NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Vicenza senza strategie: è fuori da tutto. Ma adesso è ora di svegliarsi e farsi sentire

di Giulio Ardinghi

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Vicenza senza strategie: è fuori da tutto. Ma ades

QUALE CLASSE DIRIGENTE E PER COSA?- La domanda che rimbalza da questo colloquio con Mauro Fabris è appunto centrata sul ruolo che dovrebbe avere la classe dirigente: chi e per fare cosa? chi e per trattare da pari a pari chi? e ancora: chi e per assicurare quale futuro ai progetti della città e della provincia? Anche qui il deja-vu agita i pensieri. Quando Fabris parla ad esempio della Pedemontana estrae dal cassetto un ricordo davvero bollente, per il Veneto e per i cittadini del veneto. È l’errore clamoroso di Galan, all’epoca dell’ultimo governo Berlusconi: “Fu quando chiese al governo che la Pedemontana passasse alla competenza della Regione e fu accontentato; solo che fu un errore perché nella competenza dello Stato non c’erano obblighi per i veneti, mentre dopo il trasferimento di competenza per la bellezza di tre finanziarie i cittadini veneti pagarono con più tasse il debito così instaurato. Questo è quanto successe. Dopo dieci anni di appalti e di burocrazia ora siamo ad un cammino non concluso, ma nemmeno bloccato. Ho una speranza e cioè che il completamento della Pedemontana possa servire indirettamente anche al problema mai risolto della Valdastico Nord, il pezzo verso Trento. Senza di quello anche la Valdastico completata verso Sud non è che serva a molto. Come potrebbe succedere quel che sto dicendo? Bisogna fare mente locale sul tracciato stesso della Pedemontana che come si sa tocca e supera il nodo bassanese. Penso che nel momento in cui arriverà a quel punto, con la Valsugana in vista, si aprirà la possibilità di imporre ai trentini quel che finora non è stato possibile imporre e cioè di aprire finalmente una parentesi credibili per la ripresa di tutto il discorso sul collegamento tra Piovene e Trento. Non andrebbe comunque direttamente all’innestamento con la A22 ma ci arriverebbe con una specie di tangenziale il cui effetto comunque non cambierebbe la sostanza. Questa con Trento è un problema che va avanti da alcuni decenni senza che non ci sia la forza da parte di nessuno di parlare chiaramente a Trento per spiegare alla felice provincia autonoma che quando si pretende come fanno loro dallo Stato bisogna anche essere disposti a dare qualcosa in cambio. Finora questo scambio non c’è stato, ma nel frattempo Trento ha chiesto sempre di più ed ha ottenuto regolarmente sempre di più, secondo le sue aspettative…”.

Vicenza senza strategie: è fuori da tutto. Ma ades (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)TRENTO E LE PROMESSE NON MANTENUTE- Il problema vero, è la sottolineatura di Fabris, sta proprio nell’ingenuità con cui si è trattato con la provincia autonoma di Trento, a cominciare dal rinnovo della concessione che doveva essere a parere di tutti il modo per ottenere una moneta di scambio su tutto il resto: “La verità è che una volta di più nessuno ha avuto il coraggio di contestare a Trento le colpe che ha. Avevano fatto credere che il rinnovo della concessione della A22 poteva diventare quel prezzo importante ed essenziale per ottenere in cambio che ci fosse finalmente un’apertura per realizzare il completamento dell’autostrada Valdastico. Così non è stato, invece, perché Trento ottiene altri 30 anni di gestione dell’autostrada e non solo non cede ancora sul terreno della Valdastico, ma ottiene altri risultati supplementari come la Cispadana e molto altro ancora. La A22 è la gallina dalle uova d’oro, non mi stupisce che Trento si sia concentrata lì perché ne andava il futuro, un futuro ricchissimo: dall’autostrada Trento spreme 190 milioni all’anno praticamente esentasse perché grazie al suo statuto autonomo rimangono nelle casse locali 9 euro su 10. Anche questo bisogna capire per rispondere a qualche domanda sulla straordinaria tenacia che ha caratterizzato il progetto concessione da rinnovare. Una svolta potrebbe arrivare dal completamento della Pedemontana che sta seguendo tempi piuttosto stanchi: sono dell’idea che una volta arrivati dalle parti di Bassano il problema del collegamento verso Nord con Trento si riproporrà secondo una evidenza che la provincia autonoma potrà difficilmente negare. Nel frattempo tuttavia abbiamo visto che cosa sia costato a Vicenza essersi persa in progetti strani come quello delle due stazioni e e del grande tunnel. È stata fornita gratis alla società delle ferrovie la scusa migliore per dedicarsi ad altro, con il dirottamento dei fondi e tutto quel che ci va dietro”.

DEBOLEZZE DA GRAVE PROVINCIALISMO…- È questa la vera conclusione dell’analisi di Mauro Fabris. Debolezza strutturale, inadeguatezza della politica, ma anche della classe dirigente, il tutto a spiegare che non ci sono molte altre causali identificabili per capire i perché di questo fallimento largo e affondato nel tempo. Alcuni ricordi significativi anche per quanto riguarda il balletto di una quindicina di anni fa sui tre o quattro centro intermodali di Vicenza che dovevano nascere a Torri, Bassano, Montecchio Maggiore col risultato che di cancellazione in cancellazione si decise per Montebello salvo annullare anche quest’ultimo progetto. Oppure il metrò di superficie che fin dal primo momento ha escluso Vicenza concentrandosi su Venezia, Padova e Treviso. Neppure l’ombra di un ripensamento. La conclusione di Mauro Fabris: “Ci sono grandi debolezze, incapacità politica, assenza di una classe dirigente degna di questo nome. Tutto questo ha prodotto un grave provincialismo incapace di leggere la realtà e di formare un progetto degno di questo nome. Siamo fuori da tutto, questa è la verità. Per rimediare dobbiamo cominciare col prendere atto della realtà nella quale Vicenza è immersa”. L’unica nota positiva di tutto questo discorso è se si può ancora peggiore: Vicenza non corre pericolo di essere ancora di più espulsa da quel che conta nell’economia del Veneto. Può soltanto compromettere tutto anche per la Pedemontana. Diciamo almeno che, per riuscirci, si dovrà davvero dare il meglio…

 

nr. 09 anno XXI del 12 marzo 2016



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