PROGETTI DI RECUPERO- Torniamo al risanamento dell’area attorno alla stazione ferroviaria e diciamo che il vero nocciolo della questione è proprio la sistemazione dell’edificio nei termini che ci spiega il sindaco Valter Orsi. Come avviene il recupero e che recupero sarà? Si tratta soltanto di rimettere a giorno un edificio che ne ha bisogno o la prospettiva una volta finito questo lavoro si farà più larga e interessante? Orsi spiega intanto la successione che verrà decisa: le fasi sono principalmente tre, cominciando dalle parti laterali del complesso. Ci sono gli ex dormitori che diventeranno la sede di uno studio professionale con un recupero architettonico che alla fine lascerà intatto il cuore del centro cittadino; l’altro lato è quello di una parte alienabile, porzione gravata da una lunga controversia di natura commerciale che dovrebbe essere presto risolta. A completare il discorso c’è infine la parte centrale della stazione, il vero e proprio edificio cardine, con tre appartamenti non più utilizzati che debbono essere oggetto di un recupero di sostanza. Dice il sindaco di Schio: “Si tratta di un recupero pieno da cui ci aspettiamo molto perché è un passo importante nei confronti del centro cittadino oltre che della soluzione ai problemi manifestati negli ultimi mesi e che posso essere ovviamente superati e risolti. È proprio il centro città quello che viene ad essere coinvolto in modo determinante da questo progetto perché una volta effettuato l’intervento si potrà passare ad altro, il che vuol dire realizzare di più, studiare qualcosa di meglio per quanto riguarda i collegamenti, magari ricorrendo a soluzioni che finora non sono mai state tentate”.
NAVETTA ELETTRICA E PIU’ TRENI- Il progetto non finisce con il risanamento della stazione e delle parti circostanti, ma appunto perché va ad interessare la stessa integrità del centro della città propone novità anche piuttosto suggestive. Un intervento come questo non può non gravitare anche sulla viabilità, non si può ignorare che esiste l’ultimo passaggio a livello causa di code infinite anche se a questo punto della storia bisognerebbe aver superato disagi del genere. La soluzione sarebbe ovviamente quella di un sottopasso o di un sovrappasso, ma i costi sono alti e il Comune si trova nelle stesse condizioni di tanti altri della stessa dimensione: non può scialare, anzi, deve fare i conti con ristrettezze non facili da superare, come quella che l’anno scorso ha strappato un milione di euro al bilancio di 27 milioni riproponendo una volta di più l’eterno problema di una cassa comunale che deve restare chiusa per disposizione statale rigida e deve fare i propri conti in proporzione, sempre con l’incubo di dover intaccare qualcosa dell’investimento su sanità e sociale. Valter Orsi torna al discorso sull’incidenza del nuovo assetto della stazione rispetto al centro e alla viabilità: “Siamo a disposizione anche con le risorse per riuscire a superare quelle difficoltà burocratiche che incontreremo lungo il cammino; credo che questo progetto sia così importante da offrirci anche un’altra occasione e cioè quella di affinare i servizi per quel che riguarda la viabilità: pensiamo che si potrebbe evitare l’arrivo del treno fino in centro e fare il capolinea a sud del passaggio a livello: non vorrà dire costringere gli utenti a lunghe passeggiate, ma stiamo invece studiano un collegamento a navetta tra quel capolinea e il centro, ma un collegamento che utilizza mezzi ecologici, elettrici, una soluzione insomma che potrebbe risultare gradita a tutti. Il discorso sul servizio del trasporto pubblico su rotaia e per quanto ci riguarda insufficiente rispetto a quello che sarebbe necessario. Abbiamo chiesto un vagone in più sulla Vicenza/Schio sorretti dal fatto che le corse affollate lo sono davvero e gli spazi sono insufficienti a dir poco. In questa tratta ferroviaria bisogna aumentare e migliorare il servizio perché la domanda c’è e non è affatto diminuita, ma aumenta in continuazione. Bisogna intensificare le corse, perché la domanda è proprio diretta ad ottenere questo risultato ed è giusto la direzione verso cui stiamo spingendo”.
