Com'è nato il progetto?
"Questo libro nasce con l’intento di voler restituire qualcosa ad Alessandro Rossi, per dimostrargli che Schio ha capito cosa può significare avere figli così illuminati. E cosa potevamo noi restituirgli di più, o meglio, di un grazie? È un grazie che sentiamo di dire a nome di tutti, in un modo sincero, che proviene dal cuore, dall’ascoltare nel pieno silenzio il vociare e i rumori dentro la Fabbrica Alta. Progetti, esperienze, intuizioni, vite trascorse: un futuro che lì dentro rimane eterno, per noi che dobbiamo imparare a sentire. Non siamo studiosi di storia, o più correttamente, storici. Anzi, a coloro che con puntigliosa precisione, conoscenza e dedizione hanno scritto, pubblicato, celebrato Alessandro Rossi e il suo tempo, va il nostro più sentito ringraziamento. Non vogliatecene per le possibili imprecisioni nella realizzazione del volume. Entrate, piuttosto, nello spirito che lo porta nelle vostre case e per il quale è stato realizzato: dedicate un sorriso ad una frase o soffermatevi ad osservare i particolari di una foto".
Chi fu davvero il Rossi imprenditore?
"La figura imprenditoriale di Alessandro Rossi è conosciuta nel mondo: le sue aziende sono cresciute, ricoprendo un ruolo fondamentale nell’economia italiana. Questa pubblicazione ne è la prova tangibile. Quando una città, Schio appunto, sente di dovere dei ringraziamenti ad un Imprenditore, in più concittadino, significa che è radicata nel contesto sociale, economico, in ogni strada e in tutto l’ambiente circostante la presenza dell’opera e del pensiero di quest’uomo. Le prime notizie dell’attività imprenditoriale di Rossi risalgono ai suoi 17 anni (1836.) quando entra a lavorare nell’azienda del padre Francesco, come semplice operaio. Dobbiamo fare uno sforzo importante con la mente per cercare di capire qual era la realtà lavorativa ad inizi ‘800, come era, soprattutto, Schio a quei tempi. La rivoluzione industriale stava portando cambiamenti epocali nella qualità della vita delle persone: una realtà rurale e contadina si stava evolvendo vertiginosamente verso un progresso che, inesorabilmente, passava dalla forza dell’uomo alla velocità delle macchine. Il pensiero e la passione per l’innovazione hanno permesso ad Alessandro Rossi di far cambiare anche la realtà imprenditoriale paterna: una piccola azienda artigiana di 10-15 operai stava compiendo una evoluzione straordinaria che l’avrebbe portata, nel giro di un secolo o poco più, ad essere azienda di riferimento sui mercati internazionali, fino ad arrivare negli anni’60 ad occupare più di 12.000 persone... quasi una città nella città".
Ma Rossi non fu solo imprenditore...
"È vero, fu un uomo illuminato che ha vissuto un'importante carriera anche politica. Con le sue idee ha fatto grande quel paese che è diventato oggi Schio. Con le sue opere e le sue fabbriche ha fatto grande il territorio di una vallata che è diventato l’Altovicentino. Negli anni ha, poi, saputo trasformare la piccola industria artigianale del padre Francesco nella più grande industria laniera italiana, con il conseguente sviluppo socio-economico nel Territorio. Alla base di tanto successo non ci sono solo fortuna, lavoro, imprenditorialità, rischio di impresa, c’è un capitale enorme, costruito non con azioni, contratti, forniture, produzioni. È un capitale che sta nella testa e nel cuore: il capitale umano. Il saper privilegiare la qualità della vita dei propri operai e collaboratori, ben sapendo che ciò si traduce in un miglioramento di risultati e qualità del lavoro. Questa è la sua vera modernità. Innovativo fu il suo approccio al lavoro e il valore che il lavoro deve occupare nella vita delle persone, perché, primariamente, Persone sono, per lui i suoi lavoratori: osservando con i nostri occhi di moderni, sembrano strategie di uso e conoscenza comune. Proporle e attuarle a metà dell’800 in piena rivoluzione industriale è un’altra cosa, davvero!".
La famosa Fabbrica Alta e il quartiere operaio rappresentano forse la sua eredità più importante?
"La Fabbrica Alta, simbolo della crescita economico-lavorativa di una città, accoglie migliaia di lavoratori: operai, tecnici, amministrativi, commerciali. È a questa enorme Famiglia che Alessandro Rossi pensa, nel tempo, di dare una casa. E, assieme alla casa, un Progetto abitativo residenziale, completo di servizi, aree verdi, teatro diurno e notturno, birrerie, Caffè per lettura, asilo e scuole per i figli dei suoi Lavoratori. Questo progetto andrà ad incidere sui territori della Val Leogra e Valle dell’Astico che, proprio per la presenza di torrenti, ben si prestavano alla costruzione di fabbriche e impianti della prima Rivoluzione industriale che utilizzavano i corsi d’acqua per la produzione di forza motrice mediante turbine. A progettarlo il fidatissimo architetto Caregaro Negrin che, dopo la realizzazione della Chiesa di Sant’Antonio Abate e del Teatro Jacquard, nel 1872 lavora sul primo dei tre progetti ufficiali necessari alla messa in opera del Quartiere Operaio. E a questo proposito, nel 1965 venne demolito il Palazzon edificio a più piani con appartamenti con i servizi in comune: questa tipologia abitativa si ispirava alle analoghe esperienze inglesi e francesi. Ma Alessandro Rossi voleva di più per i suoi lavoratori. Ecco che affida all’architetto Caregaro Negrin lo studio di una città-ideale per i suoi dipendenti. La I, II, III, IV classe corrispondono rispettivamente a case per Direttori, Tecnici, Capi-Operai e Operai semplici. La distribuzione delle case prevede la distribuzione della I classe lungo la via principale e le successive, che da villette singole passano a villette a schiera su modello anglosassone, nelle aree più interne".
nr. 06 anno XXI del 20 febbraio 2016