NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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I Colli Berici, o Berg alla tedesca

Il nome dei “nostri” colli deriva dalla lingua germanica, a questo patrimonio naturale è dedicato un volume di 360 pagine, scritto da Reginaldo Dal Lago e Alberto Girardi

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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I Colli Berici

Alzi la mano - e senza barare - chi sapeva che il termine Berici deriva dal tedesco Berg (montagna). È proprio da questa semplice considerazione che si dipana il percorso descritto dai vicentini Reginaldo Dal Lago e Alberto Girardi, autori del nuovissimo e pregiato volume I Colli Berici (Cierre edizioni), per descrivere storia, caratteristiche e curiosità dei rinomati colli vicentini che si trovano nella parte meridionale della nostra provincia.

I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) Con i contributi di Ilaria Chilesotti, Mattea Gazzola e Giovanna Grossato il libro - oltre 360 pagine arricchite da splendide immagini a colori e foto storiche in bianco e nero - si apre con la prima delle tre parti - Nel ventre della terra - cui fanno seguito le altre due: Sulla schiena dei monti e Nell'occhio dell'uomo. L’altopiano dei Berici, alle porte di Vicenza eppure già lontano dagli spazi compressi e caotici della città, è uno degli angoli d’Italia con la più grande varietà di sfondi naturali. Su questa base multiforme si è svolta per millenni l’attività dell’uomo: le colline beriche sono state percorse, lavorate, fertilizzate dalla fatica di tante comunità. Ma a scene dove campeggia il travaglio del vivere, se ne affiancano altre di segno completamente opposto, che sembrano discendere da un mondo ideale e ruotano intorno alle magnifiche ville palladiane. L’uomo, nel plasmare il paesaggio a immagine delle proprie necessità, dei propri piaceri e dei propri ideali, lo ha al tempo stesso anche studiato attraverso scienza e storiografia, lo ha interpretato nei riti e nei culti pagani e cristiani, nelle pratiche di vita, nelle credenze, nelle leggende. Lo ha rappresentato nelle mappe e nella pittura, lo ha raccontato nei romanzi e nella poesia. Di questa complessità tematica rende conto il volume di due studiosi, lo storico Reginaldo Dal Lago e il naturalista Alberto Girardi profondamente radicati nel territorio, capaci di alternare con la stessa freschezza di stile l’analisi di trasformazioni epocali e il resoconto di mille dettagli gustosi.

I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)A nord di Vicenza ci stavano le montagne, a sud i monti - si legge nell'introduzione dei due autori - . I Latini chiamavano le montagne Alpes, i Longobardi chiamavano i monti Berg. Le prime diventarono tout court da Alpes “Alpi”, i secondi da Berg “Berici”. L’uso quotidiano della lingua smarrì nei secoli la cognizione della derivazione dei due toponimi e le vicende della Storia modificarono la percezione dell’oggetto denominato. Per i Berici si assistette a un fenomeno curioso: per un lungo tempo si perse pure la consapevolezza che costituissero nel loro insieme un unicum geografico. La prima e, a quel che ci risulta, l’ultima volta che vennero percepiti come un complesso a sé stante fu nel 1084 quando l’imperatore Enrico IV donò al vescovo di Vicenza tutti i Monti Berici così come girano attorno. Fu anche la prima e l’ultima volta che essi furono compresi in un’unica amministrazione. Dopo un paio di secoli ogni comune se ne prese una porzione e la storia dei Berici corse sui binari di una ventina di comuni e parrocchie che vi si formarono. Uno degli intendimenti del nostro lavoro è recuperare e ricostruire una visione unitaria dei Berici, sottolineandone gli aspetti, i tratti e le vicende comuni. Nell’esposizione abbiamo perciò preferito non seguire un ordine puramente cronologico, ma raggruppare gli argomenti in tre sezioni che seguono altrettanti aspetti della realtà berica. Nella prima sezione, Nel ventre della terra, discorriamo di ciò che è avvenuto dentro i monti, dalla loro composizione geologica alla peculiare loro natura carsica che ha favorito la frequentazione in grotta dell’uomo non solo nella preistoria ma, in forme e modi talvolta impensabili, fino alla metà del secolo scorso. La seconda parte, Sulla schiena dei monti, racconta a grandi linee la vita dell’uomo che egli ha usato, modificato e organizzato secondo le sue necessità, la sua intelligenza, la sua laboriosità. Il risultato è davanti ai nostri occhi: è il paesaggio che noi tutti ammiriamo. Con una precisazione però: il paesaggio non è tanto ciò che esiste e si presta al nostro sguardo, quanto ciò che il nostro occhio percepisce, ciò che la cultura, la tradizione, le esperienze e i sentimenti ci inducono a vedere. Il paesaggio non è qualcosa di dato, ma di costruito all’interno del nostro occhio, del nostro animo. A come sono stati percepiti e vissuti i Berici nel passato dagli scrittori, dai pittori e cartografi, dagli architetti, ma anche dalla gente comune, abbiamo dedicato l’ultima parte del volume, Nell’occhio dell’uomo.

