NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Non farsi multare è il vero miracolo

A Villa Guiccioli singolare quanto silenziosa battaglia tra i seguaci del veggente di turno e le istituzioni: introdotto di straforo materiale vario consistente in panchine, un altare e altro ancora, il gruppo si è visto consegnare dai vigili l’intimazione di sgombero ed ha obbedito - La sorveglianza del parco è sufficiente? E c’è Il precedente della “invasione” dei parà americani - L’assessore Rotondi: “Nessun problema di sicurezza, ma saremo presenti costantemente”

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Non farsi multare è il vero miracolo

(g. ar.)- Messaggi vergati su pergamene antiche, appuntamenti che non saltano mai la domenica e il giorno 7 di ogni mese l’apparizione nel bosco di Villa Guiccioli: tutte sommate queste schegge identificative formano un report che richiama a Monte Berico, poche centinaia di metri dalla Basilica che ricorda l’apparizione originale, un bel numero di persone, tutte convinte che la mediazione della nuova veggente assicuri un contatto con la divinità. Ci sarebbe ben poco da aggiungere, praticamente niente -esattamente alla maniera della Diocesi di Vicenza che non ha mosso foglia ed ha ignorato tutto non avallando una virgola dei racconti che escono dal parco di Villa Guiccioli- se in realtà quanto sta accadendo da quelle parti da almeno un paio di anni a questa parte non smuovesse altre considerazioni molto più terrestri e assolutamente non visionarie: attorno al Museo del Risorgimento, patrimonio tra i patrimoni della città, è avvenuto a più riprese che un gruppo sempre più numeroso di persone effettuasse una vera e propria occupazione di suolo pubblico trasportando sul luogo panche, un altare e altro ancora e così facendo contravvenisse chiaramente ai regolamenti comunali che non prevedono in proposito alcunché. Il fatto meno edificante è probabilmente legato alle dichiarazioni di primo impatto che alcune delle persone presenti attorno alla sedicente veggente hanno presentato al personale di sorveglianza: “Abbiamo il permesso del sindaco e dei vigili”. Il che non era ovviamente vero, tanto che, coinvolti nella vicenda, gli stessi agenti della Polizia Municipale hanno presentato una regolare intimazione di sgombro a cui il gruppo non ha potuto non ottemperare. Il che non toglie che l’appuntamento nel parco non sia assolutamente passato di moda perché ovviamente qualsiasi cittadino può andarsene a fare due passi e sostare da quelle parti senza per questo dover temere contravvenzioni: basta non ripetere l’errore dell’abbondante materiale introdotto quella prima volta e poi trasferito non si sa dove. Il miracolo insomma è non mettersi nella condizione di farsi multare…

Non farsi multare è il vero miracolo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)SICUREZZA E NERVI SCOPERTI- Sembra abbastanza scontato che tutto questo discorso non possa non essere riportato, sia pure in sedicesimi, nel quadro più generale e sempre problematico della sicurezza in città, come viene mantenuta, effettuata e seguendo quali strategie. Come dire che quando si verifica qualcosa di non usuale, pure di poco conto come nel caso delle “apparizioni” a Villa Guiccioli, ad essere interessata è una sensibilità che si è particolarmente sviluppata in relazione alla crescente sensazione che la sicurezza dei cittadini di Vicenza non sia poi così scontata. Si tratta insomma di un nervo scoperto che comincia a dolere ogni volta che si affronta lo stesso argomento fino al punto di perdere di vista le proporzioni vere di un fatto associato ad un certo luogo per confrontarlo in termini non proporzionati ad altri fatti, in altri luoghi e di gravità decisamente superiore. Fuori di dubbio infatti che nella mappa dei luoghi più sensibili alla questione della sicurezza il parco di Villa Guiccioli non si trovi al primo posto e non tanto per la qualità degli episodi che vi si verificano, decisamente in tono minore rispetto alle zone cittadine che preoccupano di più, quanto per la distanza dal centro. Le pattuglie di Polizia e Carabinieri svolgono una sorveglianza di una certa continuità in città dove si sa che i pericoli sono sempre frequenti: Campo Marzo, Parco Querini e tutte le zone adiacenti sono note per le attività di spaccio quando non si distinguono per fatti di sangue, rapine, agguati, ecc. Ma a Monte Berico crediamo che un passaggio delle autopattuglie sia abbastanza raro e che lo sia ancora di più a Villa Guiccioli visto che tra l’altro, passato l’orario di apertura del Museo del Risorgimento, il parco diventa un luogo effettivamente chiuso, con un perimetro definito e recintato. L’altro dato importante è inoltre fornito dalle dimensioni del parco che si affaccia su tre lati del colle verso il basso ed è davvero difficile da sorvegliare per intero e con la speranza di un certo successo. Si può dare per scontato che chiunque e in qualunque momento del giorno e della notte possa introdursi e fare quel che gli pare, eccezion fatta per l’edificio del Museo la cui sorveglianza è affidata ad una cooperativa. In queste condizioni diventa più che facile organizzare incontri e pic-nic del tipo di cui si sta parlando in questi giorni senza che in realtà ci si accorga di niente al punto da creare un minimo di allerta a cui far seguire un intervento delle istituzioni nel caso i fatti siano in netto contrasto con i regolamenti dettati dal Comune di Vicenza.

L’INVASIONE DEI PARA’ AMERICANI- Era un training fisico/militare di primissimo mattino: un paio di anni fa si ebbe un assaggio di che cosa si poteva fare impunemente a Villa Guiccioli quando un nutrito gruppo di paracadutisti statunitensi in piena esercitazione atletica si fece notare perché abbatté dal lato della Valletta del Silenzio un cancelletto che impediva l’accesso al parco. I giovani e vigorosi militari scardinarono il cancello e danneggiarono in parte la recinzione da quella parte per poter attraversare il parco e uscire dall’ingresso principale tornando poi alla Ederle. L’episodio fece un certo scalpore, addirittura indignò per come era accaduto e con quali conseguenze. La protesta fu abbastanza vigorosa, tanto che il comando americano presentò le sue scuse e la cosa ovviamente finì lì. La peraltro modesta “invasione” dei parà mise però il dito su un problema più che reale e cioè l’assenza di una visione di assieme della sicurezza nel parco, che si ripresenta pari pari oggi alla luce delle cosiddette apparizioni. Il vero problema insomma è la sorveglianza del parco estesa a qualcosa di più dell’edificio del Museo e dell’importante patrimonio che conserva. Evidentemente un vigilante che può provvedere abbondantemente a fare la guardia al Museo non può certo avere l’onere di andare a vedere un minuto dopo l’altro che cosa succede in tutta l’area. Ed è proprio questo il punto di partenza da cui bisogna riprendere tutto il ragionamento ora che dopo i parà ci sono altri episodi di una certa entità a cui dare una misura e nella previsione abbastanza facile da fare che ne seguano altri della più varia matrice ed origine. Oltre che Campo Marzo, Parco Querini, gli incroci tra San Felice e le vie Milano, Firenze e Torino, oltre San Lazzaro e San Pio X, centro forte nella storia della cronaca nera cittadina, bisognerà che si studi qualcosa di efficace anche per Monte Berico.



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