NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Il meteo "pazzo" sconvolge l'autunno

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Il meteo "pazzo" sconvolge l'autunno

Andrea Todescato, direttore del Servizio igiene e sanità pubblica dell'Ulss n°6. «Nessuna correlazione con il meteo, sconsigliamo di rinviare la data del vaccino»

È scattata proprio in questi giorni, in tutto il Veneto, con la distribuzione di circa 800 mila dosi, la campagna vaccinale antinfluenzale per la stagione 2015-2016, che congloba ovviamente anche la provincia di Vicenza e le Ulss distribuite nella provincia berica. Attualmente sono disponibili vaccini antinfluenzali trivalenti che contengono 2 virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e un virus di tipo B, e un vaccino quadrivalente che contiene 2 virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e 2 virus di tipo B. Da lunedì 16 novembre la campagna di informazione, voluta dalla Regione Veneto, che gestisce il servizio sanitario, sarà supportata dall’affissione di manifesti e messaggi radiofonici che invitano la popolazione a rivolgersi al proprio medico, al pediatra o ai servizi vaccinali della propria azienda Ulss per la vaccinazione antinfluenzale. Secondo le indicazioni ministeriali, l’obiettivo è quello di vaccinare almeno il 75% delle persone che, per età o per la presenza di patologie di base, sono esposte a un maggior rischio di complicanze in caso di influenza. In Veneto, nell’ultima stagione, solo il 54% degli ultra-sessantacinquenni si è vaccinato.

Il meteo "pazzo" sconvolge l'autunno (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ma come possono influire le condizioni meteo di queste settimane con la decisione di vaccinarsi o al limite con la scelta della data? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Todescato, direttore del Servizio igiene e sanità pubblica dell'Azienda Ulss n° 6 di Vicenza.

«Non deve esserci nessuna correlazione tra le due cose - assicura il dottor Todescato - visto che il meteo non deve influire. Vivere questi giorni particolarmente miti, anche se poi di sera e di notte fa freddo, non deve indurre a posticipare il vaccino, che invece deve essere fatto nell'arco di 3-4 settimane proprio per anticipare il rischio nel periodo dell'epidemia. C'è anche da considerare che tutti i vaccini hanno mediamente una risposta immunitaria compresa nell'arco di 15-20 giorni, quindi si rischia, magari con l'arrivo del freddo intenso e repentino di trovarsi poi in difficoltà».

«Decidere di posticipare il vaccino finché non arriva il freddo - conclude il dottor Todescato - è un pensiero che può avere una qualche logica, ma dal punto di vista medico e scientifico è assolutamente sbagliato. Quindi noi consigliamo ogni anno di vaccinarsi nel periodo consigliato, indipendentemente dalle condizioni meteo. Che a loro volta non influiscono assolutamente sull'arrivo dei picchi dell'influenza».

 

Walter Stefani, storico e scrittore: «Ricordo quanto la neve cadeva a novembre e restava ai lati della strada sino a marzo. E quanto freddo nel "periodo dei morti"...»

Chi può fare un confronto con il passato, riferito ai mesi di novembre antichi, è Walter Stefani, 92 anni portati splendidamente, giornalista e scrittore, ma soprattutto storico. «Dei novembre del passato ricordo diverse nevicate, anche abbondanti, al punto che in alcuni anni la neve che veniva spalata e ammucchiata ai bordi della strada rimaneva sino a marzo. Ciò accadeva in diverse vie cittadine, anche in corso Fogazzaro, dove sotto i portici c'erano diverse osterie ma anche, proprio a novembre, numerosi ambulanti che cucinavano e vendevano le caldarroste. Locali molto frequentati durante l'inverno perché le case non erano riscaldate e quindi ci si rifugiava per l'appunto nelle osterie, che rimanevano affollate sino ad oltre la mezzanotte: basti pensare che di questi locali, tra le due guerre, ce n'erano almeno 200 nel centro di Vicenza. Un periodo che io amo chiamare gli anni ruggenti...»

Il meteo "pazzo" sconvolge l'autunno (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ma ci sono altri ricordi di Walter Stefani legati al mese di novembre, che sono diametralmente opposti rispetto al tepore di questi giorni. «Se penso al cosiddetto "periodo dei morti", quello dei primi giorni di novembre, non posso dimenticare il gelo in diverse annate. Ricordo in particolare il freddo intenso che si pativa all'interno delle chiese, a loro volta non riscaldate, durante le celebrazioni in ricordo dei defunti. In questo periodo, quasi sempre, si indossavano già i cappotti, in molti casi così pesanti che quanto tornavi a casa avevi quasi le spalle indolenzite. Poi ovviamente nella seconda metà di novembre e a dicembre nevicava ulteriormente e faceva ancora più freddo, al punto che le fontanelle dove si prendeva l'acqua si ghiacciavano».

Poi Walter Stefani regala un'altra "perla" di storia del passato. «I più poveri ma anche coloro che non avevano possibilità economiche - conclude lo storico vicentino - erano soliti impegnare il paltò o il cappotto al Monte di Pietà tra marzo e aprile, per poi tornare a ricomprarlo, se la stagione era andata bene, in autunno. E così, magari entrando in osteria tra ottobre e novembre, qualcuno era solito dire ad alta voce: "Toni o Mario, lo ghetò tirà su?", riferendosi per l'appunto al capo pesante ricomprato al Monte di Pietà. In più di qualche occasione succedeva che qualche famiglia benestante, ad esempio i conti Valmarana, pagavano di tasca loro, garantendo a queste persone povere di tornare in possesso del capo pesante, necessario per ripararsi durante i lunghi e gelidi inverni».



nr. 41 anno XX del 14 novembre 2015

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