NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Quel dubbio sotto l’albero di Natale: meglio vero o ecologico?

facebookStampa la pagina invia la pagina

Quel dubbio sotto l’albero di Natale: meglio vero

Daniele Zovi, comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato: «Tagliare alberi è assolutamente vietato, ma dai nostri controlli è un fenomeno quasi inesistente»

Quel dubbio sotto l’albero di Natale: meglio vero (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Sulla normativa italiana che regolamenta l'eventuale taglio di alberi, anche per allestire un "piccolo" abete natalizio, abbiamo contattato Daniele Zovi, dirigente del Corpo Forestale dello Stato, dove ricopre il ruolo di responsabile del comando regionale del Veneto. «La legge è chiara - spiega Daniele Zovi, vicentino, in quanto originario dell'Altopiano di Asiago - nel senso che qualsiasi taglio di albero, qualsiasi sia la specie o la dimensione, è vietato e quindi perseguibile come reato, a meno che non si tratti di un taglio progettato prima, come ad esempio nel caso di abbattimenti decisi per diradare un bosco. Ma in questo caso, in presenza di fusti troppi ravvicinati, tali alberi non hanno quasi mai le caratteristiche e la bellezza per diventare un abete natalizio. Non sono in possesso di numeri precisi, tuttavia posso dire che in base ai nostri controlli, effettuati nei mesi autunnali, il fenomeno è inesistente o quasi. Di fatto di questi abusi non ne rileviamo più».

Quel dubbio sotto l’albero di Natale: meglio vero (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Doveroso chiedere, al dottor Zovi, da dove arrivano gli abeti naturali che poi vengono venduti in negozi, serre e rivendite autorizzate? «Arrivano - spiega - dalle piantagioni costituite proprio per la produzione di alberi natalizi: nel Vicentino e in Veneto per la verità non ce ne sono tante, in maggior numero invece si trovano in pianura padana. Ecco perché molto spesso però vengono importati dall'estero, in particolare da Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia: anche in questo caso tutto certificato, con tanto di autorizzazioni e bolle di accompagnamento».

Soprattutto in passato era tradizione acquistare (o farsi regalare...) un albero di Natale con le radici in modo da poterlo poi piantare, una volta finite le feste, magari nel giardino di casa. «In virtù della mia lunga esperienza da forestale - precisa il comandante regionale - posso dire che si tratta di una pratica che generalmente non ha successo: infatti è molto alto il rischio che l'albero muoia, soprattutto quando si tratta di un albero alto due metri, quindi molto grande. Non è un caso che nelle operazioni di rimboschimento noi mettiamo a dimora piante alte 20 centimetri. Un'ulteriore incognita è legata a spostamenti di lunga distanza e con altitudini diverse: ad esempio un abete rosso, che ha il suo habitat sopra gli 800 metri, se viene piantato in pianura va incontro ad una serie di ulteriori problematiche, visto che ad esempio teme la siccità. Che albero di Natale ho io a casa? Mia moglie non vuole abbattimenti, quindi abbiamo due vecchi assi di legno, a forma di croce, che addobbiamo».  

 

Giancarlo Bortoli, storico altopianese: «L'albero di Natale è una tradizione del Nord Europa, mentre nei Sette Comuni ci sono documenti di Presepi viventi nel 1500»

Quel dubbio sotto l’albero di Natale: meglio vero (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Doveroso chiudere questa inchiesta con un stimato storico altopianese, Giancarlo Bortoli, profondo conoscitore e scrittore di molti testi della storia dei Sette Comuni. «L'albero di Natale - spiega Bortoli - è una tradizione del Nord Europa, che dai noi, così come in altre regioni italiane, è stato importata solamente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Al contrario ci sono ricerche e documenti chiari che testimoniamo la presenza di Presepi viventi già nel 1500, precisamente realizzato nel comune di Gallio. In realtà non saprei indicare un periodo preciso, tuttavia posso dire che nei ricordi di bambino piccolo, negli Anni Cinquanta, almeno nella prima metà, c'era solamente il presepe e non l'albero di Natale, che è invece arrivato negli anni successivi».

Eccoli i ricordi di Giancarlo Bortoli fanciullo: «In realtà in casa lo spazio era limitato quindi oserei parlare di "presepietto", che veniva realizzato non con una capanna ma con una grotta o qualcosa di simile che poteva assomigliare ad essa: ricordo bene che andavamo a prendere il muschio nel parco delle suore canossiane, vicino all'Ossario. A casa mia l'albero abbiamo iniziato a farlo proprio negli anni compresi tra il 1958 e il 1960: in realtà era un piccolo alberello e per anni non sono esistite le palle di Natale, visto che tutto era molto artigianale: si usava la stagnola delle caramella, qualche filo luccicante e si disegnava su un cartone la stella cometa, sulla quale si versava il "Vinavil" e sopra i brillantini acquistabili dal ferramenta».

«Nei primi Anni Sessanta - conclude Bortoli - sono probabilmente anche iniziati anche gli abeti allestiti gli alberi di Natale nelle piazze, anche se non so francamente quale comune dell'Altopiano l'abbia proposto per prima. L'albero di Natale allestito e addobbato in giardino? Da noi si tratta di un fenomeno poco utilizzato. Tuttavia presumo sia arrivato molto più tardi, almeno qualche decennio dopo, visto che l'albero, così come il presepe, era un qualcosa di intimo, che quindi non poteva che trovare posto che all'interno della propria casa. Senza dimenticare che l'albero è il simbolo della vita in tutti i continenti».

 

nr. 46 anno XX del 19 dicembre 2015



« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar