Matino, la trama del romanzo è avvincente: ha un riferimento letterario, qualche "maestro" cui si ispira?
"Fra gli autori di genere sono tantissimi quelli che mi piacciono: da Lansdale a Nesser, da Heiniken a Padura Fuentes, a tutti gli italiani, Ammaniti, Carlotto, Baldini, De Cataldo, Wu Ming... Mi piacciono ovviamente anche gli autori di letteratura non gialla, senza particolari preferenze, mi piacciono proprio tutti: per un elenco completo rimando quindi direttamente alla Treccani. Non considero nessuno un mio maestro, forse perché dichiarandomi allievo, o seguace, mi sembra di impennacchiarmi di meriti altrui, di farmi bello all'ombra dei grandi. Durante la scrittura di questo mio terzo romanzo ho, ad esempio, riletto Mark Twain, Stevenson, Verne... ma solo per mio diletto, per capire quanto sono bravi. Più che un autodidatta, mi considero un artigiano che, con pazienza e fatica, crea le proprie opere a mano o con l'utilizzo di semplici attrezzi, la penna un tempo, oggi il computer, non producendo quindi in serie ma dando origine a libri uno differente dall'altro, ognuno con i propri difetti e i propri pregi, ognuno con un proprio specifico carattere".
Anche questo terzo libro è ambientato nella pedemontana vicentina... cosa l'attira di quei luoghi?
"Mi attira il fatto che dietro a una apparenza di normalità, di tranquilla e noiosa vita di provincia, quei luoghi nascondano invece un passato ricco di storie strane ed avvincenti, storie di migrazioni, di boscaioli, di minatori e di abili artigiani tessili; vicende intessute di battaglie, d'invasioni di lanzichenecchi, di combattimenti al seguito d'avventurosi condottieri, si pensi allo scledense Fortebraccio Manfròn, o al bassanese Ezzelino da Romano. Le loro truppe si dicevano formate "dalle feroci genti del pedemonte vicentino", le stesse genti d'origine montanara ed allemanna che via via nei secoli hanno mostrato d'essere non solo un po' feroci, un po' strambi e un po' stranieri, ma sempre e comunque dei grandi lavoratori, delle persone di ingegno sopraffino e di coraggiosa imprenditorialità. Io credo che i luoghi del pedemonte vicentino siano come uno scrigno: dietro ad ogni colle, sotto ad ogni masso, sulle rive di ogni torrente possono d'un tratto sgorgare storie avvincenti e sorprendenti. Bisogna solo saper guardare questi luoghi, basta saper aggiungere alle cronache antiche, un po' di fantasia e un po' di quella allegra pazzia di cui nel Veneto possono menar vanto anche i vicentini magnagati…".
Perché le interessa la cultura cimbra? Cosa rimane oggi di quell'antica cultura?
"La cosiddetta cultura cimbra non è altro che la cultura della nostra gente così come essa si esprimeva nei secoli scorsi e come ancor oggi vive nei caratteri, nella mentalità, nelle tradizioni di tanta parte della popolazione dell'alto vicentino. È soprattutto la cultura del lavoro, permeata di principi rigorosi, calvinisti, che definisce la "continuità" fra il mondo di ieri e quello di oggi, fra quei cimbri montanari, pastori, carpentieri e minatori e i "cimbri d'oggi", cioè i loro discendenti, operai, artigiani, imprenditori. Mi interessa quindi conoscere le condizioni di vita di ieri per capire quelle di oggi: esplorare quali erano i rapporti fra le persone e le loro comunità, ricostruire le proprietà collettive di un tempo, le regole che le reggevano e le modalità d'uso del territorio, dei boschi, dei pascoli, voglio capire il sistema d'insediamento dei centri abitati e conoscere il rapporto con i loro sacerdoti di lingua tedesca e la profondità e le caratteristiche delle loro convinzioni religiose. Ciò che forse m'interessa meno sono proprio gli aspetti folclorici più superficiali, le conte, i proverbi, i filò... su tali aspetti c'è già tantissima gente che si dà da fare per tramandarli ai posteri: io però son convinto che se non si racconta e non si rende patrimonio di tutti la Storia vera della vita, della morte, del lavoro e della fede dei nostri antenati, anche il loro ricordo, la loro lezione di vita ed il loro patrimonio, via via scemerà e non ci sarà nessuna fiaba cimbra capace di farlo rivivere".
Per gli altri due romanzi ha girato in lungo e in largo facendo centinaia di presentazioni... si aspetta lo stesso anche per questo?
"Noi autori di provincia non godiamo di particolari mezzi pubblicitari per farci conoscere e dobbiamo pertanto adattarci ad una promozione "porta a porta". I miei libri inoltre vengono molto letti in paesi e contrade dove non esistono né librerie, né biblioteche ed allora bisogna saperli portare ovunque a dorso di mulo, nell'edicola di paese, dal casolino, nella trattoria. Le tante presentazioni servono per stabilire un rapporto diretto con i lettori e per far loro capire che anche se scrivo libri non sono e non mi sento distante e differente da loro, frequento gli stessi luoghi, conosco le medesime persone, par-lo lo stesso dialetto: con i miei libri racconto contemporaneamente sia la mia che la loro vita".
Molti parlano di trilogia... dobbiamo aspettarci altri libri simili? O per il prossimo cambierà genere e/o ambientazione?
"Con questo romanzo completo una ricognizione sul nostro territorio che ha al proprio centro l'epopea dei coloni cimbri, giunti a farci compagnia dalla lontana Baviera. Non credo però che in un eventuale quarto romanzo abbandonerò il genere giallo per narrare di vicende vicine o lontane nel tempo. Può darsi che mi sposti, che ampli il teatro d'azione, del resto da Pigafetta in poi i vicentini si sono sempre dimostrati dei grandi navigatori di terra e di mare. Il punto di vista principale resterà comunque sempre lo stesso e cioè quello di una piccola contrada, di un paese, del cuore della nostra provincia. Sono infatti convinto che la cosiddetta "provincia" sia la vera ricchezza dell'Italia e che partendo da essa si possa parlare dell'intera nazione ed anzi, perché no, del mondo intero.
Umberto Matino è nato a Schio e oggi vive a lavora a Padova. I suoi libri raccontano la storia minore del Veneto utilizzando la forma letteraria del romanzo giallo e del noir. Nel 2007 ha esordito con La valle dell`Orco, che ha avuto molto successo diventando un long-seller. Nel 2014 è stato pubblicato anche in Germania. La sua seconda opera, il romanzo L`ultima Anguàna (2011), ha vinto il premio Giallo Limone Piemonte ed è stato finalista al Premio Cortina. Questo terzo romanzo, Tutto è notte nera, è stato pubblicato a giugno 2015.
nr. 28 anno XX del 18 luglio 2015