L’EQUAZIONE DEL TRENTA PER TRENTA- Il concetto del miglior servizio da chiedere insistentemente è ripreso anche da Luigi Dalla Via, sindaco per due mandati ed oggi tornato alla sua vita professionale. Spiega che la tratta Schio/Vicenza non fa parte sicuramente dei cosiddetti rami secchi, ma al contrario è una linea in piena vitalità limitata soltanto dal non poter disporre di un servizio più intenso e quindi migliore, sia per frequenza che per capacità di carico: ”Deve funzionare quel principio dei tre 30 a cui non si deve rinunciare: in questo caso si tratta di arrivare al risultato di percorrere questi 30 chilometri in 30 minuti e con un intervallo di 30 minuti tra una corsa e l’altra. Il progetto della metropolitana di superficie aveva ed ha un senso anche se nel Veneto risulta largamente insufficiente. Basta dare un’occhiata alla Lombardia e ci si rende conto subito della differenza passo perché lì hanno sviluppato il servizio pubblico di trasporto locale su rotaia in modo molto più ampio. Questa politica del trasporto pubblico locale su treno la Regione non l’ha sviluppata e sono diversi anni che non ci mette mano nonostante abbia varato qualcosa come venti anni fa il progetto della metro di superficie. Siamo perciò ancora a quel punto mentre in realtà c’è una domanda a cui dovrebbe essere garantito un servizio adeguato. Per realizzare qualcosa di soddisfacente sarebbero necessari 100 milioni di euro su un totale di bilancio che supera i 13miliardi: possibile che la Regione veneto non sia in grado di prendere una decisione tutto sommato così poco onerosa?”.
UN PROGETTO SCADUTO DA 20 ANNI- Alla presentazione ed immissione in servizio di un nuovo treno Vivalto a servizio dei viaggiatori veneti, il presidente della Giunta regionale del Veneto Luca Zaia ha presentato un importante pacchetto di interventi sul fronte del trasporto locale, incardinato su quattro punti: 1) proroga al contratto con Trenitalia; 2) avvio del processo che porterà all’introduzione del biglietto unico regionale e alla tariffa unica regionale; 3) variazioni all’orario cadenzato e 4) investimenti per nuovi convogli o per il riammodernamento di quelli circolanti. Zaia, nel corso della conferenza stampa, ha affermato che tutte le nuove misure presentate rappresentano una “maggiore attenzione alle problematiche dei pendolari e giungono a compimento di alcuni importanti impegni assunti coi veneti”. È innegabile che tutto ciò che è stato presentato si muove in tal senso, ma a un occhio attento, qualcuna delle novità non è sembrata proprio così nuova, anzi, addirittura si tratta di un vero e proprio riciclo di servizi esistenti che sono stati cancellati, non senza lamentele, negli ultimi anni, mentre altre sono apparse dei veri e propri specchietti per le allodole. Il progetto della Regione non è molto coerente se si pensa che a metà degli anni 90 era stato proposto un progetto preciso per la riforma e il rilancio del trasporto su rotaie che non ha mai avuto seguito. Come dire che la Regione dopo aver mostrato interesse ha lasciato che passasse tempo e che, anche rinnovando di volta in volta la convenzione con Trenitalia, prevalesse come è stato la scelta di non portare a compimento quel progetto. Teniamo presente che a fronte di un bilancio di 13miliardi di euro, la giunta veneta ritiene che spendere un centinaio di milioni per l’eliminazione delle strozzature determinate dai passaggi a livello e per aumentare la frequenza delle corse nel traffico locale fosse (e sia) un’operazione eccessivamente onerosa. Il biglietto unico, le variazioni di orario e gli investimenti per nuovo materiale rotabile sono evidentemente importanti, ma senza un vero rilancio delle linee si lasciano i pendolari in balia di se stessi, con treni che ancora oggi non passano senza la minima spiegazione a chi paga l’abbonamento.
nr. 03 anno XXI del 30 gennaio 2016