NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Nasce il museo dedicato ad Achille Beltrame

Il progetto è del Comune di Arzignano e rappresenta il punto di arrivo di una lunga marcia di avvicinamento - Il sindaco Giorgio Gentilin: “Stiamo lavorando sia in direzione del lascito di collezionisti, sia per vedere di recuperare con il restauro alcune opere” - Molti i dipinti già presenti in Municipio - I collegamenti dell’artista con altri famosi pittori vignettisti e grafici come Armando Monasterolo ed Emilio Kalchschmidt

di Giulio Ardinghi

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Nasce il museo dedicato ad Achille Beltrame

Nasce il museo dedicato ad Achille Beltrame (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)(g. ar.)- Achille Beltrame avrà un suo museo. L’intenzione del Comune di Arzignano è chiara e dichiarata: il numero e la qualità di dipinti ad olio presenti già in municipio e che potrebbero poi arrivare dall’esterno per mano di qualche collezionista suggeriscono al sindaco Giorgio Gentilin che questa sia in effetti la soluzione da adottare: un tributo al talento di un artista nato ad Arzignano e conosciuto in tutta Italia grazie alla sua lunga collaborazione con il Corriere della Sera per cui illustrava la tavola di prima pagina della Domenica del Corriere, oltre che egualmente apprezzato per l’altra produzione, quella che supera la grafica per occuparsi di vera e propria pittura, attività nella quale Beltrame si dimostrò autentico maestro del segno e del colore. Questa nuova e interessante prospettiva fa capolino proprio mentre al Proti si chiude la mostra su Antonio Pigafetta mediata dai fumetti di Armando Monasterolo, una rassegna di grande interesse, la prima in assoluto, che rifà la storia di quello che un tempo si chiamava “il giornaletto”, vero e proprio fenomeno di diffusione popolare capace di attrarre puntata dopo puntata almeno due generazioni dalla fine della guerra agli anni 70. Vedremo tra poco che Monasterolo rappresenta con Beltrame e Kallchschimdt (pittore milanese e illustratore di un migliaio di famose campagne pubblicitarie su cartellone) la punta di una forma di vera e propria arte grafica e narrativa della quale s’è perduta la traccia. Restano però le testimonianze, e quella al Proti è una delle migliori ed esaurienti, così come il ritorno della vecchia idea di dedicare un museo ad Achille Beltrame rappresenta un punto di partenza essenziale per il completamento di un progetto a cui si è pensato più volte in passato senza però trovare il modo di arrivare ad una sintesi.

Nasce il museo dedicato ad Achille Beltrame (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)COME NASCE UNA VOCAZIONE- Com’era nata in Achille Beltrame la vocazione dell’illustratore? Quasi casualmente. Fresco degli studi di Brera, si era recato in viaggio nel Montenegro (uno dei due soli viaggi di qualche importanza della sua vita) dove aveva eseguito dei bozzetti sui pittoreschi costumi del Paese: questi erano caduti sotto gli occhi di Eduardo Ximenes, allora direttore di ”Illustrazione Italiana”, che, illustratore anch’egli, aveva intuito a straordinaria attitudine del giovane pittore, e gli aveva aperto le pagine del suo giornale. Beltrame si fece presto notare. Il “Corriere”, che aveva progettato un settimanale d’imminente pubblicazione, lo chiamò. E così dal primo numero dell’8 gennaio 1899 la “Domenica del Corriere” Quelle due pagine a colori erano dei quadri: ricchi di movimento, precisi nei particolari, con una perfezione del disegno che si riallacciava alle tradizioni ottocentesche. Beltrame voleva essere semplicemente un cronista anche se non si mosse mai da Milano: non vide le grandi città, i deserti, le foreste, i luoghi esotici che rappresentò. Dal suo studio, consultando l’archivio, riusciva, ogni settimana, ad essere con la fantasia idealmente presente dove fosse accaduto il fatto. Quando il suo archivio iconografico non bastava, domandava, insisteva, faceva chiedere il colore e la forma di questa o di quella casa.

