NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Ma la musica è ancora…classica?

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Festival Internazionale di Musica Contemporanea

Quando si parla di musica classica si dice sempre di quanto i grandi come Mozart, Beethoven, Vivaldi, Stravinsky, Tchaikovsky ecc influenzino ancora oggi sia il pop che il rock che il folk. Non si parla quasi mai di musica classica contemporanea. Un successo di questi giorni è il brano “Freedom”di Pharrell Williams, dove lui usa una struttura molto ripetitiva, possibilmente riconducibile a una forma musicale minimalista. Qual è il processo per cui una forma d’arte che sembra riservata a pochissimi, nel momento in cui viene decontestualizzata e riproposta, riesce addirittura ad attecchire presso un pubblico vastissimo che quasi certamente ha pochissima o nessuna esperienza della forma originaria? La canzone di Williams che sembra minimalista fa milioni di visualizzazioni e chi l’ascolta, la musica minimalista magari non l’ha mai sentita.

“Credo che il principio della musica minimalista sia iterativo ed accumulativo, è il principio alla base dell’apprendimento. Noi apprendiamo per accumulazione di esperienze analoghe: quando giocavamo da bambini ci piaceva ripetere lo stesso gioco o la stessa filastrocca. Il ripetere è la prima forma di conoscenza, di strutturazione che noi apprendiamo e questo non mi stupisce assolutamente. Ecco perché c’è un istinto primordiale nel minimalismo: è lo specchio di un reticolo di apprendimento che è appartenuto all’uomo fin dalle sue origini e che tuttora appartiene; questa iterazione e accumulazione di materiale che porta a situazioni quasi di ipnosi dove la percezione dell’oggetto si perde per avere una percezione globale dell’atmosfera che l’oggetto in sé ha ripetuto e creato".

Le tarante?

“La taranta è una sorta di mantra. Poi io sono di Lecce, a Melpignano ci sono sempre andato fin da quando è cominciato il festival ".

Uno dei campi dello spettacolo in cui la musica si esprime con efficacia è la musica da film. Spesso i registi scelgono delle canzoni per i loro film e quasi sempre una canzone ben riuscita fa la vera fortuna del film diventando più famosa della pellicola. Questa modalità di composizione per i film influenza gli artisti di classica contemporanea o invece attinge dal mondo accademico contemporaneo?

kubrick_e_tom_cruise (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Anche lì, essendoci tanti stili, non saprei dire quale possa essere considerata l’accademia. Del contemporaneo, però, devo dire una cosa: la musica da film si deve piegare alle esigenze dell’immagine. Può essere certamente originale poi dopo, però, deve seguire il regista che segue il montaggio,devono tagliare, riallungare. È una creatività sotto tutela. Così come i registi hanno scelto musiche da un repertorio rock, jazz, popular o etnico, hanno scelto anche della musica contemporanea. Penso a Stanley Kubrick".

Eh beh, Ligeti.

“Sì, tanti pezzi suoi: “Adventure”, “Nouvelle adventure”, anche il “Requiem”, fantastico; anche in “Eyes wide shut” usa un pezzo che si chiama “Musica ricercata”, una serie di pezzi per pianoforte con una nota, uno solo con due note, in tutti i registri, uno con 3, uno con 4: nella famosa passeggiata notturna del protagonista, quello con due note in tutti i registri, è bellissimo quel passaggio, l’ho fatto ascoltare durante l’incontro coi docenti che hanno portato e porteranno i ragazzi delle scuole ad ascoltare i nostri concerti".

Lei ha scritto molta musica e alcuni brani sono dei notturni o brani ispirati alla natura. In cosa differisce la musica a programma contemporanea da quella dei secoli passati?

“Io ho scritto due notturni con figura per pianoforte ed elettronica semplicemente, in questo caso, per indicare un’atmosfera perché è un pezzo che si basa su andamenti estremamente lenti e su atmosfere che richiamano una dimensione notturna. La figura è il pianoforte che in mezzo ha una sistema quadrifonico frontale, come se fosse una specie di cornice che inquadra il pianoforte e da questi altoparlanti esce fuori l’elaborazione del suono del pianoforte in real time. La musica a programma ce ne sarà sicuramente ma adesso non è un filone frequentato perché le sollecitazioni maggiori, oggi, i compositori le prendono da altre dimensioni di tipo narrativo. La musica a programma appartiene proprio a un periodo particolare".

700-‘800.

“Si".

 

nr. 36 anno XX del 10 ottobre 2015



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