NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La reliquia di Costantinopoli

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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La reliquia di Costantinopoli

Perché ha scelto di scrivere un romanzo storico e sulla vicenda di Costantinopoli in particolare?

La reliquia di Costantinopoli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"La passione per il romanzo storico è nata in me già nel 2009 con Sul Grappa dopo la vittoria, e da allora non mi ha più abbandonato. Da un lato sono convinto che narrare il passato sia più semplice che narrare il presente, che trovo più enigmatico. D’altra parte la Storia è ancora carica di vicende, personaggi e luoghi che aspettano di essere narrati. Ho incontrato Costantinopoli partendo dall’esigenza, che nutrivo da anni, di costruire una narrazione che avesse al suo centro il culto delle reliquie. Non appena ho iniziato a documentarmi su questo ambito mi sono imbattuto nelle Reliquie della Passione conservate nel palazzo imperiale di Costantinopoli, ed è stato amore a prima vista. Inoltre sono convinto che ancora oggi resista, nella civiltà occidentale, una sorta di “rimozione collettiva” a proposito della perdita di Costantinopoli del 1453, e quindi mi affascinava molto l’idea di potermi addentrare in uno dei fatti più rilevanti per lo sviluppo della storia europea".

Con Eparco ha disegnato un personaggio di avventura ma anche di spessore, capace di profonde riflessioni sul senso della vita e della morte...

"Il protagonista e io narrante è un giovane mercante greco, che assiste impotente all’assedio della sua Città. È animato da sentimenti contrapposti, da un lato il desiderio della fuga, d’altra parte la volontà di restare per provare a salvare il proprio mondo. Su questa situazione di incertezza entra in scena la scoperta di una “mappa” che può guidare Gregorio alla riscoperta di alcune preziose reliquie dimenticate: il protagonista a questo punto si domanda perché Dio abbia scelto lui per una tale missione, si interroga sul destino della sua città, una volta che le reliquie che la hanno protetta per secoli venissero rimosse… Insomma nel romanzo si trovano avventura e storia, ma mescolate con lo spessore di un personaggio che si rende conto di trovarsi all’interno di un momento drammatico della storia, e si interroga circa il suo ruolo e il senso dell’esistere".

Perché ha scelto di inserire numerosi dialoghi nell'antico dialetto veneziano?

"Sono convinto che fare narrativa storica in Italia, senza almeno tentare di restituire un barlume dell’infinita ricchezza linguistica del nostro passato, costituirebbe un’occasione perduta. Fin dal mio primo romanzo mi sono divertito a mescolare i codici linguistici: italiano, varianti regionali, gerghi… Qui il protagonista del “gioco linguistico” è Malachia Bassan, amico di Gregorio, un mercante ebreo veneziano che si esprime mescolando sintassi veneziana con termini ebraici, secondo una tradizione diffusa in molte comunità presenti anticamente in Italia. È stato un lavoro di ricerca linguistica che mi ha molto divertito, e che credo possa aiutare a capire la ricchezza linguistica di Costantinopoli al momento della sua caduta: una città nella quale convivevano e commerciavano greci, genovesi, veneziani, fiorentini, turchi, francesi… una vera Babele!"

Oggi si legge poco, il suo è un romanzo di oltre 500 pagine... come lo stanno accogliendo i lettori?

La reliquia di Costantinopoli (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Sono molto felice di poter lavorare con Neri Pozza, un editore attento alla narrativa storica, e coraggiosa nelle scelte che prende: hanno accettato la mole del libro, la complessità che certo l’ebraico-veneziano di Malachia comporta, la presenza di documenti originali incastonati nel tessuto narrativo… La risposta del pubblico pare ci sia stata: il libro è uscito in seconda edizione dopo soltanto due settimane dall’uscita. È vero, le statistiche sul numero di lettori assidui in Italia sono scoraggianti. Però credo che da un lato i buoni lettori siano presenti, e quindi tentare di scrivere al meglio per offrire loro un prodotto di qualità è doveroso! Oltre a questo, mi piace ammettere di scrivere prima di tutto per divertimento personale: la pubblicazione è il coronamento di un percorso che già mi ha dato molte soddisfazioni nel suo farsi: ovvio che spero che questo libro incontri un buon riscontro di pubblico, però mi è piaciuto scriverlo così, e questa, forse, è la cosa più importante".

La ricerca delle reliquie può essere letta anche come ricerca della fede o desiderio di assoluto in un mondo materiale che si sta disfacendo?

"Senza dubbio. Al di là delle attualizzazioni che il romanzo può offrire, mi ha affascinato poter dare voce, attraverso il racconto della caccia alle reliquie, a un mondo per il quale l’oggetto sacro costituiva un collegamento reale tra il mondo terreno e la dimensione celeste. Ad esempio, alcune testimonianze contemporanee alla caduta di Costantinopoli ricordano come molti abitanti fossero certi della salvezza per la fede che nutrivano per alcuni oggetti, reliquie o icone sacre, che mai avrebbero permesso agli “infedeli” di far loro del male. Oppure, per un uomo del XV secolo non aveva importanza verificare scientificamente o archeologicamente se una reliquia fosse autentica: gli bastava la tradizione, la certezza che altri, prima di lui, avessero creduto a ciò. Oggi questa dimensione “concreta” della fede è forse venuta meno. E confesso di avere un po’ invidiato Gregorio, mentre costruivo la sua vicenda a contatto con le reliquie della Passione!"

 

Paolo Malaguti è insegnante di Lettere nei Licei veneti, prima nella provincia di Treviso, poi in quella di Vicenza, nel Liceo Ginnasio Brocchi di Bassano del Grappa. A partire dal 2009 ha pubblicato con la Santi Quaranta di Treviso i romanzi Sul Grappa dopo la vittoria (2009, VI edizione 2014) e I mercanti di stampe proibite (2013, II edizione 2014), e il libro a metà tra narrativa e studio linguistico Sillabario veneto (2011, IV edizione 2013).

 

nr. 09 anno XXI del 12 marzo 2016

La reliquia di Costantinopoli (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

 

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