NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Amarcord Vicenza, cosa fa la "Guidolin band's"?

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Amarcord Vicenza, cosa fa la "Guidolin band's"?

Pieraldo Dalle Carbonare, presidente del Vicenza dal 1989 al 1997: «Quel gruppo ha avuto la fortuna di avere due maestri come Ulivieri e Guidolin, dai quali ha imparato»

Il grande artefice di quel ciclo straordinario fu il presidente Pieraldo Dalle Carbonare, imprenditore thienese, alla massima carica dal 1989 al 1997, che ammette di non essere sorpreso di molti dei suoi "ragazzi" si trovino in panchine di squadre professionistiche...

«Innanzitutto avevano un presidente bravo (ride, ndr.). Scherzi a parte, è stato determinante per chi come loro ha avuto la fortuna di essere allenati da due grandi maestri di calcio come Renzo Ulivieri e Francesco Guidolin. Poi è dipeso da ogni singolo giocatore possedere le capacità "ricettive-tecnico-tattiche" e tramutarle in insegnamenti per il resto della loro carriera calcistica».

 

Chi erano i giocatori con maggiori capacità in questo senso?

Amarcord Vicenza, cosa fa la "Guidolin band's"? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Beh, mi dispiace non citare tutti coloro che ora siedono in panchina, ma non c'è dubbio che Di Carlo, Viviani, Lopez e Murgita sono allenatori nati in quanto già da calciatori possedevano grandi doti e qualità. Poi c'è chi ha avuto più o meno fortuna, visto che nel calcio bisogna arrivare nella società giusta al momento giusto. Ma le capacità e l'intelligenza lo evidenziavano già da calciatori».

Di quel gruppo colui che avuto maggiore fortuna in panchina è stato Di Carlo...

«I risultati dicono proprio questo: "Mimmo" era già un leader in campo e adesso è un grandissimo allenatore, molto preparato. Tornerà ad allenare in serie A».

A propositivo di allenatori: cosa pensa di Guidolin?

«I risultati per lui parlano chiaro: il fatto di aver vinto con noi la Coppa Italia quasi vent'anni fa e di essere attualmente tra i papabili per tornare ad allenare in serie A la dice lunga della sua splendida carriera. A mio parere è stato in assoluto uno dei bravi mister in Italia, di certo avrebbe meritato di guidare un grande club. Ma come detto ci vuole un po' di fortuna nelle varie situazioni».

Rivedremo Guidolin su un panchina di A?

«Penso proprio di sì, anzi ne sono sicuro. Tuttavia Guidolin attenderà una proposta importante, non credo per lui abbia senso accettare offerte poco chiare o chiamate alla 

guida di squadre in condizioni disperate di classifica».

In che rapporti è rimasto con quel gruppo di giocatori degli Anni Novanta?

«Ottimi, siamo un gruppo ancora molto legato. D'altronde tra noi c'era un grandissimo rapporto e una stima reciproca: io mi fidavo di tutti loro, loro avevano come punto di riferimento il loro presidente, pronto per ogni loro esigenza».

Li vede e li sente ancora?

«Assolutamente sì. Ad esempio con Di Carlo e Viviani, che hanno deciso di stabilirsi a Vicenza, c'è modo di vederci e frequentarci. Ma anche con quasi tutti gli altri, anche se abitano distanti, sono rimasto in contatto. Le occasioni sono le festività natalizie, i compleanni e gli onomastici».

E con mister Guidolin?

«Anche con lui naturalmente, visto che abita a Castelfranco Veneto, capita spesso di vederci. L'ultima volta è avvenuto poche settimane fa, in Municipio a Vicenza, in 

occasione della presentazione del libro di Luisa Nicoli».

E gli stranieri?

«Sono in contatto anche con loro, soprattutto con Otero che quando viene in Italia si fa sentire e anche vedere. Ma lo stesso è avvenuto con Bjorklund qualche anno fa e anche 

con l'altro uruguaiano, Mendez, che mi ha chiamato al cellulare. Ovviamente le loro visite e chiamate mi fanno piacere perché significa che pur vivendo in altri Paesi, dall'altra parte del mondo nel caso degli uruguaiani, si ricordano del sottoscritto ma hanno anche uno splendido ricordo della loro esperienza nel Vicenza».

Lei nella stagione 1995-1996, quella del primo anno di serie A, aveva la possibilità di scegliere solamente tre stranieri (quelli appena nominati, ndr.), poi capaci di imporsi anche nelle rispettive nazionali...

«Sì, in effetti a quel tempo si poteva sceglierne solo tre, con al massimo due extracomunitari, che erano per l'appunto Otero e Mendez. Peccato perchè eravamo arrivati prima di tutti, quando era ancora sconosciuto, su Pavel Nevdev, che poi esplose agli Europei 1996 e venne acquistato dalla Lazio, con il prezzo che nel frattempo era andato alle stelle rispetto a quello che avremmo speso noi. Poi, sempre con il mertcato straniero bloccato, ci sarebbe stata la possibilità di prendere Ortega, anche se con dinamiche diverse».

Nel maggio 2007 è stata organizzata in occasione del decennale della conquista della Coppa Italia una partita allo stadio Menti per festeggiare il decennale. La stessa cosa 

verrà ripetuta tra un anno e mezzo, in occasione del ventennale?

«E perché no, mi sembra una buona idea. Avremo tutti 20 anni in più rispetto a quel trionfo ma saremo felici di rivederci».



nr. 44 anno XX del 4 dicembre 2015

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