NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Volontari e S. Lazzaro: una scossa al quartiere?

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Volontari e S. Lazzaro: una scossa al quartiere?

LA STORIA PARTE NEL 1998- Dopo un percorso formativo per animatori Caritas, avvenuto tra marzo e aprile del 98, lasciati alcuni mesi di riflessione a tutti i partecipanti, ci si è ritrovati tra tutti quelli che desideravano iniziare un cammino di volontariato nell'ambito del disagio mentale. Così, una ventina di persone si è resa disponibile ad un primo contatto con degli amici più sfortunati. Nell'ottobre 98, con un simpatico incontro di presentazione e reciproca conoscenza, il gruppo è ufficialmente partito. Seguendo i principi dell'auto-mutuo aiuto il Gruppo Davide e Golia ha proposto piccole cose, semplici iniziative come feste di compleanno o passeggiate domenicali con l'intento principale di creare una coesione amicale. Non è passato giorno senza che ci fosse chiesto quando ci si sarebbe rincontrati e questo ci ha dato e ci da tutt'oggi un grosso stimolo per arrivare ad organizzare nuove iniziative. Molto importante è stato avviare il primo Laboratorio Creativo perché ha dato l'opportunità di vedersi costantemente ogni sabato; inoltre si è riusciti ad attivare anche un Gruppo Tifosi del Vicenza che si organizza per assistere alle partite casalinghe della nostra squadra. Successivamente hanno preso vita altri Gruppi: segreteria, giornalino, calcio a cinque, biodanza, biblioteca; in questo modo si riesce ad assecondare le esigenze più varie di persone molto diverse fra loro.

Volontari e S. Lazzaro: una scossa al quartiere? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"CERCANDO" IL VOLONTARIATO- Con queste premesse è chiaro che l'orizzonte di un'operazione di volontariato pura si allarga sempre più verso confini che tendono ad essere costantemente superati, appunto perché dare una mano significa soprattutto non guardare troppoquali sono i limiti di questa azione, ma tendendo invece a non scoraggiarsi. In questa ottica di volontariato quel che va cercato è naturalmente la autentica semplicità e la reale disponibilità a farsi prossimi, ad avvicinarsi agli altri: l'obiettivo che il Gruppo Davide e Golia insegue fin dall'inizio della sua attività è sconfiggere i giganti dell'indifferenza, dell'egoismo e del pregiudizio, con la speranza di far crescere invece il più forte possibile il Davide che è in noi.

Gli obiettivi sono soprattutto i seguenti:

1) Coinvolgere le persone e le famiglie in situazione di difficoltà psico-sociale per aiutarle a vivere meglio attraverso un supporto reciproco, assumendosi compiti e responsabilità e condividendo esperienze.

2) Proporre iniziative di tipo ricreativo, sportivo e culturale.

3) Motivare le persone in difficoltà.

4) Aiutarle negli spostamenti in caso di difficoltà.

5) Organizzare il tempo libero.

6) Stimolare la crescita del senso di solidarietà e di condivisione spirituale.

