l'ho seguita spesso e ne avevo fiducia. Il fatto è che probabilmente il primo a non crederci è stato proprio il Partito Democratico, non so se per pregiudizio nei suoi confronti o per quale altra ragione. È successo così e basta, nonostante che nell'area scledense noi abbiamo avuto indicazioni molto più positive, tanto che i candidati della lista Moretti sono andati tutti bene. Il risultato però è quello che vediamo e l'astensione naturalmente rappresenta una piaga determinante: quando si arriva a queste percentuali è chiaro che non si può molto sperare. Credo che ora ci si debba riflettere molto profondamente e soltanto dopo questa riflessione potremo dire se ci siamo fatti chiarezza o no. La delusione è forte, ma sono convinto che sia già tempo di girare pagina e pensare seriamente a quanto è successo".

egidio_pasetto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)BASSA L'OFFERTA DELLA POLITICA- Questi risultati, dice Egidio Pasetto, non fanno che confermare due cose: da una parte la bassa offerta della politica che non riesce a coinvolgere praticamente nessuno, dall'altra le aspettative dell'elettorato che corrispondono praticamente ad un livello zero, o poco più: "Parlando con imprenditori veneti anche molto importanti ho capito che in realtà quel che davvero è assente nel rapporto tra elettore e politica è l'aspettativa; non c'è aspettativa perché l'offerta della politica è così bassa che di più non si potrebbe e se nel caso dell'elezione di un sindaco uno sa che al sindaco può chiedere qualcosa di diretto, la rotatoria, una strada, una fontana, un certo servizio, nel caso della Regione l'attesa manca, l'aspettativa non c'è perché la distanza dalla politica è troppo forte. Cosa succede che un plebiscito come quello raccolto da Zaia sia il risultato da una parte del risultato di quel che ha fatto piuttosto positivo ma soprattutto di buon senso e dall'altra da quel che farà su quella stessa linea, senza stupidaggini, cercando di rispondere alle esigenze di non commettere errori o danni. Zaia ha dato queste garanzie ed il risultato è che il 25 per cento del Veneto lo ha vitato, La mia sensazione, proprio per quanto sto dicendo, è che il voto ideologico chiesto da Salvini è stato poco meno che un fallimento perché il consenso su Zaia si è formato attorno alla buona amministrazione che ha saputo esprimere, un premio all'amministrazione buona e anche al buon senso. Se debbo pensare a che cosa pensano gli imprenditori di tutto questo credo che la risposta sia "niente" al di là della buona riuscita amministrativa. I grandi imprenditori alla politica non chiedono proprio niente, si dissociano dal concetto dell'istituzione che decide per tutti, ce l'hanno con le banche perché lì si giocano fattori vitali per le aziende come il credito, però si dissociano da ciò che li potrenne rappresentare e non lo fa...". Non è un po' lo stesso rapporto di rottura di Marchionne con Confindustria? Pasetto dice che in effetti qualche coincidenza c'è: "È un nuovo modo di esprimere una linea disincantata lungo la quale muoversi: quando dico che c'è scontento verso il sistema bancario, debbo anche ricordare che il versamento di liquidità della BCE risolve il problema in quanto agli imprenditori che innovano, che lavorano, che esportano, una volta ottenute rassicurazioni sul piano del credito lasciano perdere tutto il resto, non gliene importa niente, la politica è troppo lontana ed esprime un'offerta troppo bassa. Così si può dire che anche a me tutto sommato sembra che non ci si possa aspettare altro dal nuovo veneto se non una di nuovo buona amministrazione lungo la linea delle rassicurazioni che Zaia rinnova anche per questo mandato: niente stupidaggini e attenzione alla gente e al mondo del lavoro. Tutt'alpiù credo che ora Zaia abbia anche una nuova occasione per spiegare qualcosa di preciso sul caso del Mose, che cosa è successo e perché; non è lui che ha prodotto quel pasticcio, ma certo era nella giunta di Galan per cui ha conoscenza diretta delle cose che andrebbero spiegate ai veneti una volta per tutte. È sicuramente un punto da considerare".

Mario Bagnara, al quale abbiamo sottoposto lo stesso tema non ha ritenuto di rispondere. Dice così: "Non sono coinvolto nella politica di questo momento e quindi non voglio esprimere una valutazione non essendo nella condizione di poterlo fare".

 

nr. 22 anno XX del 6 giugno 2015



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