NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Ma la musica è ancora…classica?

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Festival Internazionale di Musica Contemporanea

Però non sono massificate.

“No, sicuramente non se ne fa una massificazione ma io penso che l’arte comunque non abbia bisogno di fare riferimento esplicito alle situazioni sociali conflittuali: un artista è impegnato nel momento in cui non ubbidisce a logiche esterne ma interne, e decide di essere se stesso e nello steso tempo accettato o meno dalla sua contemporaneità. Questo è l’atteggiamento più onesto che un artista può avere".

Il giudizio di una performance di danza, teatro o concerto rock è molto speso condizionato dalla valutazione personale, dall’emozione. Molti artisti preferiscono questo tipo di giudizio a uno più oggettivo. La classica contemporanea è una musica molto intellettuale: nell’arte “colta”, per farci coinvolgere, dobbiamo conoscere almeno alcuni elementi. Esistono emozioni “colte” ed emozioni più “dozzinali”?

“Non la metterei così: non esiste un pubblico ma i pubblici, per cui dire “il pubblico” non è giusto nei confronti del pubblico. Quando uno mi chiede se mi è piaciuto quel concerto pop, posso dire di no ma non perché era pop ma perché quel cantautore non mi interessava, posso dire che magari mi piaceva quel concerto rock. Il pubblico non è uno solo, coltiva i suoi interessi dai quali può approfondire la conoscenza di ciò che va ad ascoltare, pubblici diversi che si emozionano per ragioni diverse. La ragione viscerale non è esclusa nella musica contemporanea, anzi, ma devo dire che ragioni diciamo più astratte, nobili, formali o di ricerca sono anche esse elementi per apprezzare più o meno un’opera. La ricerca non è mai fine a se stessa, perlomeno per me: posso ammettere che ci sia qualche artista, non solo nella musica, che sia portato a fare ricerca per il gusto di vedere fin dove arriva con questa sperimentazione e questo è bello perché indica curiosità di approfondire il suo campo ma, personalmente, come compositore, mi metto a cercare non solo ma soprattutto, laddove vedo che gli strumenti che ho forse necessiterebbero di un affinamento o ampliamento ulteriori per esprimere un’idea che mi è venuta e con quegli strumenti ( anche concettuali, tecnici ed artigianali) forse non riuscirei ad esprimere e quindi faccio ricerca, affino i miei tools".

In conferenza stampa raccontava di confrontarsi spesso con musicisti di altre discipline: un dj famoso le diceva di non essere più interessato alla pulsazione ma al timbro. Dopo la consolidata esperienza con il rock e il metal, qualche anno fa le orchestre hanno cominciato a esplorare il mondo della dance e collaborare con produttori e dj famosi. Il successo dei 2cellos, David Garrett, le Scala, Lettice Rowbothan, che sembrano tutti usciti da riviste di moda, si sta verificando un cambiamento profondo soprattutto nella ricezione del pubblico tanto da creare un marketing che viene trainato dal nome: Lang Lang ora lancia il profumo o la Netrebko con la pubblicità dei prodotti per capelli. È sintomo che ci sono delle nuove strategie di esposizione e si sta creando domanda tramite l’offerta oppure è il pubblico che davvero sta cambiando?

“Non credo proprio, credo la prima. Penso che si stia creando, come è sempre stato, una domanda attraverso un’offerta che vuole sembrare non dozzinale o quasi volgare ma più raffinata, per cui se tu lo compri sei uno che te ne intendi, il tuo target è raffinato, quindi ti illudi".

Fanno leva sul senso di appartenenza.

“Assolutamente si, non credo di sbagliarmi perché poi il successo di queste operazioni si valuta sempre da quanto rendono".

E i dj sono musicisti?

“Dipende da quali. Uno come Ryo Murakami o Kalkbrenner sicuramente si. Poi ci sono eccellenti compilatori con un buon buzzo, un buon istinto, un po’come nel jazz: ci sono onestissimi professionisti e ci sono dei geni. Non è il genere che qualifica la possibilità di esistenza di un genio o di una persona di rilevanza".

Si pensa sempre che il musicista sia qualcuno che almeno sa leggere la musica.

“Sì però ci sono gruppi etnici orientali e mediorientali che fanno cose strabilianti, percussioni, corde pizzicate o quant’altro, avendo nozioni estremamente basilari ed avendo appreso quelli che sanno attraverso tradizione orale, trasmettendo quello che riescono a sviluppare sempre per tradizione orale".

d (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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