NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Tutto è Notte Nera

Lo scrittore scledense Umberto Matino ha presentato il terzo romanzo ambientato nella Pedemontana vicentina e dedicato ai suoi misteri

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Umberto Matino

A ogni curva i fari dell’auto spazzavano la costa del monte e illuminavano gli alberi di un bosco ormai spoglio. I tronchi, colpiti dalla luce, apparivano d’improvviso nella notte simili a neri feticci mentre le ruote schizzavano tutt’intorno manciate di fango.Da una settimana pioveva a dirotto e la strada s’era trasformata in un solco approssimativo che zigzagava fra cupe colline. Di tanto in tanto la vettura pattinava incontrollata e lui ne correggeva la traiettoria con lievi colpi di volante mentre strabuzzava gli occhi per intravvedere l’andamento di mille curve capricciose.

Umberto Matino (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)In quella serata buia l’unica cosa che gli appariva chiara ed evidente era il motivo per cui, nei tempi andati, quei paraggi erano stati chiamati “alle Elle”, dalla parola cimbra Hell, che significa “inferno”. Nell’immaginario degli abitanti del pedemonte vicentino l’inferno non era, evidentemente, un luogo avvolto dal fuoco e dalle fiamme. Il clima schifoso di quelle contrade li aveva indotti a credere che la casa del demonio fosse un anfratto flagellato dal gelo, dal vento e dalla tempesta. Per quei montanari todeschi il mondo degli inferi assomigliava in tutto e per tutto a quella valle, dove la pioggia perenne inzuppa i campi imputridendo i raccolti e un freddo umido e maledetto ghermisce le case di pietra... Intravide davanti a sé una vaga forma umana, una sagoma posta in mezzo alla strada. Fu veloce a sterzare e, d’impulso, provò a frenare. L’auto schizzò a sinistra verso il fianco della collina, si girò di traverso e sbatté la coda contro la masiera. Udì un botto soffocato, un breve stridio di lamiera, e il motore si spense. Com’era possibile?! Non l’aveva proprio toccato. Cosa ci faceva per terra? Sarà ubriaco, decise, eppure un’angoscia repentina gli chiuse la bocca dello stomaco. Si accostò a quella persona immobile e s’accucciò. Lo esaminò più da vicino e s’accorse che il torace si sollevava ritmicamente. Respirava: era vivo! Notò anche che il petto che palpitava davanti a lui era vagamente ondulato e quelle tonde protuberanze gli fecero intuire che il tizio fosse in realtà una tizia, anzi, a ben osservare il volto, una ragazza. - Signorina, come sta? - Esclamò, sperando che con la correzione del genere, la domanda potesse finalmente ottenere risposta. La donna invece non reagì. Provò allora a scuoterla leggermente: piano, piano, per non farle del male e tentò di scrutarne il viso. Si spostò di lato affinché i fari dell’auto la illuminassero. Colpita dalla luce, la faccia pallida e bagnata si animò e le si schiusero gli occhi. - Bren-nni… sciap-pap… - Gigi Marcante non capì. La sconosciuta attese qualche secondo, quasi stesse raccogliendo le proprie energie residue, e parlò nuovamente con voce flebile ma perfettamente intelligibile: - Prendi le carte... scappa... scappa. - Una bolla di sangue le si formò fra le labbra, si gonfiò per un istante e poi scoppiò imbrattandole il mento. Alzò a fatica la mano destra e gli porse una grossa busta che aveva sfilato dalla tasca del soprabito. Tale gesto sembrò stremarla, il braccio le ricadde a terra e abbassò nuovamente le palpebre sugli occhi colmi di pioggia.

