NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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I Colli Berici, o Berg alla tedesca

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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I Colli Berici

Cosa vi ha spinto a scrivere un volume così ampio sui Colli Berici?
I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"La costatazione che mancava un libro che parlasse dei Colli Berici nel loro insieme, con le loro particolarità geo-morfologiche e, per certi aspetti, sociali e culturali, in senso ampio del termine. Negli ultimi anni quasi tutti i paesi hanno avuto l’opportunità di essere raccontati nel loro particolare, soprattutto nell’evoluzione della loro storia ecclesiastica e di comunità, ma non ci risulta che altrettanto interesse sia stato volto ad approfondire quei fenomeni che li hanno coinvolti come Colli Berici. Mi riferisco, ad esempio, al fenomeno dell’incastellamento nel Basso Medioevo; alla trasformazione dell’economia da silvo-pastorale ad agricola nell’età moderna; alle bonifiche operate nel Cinque-Seicento dai Consorzi di bonifica, ecc. Con questo volume volevamo tracciare un quadro d’insieme di questi e di altri temi, senza pretese di esaustività, anche perché invece di 356 pagine ce ne sarebbero volute molte di più".

I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il libro è ricco di splendide immagini. Crede che oggi sia fondamentale la sezione fotografica per il successo di un libro?
"È innegabile che le immagini sono splendide, e le prime reazioni dei lettori che ci hanno contattato, lo confermano. Ciò detto, ci verrebbe da dire che altri tipi di libri possono avere e hanno avuto successo anche senza apparato iconografico. Per questo libro, che rientra in una collana prestigiosa curata dalla casa editrice CIERRE, volta a divulgare le bellezze del territorio veneto, ciò certamente non sarebbe avvenuto. L’importante è che il lettore, una volta gustatosi le immagini, venga incuriosito anche dai testi che, volendo fare il Cicero pro domo sua, speriamo non patiscano troppo il confronto con le fotografie. Ricordiamo che l’editore ha avuto l’attenzione di scegliere le oltre 250 immagine tra più di 7.000 proprio con il criterio che esse accompagnassero, commentassero e, in alcuni casi, approfondissero quanto veniva narrato. A questo aiuta no le didascalie, a volte anche di una certa consistenza".

Il Basso Vicentino è stato per molto tempo considerato una zona poco attraente, in realtà è ricca di tesori.
"Il Basso Vicentino, che ora non a caso si preferisce chiamare Area Berica, per evitare una certa connotazione di zona depressa, non ha certo nulla da invidiare ad altri ambienti veneti o italiani. Però c’è un però".

Si riferisce al fatto che l'area debba essere conosciuta meglio e rilanciata dal punto di vista turistico?
I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Certo che devono essere conosciuti meglio. Però quando si dice questo, bisogna intenderci. Non si tratta di farli conoscere, cosa che si sente dire spesso, ma prima di tutto di conoscerli, studiarli, viverci dentro. Da qui viene l’apprezzamento, l’interesse, la curiosità. Tante pubblicazioni, soprattutto ultimamente, tendono a mostrarli: noi pensiamo che per mostrarli per quello che sono bisogna conoscerli profondamente. E poi mi si permetta uno sfogo personale: non è propagandando le solite specialità culinarie, a cui ora si è avuta l’infausta idea di dedicare tutte le sagre patronali, che si rilancia il turismo. Oggidì, per quel poco che me ne intendo, si mangia bene un po’ dappertutto. Che fa la differenza è l’ambiente, le forme di accoglienza, il clima culturale che si respira. Oltre a curare la cucina, ci sarebbe bisogno di curare il territorio, risistemare i terrazzamenti di collina, ricomporre le masiere, coltivare i boschi, curare le piante, rilanciare i frutteti, oltre che i vitigni e gli uliveti, recuperando specie tradizionali in via d’estinzione. Non si tratta di dare la patina per nascondere brutture. Si tratta di non aver paura del bello, che spesso si teme vada a discapito dell’economico. I nostri padri, per necessità, nel loro lavoro mettevano certamente al primo posto la resa, il rendimento: dovevano pur mangiare. Ma avevano quel gusto per le cose fatte bene, per il bello. Il bello veniva loro spontaneamente, perché avevano una certa sensibilità, una certa cultura. E poi costruivano con l’idea che la cosa dovesse durare a lungo. Questa sarebbe interessante riscoprire e far rinascere, non nelle forme del passato, su cui tanto si è equivocato scambiando il rustico per unica forma di bello, ma reinventandolo".

Cosa consiglia ad un turista che voglia visitare la zona? Quali luoghi sono da vedere più di altri?
"Al turista direi di non essere pigro, di non accontentarsi di visitare ville e chiese, neppure solamente i luoghi di interesse archeologico, o i soli squarci suggeriti dalle guide. Direi di andare alla scoperta, di inoltrarsi nei boschi, ascoltare i rumori e i silenzi, incontrare gli animali, mangiarsi qualche frutto selvatico, ripassarsi i nomi delle piante, sedersi, chiacchierare con chi ti accompagna. Quali luoghi vedere in particolare? I Colli Berici!".

 

nr. 37 anno XX del 17 ottobre 2015

I Colli Berici (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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