NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il lago dei cigni “semplificato”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Il lago dei cigni “semplificato”

Non posso non farle una domanda su Bowie: per la prima volta nell’epoca contemporanea muore un personaggio che ha attraversato tanti decenni e che è stato simbolo di cambiamenti profondi. Anche il fatto di decidere di non far sapere dove è sepolto perché ha voluto che fosse solo la sua arte: secondo lei qual è l’eredità vera sia per chi fa arte che per le persone comuni?

bowie (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“Tutto quello che ha creato è un punto di riferimento per tutti quelli che fanno non solo musica ma anche teatro e arte in genere. Io ho sempre avuto un riferimento a David Bowie: i suoi trucchi nel viso, il taglio di capelli, il suo modo di stare in scena, di recitare, di cantare e raccontare. Quel riferimento lo prendi e lo sviluppi completamente in un altro tema. È stato uno dei primi e credo che lo sarà anche da morto. Anche Michael Jackson, anche se non ha avuto la storia che ha avuto David Bowie, è stato un personaggio che ha influenzato e cambiato completamente. Nureyev, Pina Bausch, sono danzatori che hanno lasciato un segno indelebile nel secolo, non si sta nemmeno a discutere la bravura. Ci sono artisti che sono talmente avanti, come Mozart nei suoi anni, che non vengono capiti o capiti in parte: alcune cose di David Bowie, come di altri, le scopriremo tra 10 o 20 anni e impareremo tante altre cose".

Lei, con Raffaele Paganini e Luciana Savignano, avete partecipato al talent “Academy” sulla danza, dove c’erano varie discipline di danza. Molti coreografi mi dicono che i talent portano giovani a teatro e che c’è un nuovo interesse per la danza. Eppure, almeno a vedere da casa, questi ragazzi hanno delle enormi difficoltà. Arrivano in un talent, per cui dovrebbero essere selezionati tra i migliori di quelli che si presentano, ma non riescono a distinguere cose veramente banali. Che succede?

martelletta__da__giovane (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“Succede che la danza è una disciplina complicata, difficile e faticosa: per avere una soddisfazione passano anni e i giovani tendono a mollare, un po’ come in tantissime altre discipline o sport. Tutto quello che è faticoso e ha bisogno di anni, in Occidente sta andando a rotoli perché c’è fretta di avere tutto e subito. Ora i danzatori sono tutti dall’Est o asiatici, gente abituata a sudare, faticare e che sa aspettare. Come nel pugilato, sport violento e faticoso, una volta c’erano italiani ed europei, ora sono tutti cinesi, koreani e giapponesi. I talent vanno benissimo e sono d’accordissimo ma arrivano dei messaggi un po’ sbagliati: mi accorgo nella mia scuola di danza che i genitori si aspettano che la figlia di 12 anni in 8 mesi diventi ballerina, perché il messaggio che passa è quello, cioè che in 30 puntate sono diventati ballerini. Non è così. Quella è una vetrina, erano già ballerini diplomati nelle loro scuole di danza e tentano la sorte in un grande programma televisivo".

Ma un talent che sfrutta la danza, la musica, lo show ecc. è più utile a portare la gente a teatro perché la incuriosisce o dà spazio a gente che di talento ne ha e merita?

talent (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“Quello che vedo in tv non ha niente a che fare con lo spettacolo, creano dei personaggi e delle volte è più la notorietà: ci vengono in mente i primi, Taricone o Anbeta, ma poi più nessuno perché arriva altra gente e altra gente e spariscono come nascono. Non sono dei grandi talenti, mi dispiace un po’dirlo: se ci fosse il grande fenomeno, finita la trasmissione verrebbe chiamato da grandi teatri e compagnie e continuerebbe il suo percorso d’artista, non hanno lo spessore di reggere in una grande compagnia. Nel mercato discografico può funzionare meglio, nella danza può esserci, ma sempre meno. Vengono influenzati da luci e lustrini della tv ma poi tornare al rigore di una compagnia dove tutti i giorni ti devi alzare e fare il tuo allenamento dalle 9.30 alle 5, non c’è la voglia dopo il piacere di poter fare una puntata con 6 milioni di ascolti. È un mondo che non li avvicina all’arte, stravolgono la realtà e tornarci, per molti di loro, è inaccettabile. Gente che avevo chiamato e avrei avuto piacere, adesso sono loro che tornano intimiditi a chiedere lavoro perché il primo anno pensavano di fare chissà cosa, il secondo e il terzo si sono resi conto che le luci si sono spente e che è ora di rimboccarsi le maniche e ritornare alla realtà del quotidiano".



nr. 02 anno XX del 23 gennaio 2016

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