NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Palladio nel tempo

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Palladio nel tempo

Sul Palladio sono stati scritti molti libri. Perché un altro e cosa aggiunge a quanto già sappiamo?

Palladio nel tempo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Su Palladio esiste una bibliografia sterminata, ma dipende sempre da quale punto di vista lo si osserva. Gli studi hanno principalmente riguardato il XVI secolo; solo in pochi casi l’attenzione si è concentrata sulla vita delle architetture palladiane dopo la conclusione del cantiere. In 500 anni molte di esse hanno subito profondi cambiamenti, modifiche, aggiunte o demolizioni, dettate non solo dall’affermarsi di diverse esigenze d’uso o dalla necessità di manutenzione, ma anche dalla volontà di adeguare l’esistente alle rappresentazioni de I Quattro Libri dell’Architettura, il trattato scritto da Palladio e diventato un vero e proprio “best seller” per architetti. Ha rappresentato la principale ragione della straordinaria fortuna di Palladio in tutto il mondo: tuttavia proprio il trattato è stato in un certo senso anche l’origine della ‘sfortuna’ dei suoi edifici. A partire dal Settecento è stato considerato come la testimonianza inconfutabile delle idee originarie palladiane e non come una rielaborazione compiuta dallo stesso autore nell’ultima fase della vita con l’obiettivo di proporre una versione perfezionata dei propri lavori. È nato così un equivoco che ha spesso giustificato restauri volti a 'correggere' quanto costruito nel Cinquecento in funzione di quei modelli ideali presentati nelle pagine de I Quattro Libri. La storia che racconto è proprio quella di queste trasformazioni, cercando però di mettere in luce come esse non siano da condannare, ma vadano piuttosto conosciute, interpretate e di conseguenza preservate in quanto testimonianze importanti".

Qual è a suo avviso l'eredità palladiana nel tempo?

"È un’eredità molto ampia che può assumere diversi significati. Un’eredità da proteggere e tutelare è in primo luogo rappresentata dalle architetture realizzate da Palladio e dai relativi contesti ambientali. Per eredità di Palladio possiamo anche intendere il palladianesimo, ossia quell’insieme d’idee, interpretazioni e movimenti di pensiero che ha permesso la diffusione del ‘verbo’ di Andrea in tutto il mondo; un lungo viaggio che muovendo dall’Italia all’Inghilterra è approdato nell’America di Jefferson o nella Russia di Caterina II, arrivando addirittura a toccare luoghi inaspettati come la Liberia, quando gli schiavi liberati, una volta tornati in Africa, hanno iniziato a costruire con lamiera e legno case con timpani e colonne ispirate alle ville che avevano visto nelle piantagioni di cotone. Recentemente Palladio è arrivato perfino in Cisgiordania, dove nel 1998 Munib Rashid al-Masri, ha costruito sulle colline di Nablus una copia della famosa Rotonda: voleva un simbolo universalmente riconosciuto come sede per promuovere una soluzione pacifica del conflitto israeliano-palestinese".

Secondo lei l'architettura palladiana è ancora attuale nel mondo?

"Oggi direi che l’attualità di Palladio va oltre le forme ma è una questione di metodo: conoscerlo è una grande lezione per capire come una buona architettura sia in grado di reinterpretare in modo critico il passato, di adattarsi al sito per il quale è costruita, di rispondere in modo completo alle esigenze funzionali, economiche e rappresentative della società per la quale è pensata".

Palladio nel tempo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Vicenza rischia di essere "prigioniera" di Palladio? In città c'è anche altro... secondo lei cosa andrebbe conosciuto meglio?

"Trovo estremamente interessante il lavoro che è stato svolto con la supervisione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto per la valorizzazione della Vicenza romana e delle sue aree archeologiche. Non dobbiamo però dimenticare anche i discepoli di Palladio: in particolare penso a Vincenzo Scamozzi, un altro grande architetto di Vicenza, di cui quest’anno ricorre il quarto centenario della morte e a cui già nel 2003 era stata dedicata una bellissima mostra nell’attuale sede del Palladio Museum".

Lei ha dedicato i suoi studi ai beni architettonici... consiglierebbe oggi questo percorso ad un giovane studente per trovare lavoro?

"Occuparsi dei beni architettonici, del loro studio e della loro tutela è una grande opportunità per imparare a osservare e leggere la società in cui si vive. Ti forma non solo come professionista ma anche come persona, insegnandoti un metodo di analisi che poi applichi in molteplici campi. Inoltre la valorizzazione del patrimonio culturale è indubbiamente uno dei settori su cui l’Italia deve puntare in futuro; per queste ragioni mi sentirei di consigliarla".

 

Laureata in architettura nel 2008, Damiana Lucia Paternò ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Conservazione dei Beni Architettonici al Politecnico di Milano. Nel 2014 ha svolto un assegno di ricerca all’Università IUAV di Venezia riguardante lo studio e la catalogazione delle tecniche costruttive nelle architetture palladiane. Dal 2011 collabora con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza.



nr. 03 anno XXI del 30 gennaio 2016

Palladio nel tempo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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