I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)I Colli Berici sorgono a sud della città di Vicenza, che con le ultime sue propaggini urbanizzate si arrampica sul rilievo fino a Monte Berico o poco oltre - scrive Girardi nel capitolo Origine e composizione dei monti - . I colli, nel loro complesso, presentano in pianta una forma vagamente simile a un parallelogramma, con l’asse maggiore che, orientato in direzione nordest-sudovest, si allunga nella pianura per circa 24 chilometri, mentre quello minore è di poco inferiore alla metà dell’altro. Più in dettaglio, i Berici mostrano un contorno alquanto frastagliato verso settentrione in corrispondenza delle Valli di Sant’Agostino e più compatto invece a sud. Due profonde incisioni poi a livello di pianura, la Val Liona e le Valli di Fimon, penetrano in profondità nel rilievo fin quasi a congiungersi nel cuore dei colli; si può allora immaginare che questi possano essere suddivisi in due porzioni principali, seguendo una linea ideale che da Bocca d’Ansiesa asseconda l’asse centrale della Val Liona, individuando di conseguenza una zona occidentale caratterizzata da quote modeste e da morfologie tenui, con ondulazioni che vanno a raccordarsi dolcemente con la pianura verso sudovest; e una zona orientale, che si presenta come un altopiano più elevato, con singole quote che superano spesso e agevolmente i 400 metri (il Monte Lungo nei pressi di San Giovanni in Monte rappresenta la massima elevazione dei Berici, 445 metri) e con versanti più ripidi, che sul margine estremo verso est, da Costozza a San Donato di Villaga, raggiungono quasi la verticalità. Alla periferia del rilievo principale sorgono poi dalla pianura alcune modeste collinette, a cominciare da quella di Altavilla Vicentina a nord, proseguendo poi con quella di Monticello di Fara a ovest in comune di Sarego o quelle di Montegalda a est, per finire verso sudest con quelle di Albettone e di Lovertino, quest’ultima però già appartenente al dominio euganeo.

Per comprendere l’origine dei Colli Berici è necessario compiere un salto nel passato, un lungo viaggio nello spazio e nel tempo e andare con la mente a un momento della storia della Terra risalente a circa 60-70 milioni di anni fa e a un ambiente caratterizzato da un mare alquanto profondo, situato per di più a una latitudine assai diversa da quella dell’attuale rilievo collinare, molto simile alla zona caraibica di oggi, fra il tropico del Cancro e l’equatore. Sui fondali di quel mare, come testimonianza di un ambiente pelagico abbastanza profondo e uniforme, si deposero delle sabbie che diedero poi origine a calcari micritici a stratificazione scagliosa e di colore variabile dal bianco-rosa al rosso mattone, che oggi rappresentano la formazione più antica dei Berici, almeno quella che affiora e che si rende visibile alla base del rilievo e in un tratto limitato dei versanti orientali compresi tra Nanto e Sossano.

In occasione della presentazione del libro avvenuta nei giorni scorsi al Museo Naturalistico di Vicenza, abbiamo incontrato Reginaldo Dal Lago.

I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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