VISTA DAL DI FUORI- Data la descrizione di che cosa è il Gruppo e di che cosa vuole rappresentare, torniamo al discorso del significato di un nuovo arrivo come questo dentro l'orizzonte di un quartiere che negli ultimi anni ha avuto molto da pensare e soffrire a causa di vicende criminali con cui non avrebbe voluto avere niente a che fare. È esatta la sensazione che l'insediamento di Davide&Golia si possa trasformare in una positiva provocazione rivolta proprio al quartiere dentro cui ha cominciato a lavorare? Antonio Zuliani, psicologo di professione e con una lunga ed allargata esperienza del disagio mentale e sociale anche in campo internazionale, dice che effettivamente potrebbe essere un bel segnale da raccogliere da parte della gente: "Sappiamo che in termini molto generali va tutto bene finché qualcosa non va più così bene. Ma sappiamo anche che la necessità di parlare con tutti una lingua di distensione e di disponibilità all'ascolto e all'aiuto è diventata una esigenza sempre più debordante. Assistiamo praticamente dappertutto ad un impallidimento quasi totale delle vecchie posizioni che imponevano in politica la scelta di un versante o di quello opposto. Ora non ci sono praticamente più fronti, nel senso che ne resta fondamentalmente uno sul quale decidere che si vuole convergere oppure no e si tratta del fronte della solidarietà sociale. Pensiamo un po' a che cosa sta implicando e che cosa sta coinvolgendo anche semplicemente soltanto qui in Italia. Con la Croce Rossa sono stato a Roma per aiutare a preparare un campo di accoglienza, cosa che abbiamo fatto. Lì mi sono accorto che non ci sono quelli pro e quelli contro, c'è soltanto gente disponibile a fare qualsiasi cosa tu le chieda, ma bisogna chiederglielo e farle capire perché lo chiedi questo aiuto. Ho visto tante signore arrivare con le pietanze preparate apposta da loro e distribuirle agli ospiti del campo. Non ho visto nemmeno uno di quelli che proclamano il primato degli interessi nazionali su qualche decina di migliaia di persone del tutto disperate e senza alcuna alternativa di vita a parte quella di venire fin qui ed adattarsi ad una vita davvero difficilissima. Credo che quel che ho visto in questi giorni non faccia che confermare quel che dicevo prima ipotizzando che l'insediamento del gruppo Davide&Golia a San Lazzaro possa funzionare come qualcosa di molto positivo. La stessa gente che si è messa in prima fila per respingere fenomeni aberranti come la prostituzione e lo spaccio di stupefacenti ha ora la possibilità reale di accorgersi che c'è qualcosa di diverso proprio appena fuori dal proprio portone di casa. Le provocazioni non sono soltanto negative, ci sono anche quelle che aiutano a costruire buone cose. A San Lazzaro potrebbe succedere proprio questo".

LA PRIMA VOLTA DI...- C'è anche un commento di uno degli attuali protagonisti del Gruppo, uno dei soci: racconta il primo approccio con la comunità, chi ha incontrato e come, chi lo ha aiutato a capire e quanto è stata difficoltosa questa marcia di avvicinamento verso un altro tipo di vita, assieme agli altri. Ecco il racconto: "Appena entrato in sede del Davide & Golia ho pensato di aver sbagliato indirizzo, specialmente quando ho visto ragazzi e ragazze che si rincorrevano facendosi dei gavettoni. Quando ho chiesto a una ragazza bagnata fradicia “E’ questo il Davide & Golia” e mi ha risposto di si, ricordo di aver pensato “se il posto è questo, io a casa non ci ritorno più”.

Pensavo di trovarmi tra le solite immagini stereotipate con persone ripiegate su se stesse, invece c’erano persone tranquille, che mi trattavano con familiarità come se mi conoscessero da tempo.

Al Davide & Golia non è come nei gruppi di persone cosiddette sane, dove bisogna per forza essere simpatici anche se si è depressi fin sopra ai capelli, qui per farsi accettare basta solo dire che si ha bisogno di persone buone, che si venga trattati con rispetto e non giudicati. Considerando anche che l’immagine della sofferenza nella società di oggi la sofferenza è vista con fastidio e anche con derisione.

Col tempo ho potuto così recuperare la fiducia e svolgere le diverse attività del gruppo. L’amicizia ci viene data da persone che sono provate davvero dalla malattia, che dovrebbero essere incattivite da una situazione che non hanno cercato né voluto. Invece qui si può credere che il traguardo della “normalità” non è lontano e irraggiungibile.

È così che si sta assieme al Davide & Golia, giocando a carte, a calcetto, ridendo, prendendoci in giro sui nostri pregi o difetti e stando male quando un socio sta male. Insomma ci facciamo forza tutti assieme e tiriamo avanti, con dignità".

 

nr. 24 anno XX del 20 giugno 2015



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