NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Cacciate il piccione, il falco non ce la fa più

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Cacciate il piccione, il falco non ce la fa più

Cacciate il piccione, il falco non ce la fa più (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)UNO SPARVIERE IN TRIBUNALE- È successo a Bassano, in tribunale. Una mattina è arrivato uno sparviere che si è infilato in una finestra aperta ed ha provocato il diavolo a quattro dato che dopo essere entrato non ha più trovato la strada per l’uscita. Il racconto è di Stefano Scanagatta che con Michela Chesini dirige a Marostica l’associazione della falconeria, sedici rapaci ed una attività di supporto, soccorso e recupero che si allunga praticamente per tutto l’anno: “Questo dello sparviere è uno di quei casi che dimostrano come i rapaci selvatici siano molto spesso presenti anche nelle città. Una volta che sono riuscito a calmarlo e l’ho recuperato rimettendolo in libertà se n’è volato via verso l’altopiano di Asiago. I rapaci selvatici non vivono stabilmente in città, ma sicuramente si fermano quando c’è qualcosa che li attira e ancora più spesso capita che trovino da mangiare. Il che vale anche per Vicenza e per i piccioni che sicuramente sono una preda ricercata dai rapaci. Il ragionamento è diverso quando si parla di utilizzare i rapaci addestrati per la cattura dei piccioni. Le condizioni oggettive da considerare sono molte e l’elenco comincia con il misurare l’area che si vuole sorvegliare e bonificare. A Vicenza credo che facessero due interventi a settimana su quattro piazze. Non serve a niente perché è un lavoro che richiede invece continuità quotidiana per almeno cinque o sei mesi, appostamenti costanti, prudenza nell’andarsi a piazzare in luoghi che i piccioni non ritengano prevedibili. Si ha a che fare con uccelli molto furbi in grado di mettere in difficoltà qualsiasi cacciatore, anche il più abile dei falchi. Capiscono subito che cosa fare dopo la prima sorpresa e prendono le contromisure: se si agisce secondo un programma di appostamenti troppo vicini l’uno all’altro o troppo scontati i piccioni spariscono, dove li aspetti non ci vanno più. È la sorpresa che può funzionare ogni volta. Soltanto dopo una lunga sperimentazione ci si accorge che il numero diminuisce, soltanto allora, si può passare ad una frequenza diversa. In caso contrario non si risolve il problema”.

MULTATO IL COMUNE DI JESOLO- Le misure e le contromisure che le varie amministrazioni adottano a seconda del grado di emergenza in cui si trovano sono molto varie. Tra li metodi suggeriti e da qualcuno anche attuati c’è ad esempio il ricorso agli anticoncezionali. Anche in questo caso ci sono due tesi nettamente distaccate. Fanno bene o fanno male? E quali conseguenze possono provocare sull’altra fauna, sempre che non ci vada di mezzo anche l’uomo? La notizia della multa al Comune di Jesolo ce la fornisce Stefano Scanagatta: “È un modo pericoloso per cercare di risolvere il problema della moltiplicazione dei piccioni difatti è stata la Forestale ad intervenire multando il Comune di Jesolo che aveva adottato questo sistema pensando che fosse il migliore. Il fatto è che il mangime mischiato agli anticoncezionali può trascinarsi dietro conseguenze non positive. Se da una parte riesce a limitare le nascite dall’altra espone a rischio gli altri animali che possono riceverne un danno notevole. Come gli altri uccelli, ad esempio, o i cani e i gatti, o anche l’uomo: le sostanze utilizzate non dovrebbero essere neppure toccate, ma se sono esposte alla portata di tutti è chiaro che non toccarle diventa quasi impossibile e quindi si possono trasmettere facilmente danni anche a noi umani. Il sistema che penso sia migliore può essere quello dell’utilizzo dei falchi, ma soltanto a patto di fare calcoli molto precisi sull’area su cui bisogna intervenire e sulla quantità dei piccioni da eliminare non trascurando anche il fattore centrale che in questo caso diventa la spesa perché sei mesi di sorveglianza quotidiana coinvolgono un grosso lavoro e più persone tutte specialiste in falconeria. Ricorrere alla gabbie/trappola può essere un buon sistema anche se è chiaro quale fine faranno i piccioni catturati, la stessa che gli capita se cadono negli artigli di un rapace o nel mirino dei cacciatori in giro per la campagna di tutta la provincia”.