OGNI MARTEDÌ AL CORRIERE- Tutti i martedì, Beltrame arrivava in via Solferino per conoscere il tema delle illustrazioni di copertina. Ma a questo punto è meglio ascoltarlo, perché l’unica volta che si riuscì a farlo parlare di sé e di questa sua fatica settimanale, disse: “Ecco la prima triste verità sulla professione di illustratore: la fretta. A mezzogiorno entro nell’ufficio di direzione della “Domenica” senza avere la più lontana idea degli avvenimenti o dei fatti di cronaca che dovrò disegnare. Per la seconda copertina sono in ballottaggio diversi argomenti: l’incendio di un grande albergo a Nuova Orleans, con cinquantasette morti; un villaggio della Patagonia distrutto da un ciclone. Verso l’una prevale l’incendio ed io me ne vado con il viatico della fotografia dell’albergo che risale al giorno dell’inaugurazione e qualche ritaglio in cui il fatto è raccontato in sommario”. “Non c’è tempo da perdere. Leggo la notizia dell’incendio, e mi accorgo una volta di più che il giornalista ideale ha ancora da nascere. Mai uno che si ricordi di dire, per esempio: “I vigili del fuoco nella loro divisa azzurra, il berretto a visiera contornato da un filo d’oro...”. Eppure queste non erano che minuzie, piccole difficoltà marginali: c’erano da risolvere, nel breve tempo concessogli, anche le vere questioni artistiche, che erano la base del suo lavoro: le proporzioni, l’ambientazione delle figure. E, in questo, stava la sua grande, prodigiosa abilità. Prima delle otto (non sgarrava mai) eccolo ritorno alla “Domenica” con le copertine sotto il braccio. Le portava personalmente, non voleva affidarle ai fattorini: voleva vedere la prima reazione del direttore e dei redattori, spiare sui loro visi gli effetti delle illustrazioni.

Nasce il museo dedicato ad Achille Beltrame (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)NE PARLÒ ANCHE DINO BUZZATI- Lui così sicuro del suo lavoro, aveva bisogno dell’approvazione dei colleghi. «Attraverso le immagini create da Achille Beltrame – ha scritto Dino Buzzati - i grandi e più singolari avvenimenti del mondo sono arrivati pur nelle sperdute case di campagna, in cima alle solitarie valli, nelle case umili, procurando una valanga di notizie e conoscenze a intere generazioni di italiani che altrimenti è probabile non ne avrebbero saputo nulla o quasi. Un maestro dell'arte grafica, quindi, ma anche un formidabile maestro di giornalismo...». Le tavole a colori di Beltrame divennero il marchio distintivo della rivista. Nelle sue copertine è riassunta in pratica tutta la storia del costume e della società italiana della prima metà del XX secolo. Fatti di cronaca, sportivi, di costume venivano riassunti con maestria dall'illustratore arzignanese, che riusciva a renderli vivi e attuali agli occhi di una popolazione non ancora del tutto uscita dall'analfabetismo. Non si mosse mai da Milano dove disegnò tutte le sue tavole. Ciò nonostante riuscì a rappresentare luoghi, fatti, persone e cose che non aveva mai visto di persona, grazie alla sua innata immaginazione e curiosità unite ad un rigoroso senso di realismo. Celebri, in particolare, le sue illustrazioni degli avvenimenti bellici della Grande guerra e delle vicende degli Alpini. La storia dell’illustrazione e del fumetto italiano ha avuto in tempi quasi coincidenti anche se diverso molti validi interpreti, tanto importanti che anche a distanza di molti anni personaggi come Emilio Kalchschmidt o Armando Monasterolo, rimangono a fare da punti di riferimento per un settore come quello della grafica rispetto al quale la qualità delle opere ha saputo trovare altri e più ampi spazi.



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