Umberto Matino (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Inizia così il nuovo romanzo di Umberto Matino Tutto è notte nera (Edizioni Biblioteca dell'Immagine), terzo capitolo dell'ideale saga che lo scrittore di origini scledensi dedica alla pedemontana vicentina e ai suoi misteri, dopo il grande successo dei due precedenti La Valle dell`Orco e L`Ultima Anguàna. La storia si svolge nell'autunno 1975, sulle colline attorno a Schio. In una notte di pioggia, in mezzo a cupe colline, un automobilista s'imbatte per caso in un efferato delitto. La vittima è una ragazza sconosciuta che in punto di morte gli consegna una busta piena di antichi documenti. I carabinieri giungono lassù dopo pochi minuti, avvertiti da una telefonata anonima, ma trovano soltanto il suo corpo senza vita: l'involontario testimone si è volatilizzato. Inizia così l'intricata indagine del maresciallo Piconese, che s'indirizza verso una strana comunità insediata sulla cima di un colle. Dopo la fuga, l'ignoto testimone viene identificato dal giovane e impacciato cronista del quotidiano vicentino che s'è ficcato in testa di pubblicare lo scoop della propria vita. I due cominciano una loro indagine partendo dall'enigma rinvenuto fra i documenti della vittima. In aiuto accorrono anche una postina avventizia e il suo strambo fratello e il racconto giallo si tinge ben presto dei colori dell'avventura, in giro per boschi, valli e contrade del Tretto di Schio.

Con un'ambientazione cupa e misteriosa, tra sentieri scoscesi e isolati casolari, scopriamo a poco a poco il mistero dell'antico documento che cela un terribile segreto e che per questo è prezioso e ricercato. Ma chi è la ragazza morta per il solo fatto di esserne in possesso? E che legame aveva con un altro suo coetaneo che di lì a poco viene ritrovato morto in circostanze poco chiare? Chi è il misterioso assassino che si nasconde negli anfratti pedemontani della val Leogra? Che cosa si cela dietro la comunità religiosa situata in quella zona, guidata da uno strano e ambiguo personaggio di origine cimbra? Forse una setta che custodisce inquietanti segreti? Quella narrata da Matino nelle oltre 300 pagine del romanzo (in questi giorni al secondo posto delle vendite dell’intero Nordest, davanti a nomi come Mauro Corona e Giorgio Faletti) - arricchito alla fine da un "glossario per foresti" e da alcune note storiche ben documentate - è una storia tinta di giallo e d`avventura che racconta del pedemonte veneto, dei suoi montanari cimbri e dei parroci "todeschi", mandati al rogo dall`Inquisizione. Mentre si dipana un`incalzante indagine poliziesca, il presente si mescola con il passato e riaffiorano uno dopo l`altro i nomi dei tanti condannati all`oblio dalla Serenissima Repubblica. Con una trama densa e intricata, degna dei migliori romanzi internazionali di genere e che affonda le sue radici nella storia vera dei secoli scorsi, la vicenda è un intrigante mix di passato remoto e recente ed è anche un modo arguto di rileggere dettagli della storia che molti non conoscono.

Nelle note a fine libro si legge che il romanzo, insieme ai due che l’hanno preceduto, compone quella che potrebbe definirsi una trilogia cimbra. Il tratto che unisce i tre libri è l’identico contesto storico e ambientale entro il quale si dipanano le singole vicende. Questo ambito è definito geograficamente dalle valli, dalle colline e dalle montagne dell’alto vicentino e dei Lessini veronesi e possiede una sua suggestiva peculiarità storica e antropologica: la gran parte della gente che abita quei luoghi è di origine tedesca, anzi, per dirla come s’usava un tempo, di origine allemanna o teutonica. Per secoli la popolazione di quelle montagne ha costituito un’isola etnica germanica isolata all’interno di un ambiente antropico maggioritario d’origine latina e specificatamente veneta. Per secoli quei montanari, ruvidi e laboriosi, si sono distinti dalla gente di pianura, altrettanto ruvida e laboriosa, per la propria lingua, per la propria cultura, per il proprio folclore e per un proprio nome: i Cimbri. I primi coloni tedeschi, denominati poi Cimbri, giunsero sull’Alto piano d’Asiago provenienti dalla Baviera intorno alla metà dell’XI secolo; da qui si diffusero verso la Valdastico, la Val Leogra e la Valle dell’Agno fino a raggiungere i monti Lessini nel veronese.

Umberto Matino (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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