DIVIETI E ANTICONCEZIONALI- Il primissimo provvedimento preso anche a Vicenza con delibera del sindaco è stato quello di proibire la distribuzione di mangime. Naturalmente è quasi impossibile ottenere una copertura decente rispetto a questo divieto perché chiunque abbia in mano un pezzo di pane e lo getti sul selciato diventa un rifornitore di cibo ai piccioni. In Piazza dei Signori i bambini che corrono avanti e indietro sono i maggiori interlocutori di questo tipo di operazione e loro ai piccioni danno da mangiare senza esitazioni. Dopo di che la questione diventa evidentemente un’altra. Quali strade scegliere? I divieti servono praticamente a niente per cui si è scelto la via della falconeria che garantiva un certo rendimento: i 1500 piccioni catturati dai falchi sono lì a fornire una statistica del tutto affidabile dal punto di vista del risultato. Ma il risultato, come abbiamo visto nel parere del falconiere professionista, si ottiene per questa via con un progetto molto compatto e continuo e senza paura di spendere perché mezzo anno di appostamenti e sorveglianza tutti i giorni e per varie ore al giorno rappresenta un grosso investimento e non tutte le amministrazioni, diciamo pure quasi nessuna, sono in grado di spendere soldi che non hanno o di attingere da bilanci che già piangono irreparabilmente anche quando si tratta di normale gestione di cose importanti come l’assistenza ed i servizi in genere. Ecco quindi che una strada meno difficile o più praticabile sembra essere quella scelta da Palazzo Trissino: gabbie con sorpresa e trasferimento degli animali catturati con la cadenza di ogni quindici giorni. Come poi si concluda il viaggio per i piccioni che vengono trasferiti è un’altra faccenda e facciamo una certa fatica a credere alla tesi del trasbordo verso isole felici in cui diventare stanziali per forza, con un perimetro rigorosamente controllato e invalicabile. E torna il discorso degli anticoncezionali…

“L’ESEMPIO PADOVA E… SIAMO CIVILI”- La tesi degli anticoncezionali è sostenuta da Renzo Ricci, responsabile delle guardie zoofile dell’ENPA. Per lui la questione è legata anche al grado di civiltà che vogliamo attribuirci: “Non ci fossero gli esempi capirei l’esitazione o l’incertezza, invece gli esempi ci sono. Parlo in questo momento soprattutto di Padova dove si sono accorti che per chilometro quadrato avevano 616 piccioni presenti, più del doppio di quello che viene ritenuta la quantità equa e non allarmante. Il Comune ha creato una torre che chiama colombacea dove viene portato il mangime tagliato con gli antifecondativi; la disponibilità del cibo ovviamente attira i piccioni che non avendo alcun motivo per sospettare qualche trappola si abituano e vanno lì a cercare il nutrimento. La sostanza è concentrata soltanto in quel punto per cui non credo che ci siano problemi per altri animali a meno che non ci vadano anche i passeri i altri uccelli. Il risultato tuttavia è garantito. Non c’è altro modo per sfoltire la popolazione dei piccioni perché si tratta di animali molto intelligenti e pronti a reagire al pericolo che indovinano in una frazione di secondo. Sono anche abitudinari e non cambiano obiettivi se non vengono spaventati, in compenso una volta che intuiscono la situazione pericolosa volano via ancora prima che si riesca ad avvicinarsi e qualsiasi misura diventa inutile, senza risultato. L’ultimo sistema che adotterei e difatti siamo tutti all’opposizione è quello dell’incarico ai cacciatori: inutile anche andare in giro a sparare per i campi. Ci sono stati vari episodi come a Maddalene o nelle località tutt’attorno al territorio di Vicenza che ci hanno fatto capire come la soluzione non possa essere quella dei fucili. Siamo ovviamente d’accordo come ente protettore degli animali che l’affollamento dei piccioni sia un fatto su cui prendere contromisure, ma pretendiamo che le decisioni siano allineate perlomeno con la civiltà che dovrebbe governare la nostra vita anche per questo genere di argomenti”.

 

nr. 41 anno XX del 14 novembre 2015



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