(g. ar.)- A volte l'entusiasmo di un momento felice travolge tutto, perfino la scaletta dei ricordi e degli avvenimenti storicamente ripescati e riconsiderati. Umberto Nicolai definisce questa che si è appena conclusa la "migliore stagione sportiva di Vicenza". Forse non è proprio così, c'è anche altro da ricordare come ad esempio quell'incredibile secondo posto dietro la Juventus del Vicenza "nobile provinciale" di GB Fabbri, Paolo Rossi, Giancarlo Salvi, Pippo Filippi, e compagnia. Vero, ma crediamo che delle parole di Nicolai, per lunghissimo tempo al Coni a destreggiarsi per lo sport in mezzo a mille difficoltà ed oggi nella giunta comunale di Vicenza, siano parole del tutto giustificate dai fatti. Ed il fatto è uno solo e consiste soprattutto in una unica domanda: ma da quanti anni non vedevamo qualcosa di almeno simile a questo finale di stagione 2015?
Ecco perché viene da associarci direttamente al concetto dell'assessore perché se facciamo un po' di conti scopriamo che l'ultima volta di una squadra di basket vicentina in alto in campo nazionale risale ai primi anni 90, come dire: una generazione. I neonati di allora, nostri figli compresi, oggi viaggiano tra i 20 e i 23 anni. Davvero una generazione mentre il tempo "malo" macinava come in un tritacarne le glorie del Primigi di Gorlin/Fullin/Smith/Lawrence e le faceva impallidire nella memoria. E nella stessa rete del si salvi chi può finiva anche il volley femminile arrivato ai vertici della A1 ma poi travolto da un pasticcio complessissimo che aveva cancellato dal teatro cittadino e provinciale una intera leva giovanile, perlomeno se la si intende come gruppone di talenti possibili che però hanno bisogno di un riferimento-traino, come è appunto la prima squadra in qualsiasi sport i cui dirigenti abbiano in mente di crescere anche un vivaio a garanzia della qualità futura. Per non dire del basket maschile: eccolo che ritorna alla serie B lasciata prima dei due disastrosi anni dei primi anni 90 quando l'essere arrivati alla A2 fu in realtà una specie di dannazione al punto che alla seconda retrocessione (senza ripescaggio) non si trovò di meglio che vedere i diritti di serie alla Virtus Padova. Da allora, per chi ne aveva perso le tracce, questo basket di ragazzi rigorosamente italo/vicentini e di dirigenti tutti conosciutissimi, ma che arrivavano da prima di quella A2 disastrosa, perché erano i ragazzi della A di prima ancora: Mascellaro, Canilli, Campiello e tutto il resto della compagnia. Caso vuole che con una dirigenza di ottima qualità e competenza specifica abbia scelto per il terzo salto di categoria in tre anni come ultima pedina quel Valter Deanesi che suo malgrado era stato tra le vittime, "la" vittima, del doppio A2 fallito.
NIENTE FORTUNA, SOLO MERITI- Umberto Nicolai non parla solo di basket, ma ovviamente dedica al buio almeno apparente di 22/23 anni trascorsi in attesa del ritorno qualcosa di più di un pensiero isolato. Dice che la forza di questo nuovo fenomeno vicentino "va trovato nella bravura complessiva di tutti: da una parte i giocatori e il tecnico, dall'altra i dirigenti; tutti bravissimi, non so come hanno fatto ad ottenere tre promozioni in tre anni arrivando fino alla serie B. Non era facile eppure ci sono riusciti: Mascellaro e Canilli arrivano da una lunga esperienza anche come giocatori: sarà anche passato tanto tempo da allora, ma è un fatto che sono riusciti a trasferire la loro competenza anche tecnica dal campo dove giocavano all'altro campo, quello su cui ci si deve muovere con grande abilità per assicurarsi giocatori e denaro. Non c'è dubbio che hanno saputo muoversi benissimo. E oltre tutto bisogna anche tenere conto di due fattori molto importanti: hanno saputo costruire un vivaio che mi pare abbia 150 giocatori circa e nello stesso tempo la squadra che hanno dato a Valter Deanesi per questo ultimo campionato che ha portato alla serie B no0n è stata messa assieme con operazioni di mercato proibitive, ma puntando tutto su quello che c'era e qualche ritocco nel momento in cui ce n'è stato bisogno. La realtà che esce da tutto questo mi pare chiarissima: una buona squadra che affronta un altro campionato dopo le famose tre promozioni e dovendo vedersela con un contesto più importante dovrà preoccuparsi di consolidare la sua posizione, non so se cercando altri giocatori o no, ma certo puntando a restare in serie B, perché un anno in più a questo livello ti dà in genere la possibilità di pensare a qualcosa di meglio per il futuro. È un discorso abbastanza naturale. La mia soddisfazione come rappresentante dell'amministrazione viene dal fatto che anche noi abbiamo fatto la nostra parte. Lo stadio per il calcio non si farà, ma ci saranno interventi sul Menti, mentre per quanto riguarda il palasport di via Goldoni posso dire tranquillamente che ha subìto una cura profonda e risolutiva dal momento che dagli spogliatoi al parquet è ora completamente rinnovato. Non resta che giocarci, tutto il resto andrà bene...".
IL SETTORE GIOVANILE? È TUTTO...- Parola di Riccardo Canilli, senza un vivaio nessuna squadra può sperare di cavarsela: al primo stop serio, la mancanza di giocatori giovani e di casa risulta determinante: "È un po' l'esperienza dell'ultima A2 guidata da Deanesi. C'erano anche dei buoni giocatori, ma nessuno veniva dal vivaio e probabilmente quel fallimento è stato causato proprio da questo fattore". Canilli è uno che di basket se ne intende perché è stato anche un buon giocatore proprio in A2 nella versione precedente a quella dei primi anni 90. Gli ricordiamo che oltre all'assenza di un vivaio ben nutrito nel caso della squadra di Deanesi c'era l'aggravante specifica di aver pescato giocatori da tutte le direzioni (Lanza, Rossi, Uniti, tanto per ricordarne due) con la fatica di dover amalgamare tutto in poco tempo e la dannazione di essere andati a prendere due giocatori americani di rarissima inutilità: Borrows e Carver furono un incredibile spettacolo di due neri incapaci di incidere in un contesto come quello italiano. Il 2 su 13 più volte ripetuto di Carver che era stato presentato come un formidabile tiratore da fuori ci rimane fisso nella memoria. Bene, sono passati quei tempi: "Sì, ora per fortuna dopo tanti anni siamo riusciti a riportare il basket maschile in una posizione dignitosa, abbiamo avuto quelle tre promozioni in tre anni che davvero fanno la base per crederci ora ancora di più, ci avviamo ad una B che dovrà essere dignitosa perché vogliamo consolidare quanto si è ottenuto e semmai pensare al resto quando saremo riusciti ad ottenere la salvezza. Questo credo che debba essere il nostro obiettivo. Ripeto il concetto: dobbiamo anche sviluppare il settore giovanile, abbiamo già molti giocatori e molte squadre, ma è chiaro che i ragazzi più giovani hanno bisogno di tempo per assicurare un ricambio alla prima squadra. Io personalmente ho molta fiducia".