NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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L'Abbazia di Sant'Agostino a Vicenza

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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L'Abbazia di Sant'Agostino a Vicenza

Quanto tempo ha impiegato per il suo lavoro e che difficoltà ha incontrato?

L'Abbazia di Sant'Agostino a Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Il lavoro di ricerca è durato poco più di un anno, durante il quale mi sono adeguatamente documentato vagliando in modo approfondito le molteplici e spesso discordanti opinioni emerse dagli studi critici passati. Infatti, la singolarità stilistica delle pitture presbiteriali di Sant’Agostino, principale oggetto di studio del mio libro, destò opinioni non sempre unanimi e alimentò disparati giudizi. Nell’affrontare i problemi legati al ciclo di affreschi ho quindi proceduto fronteggiando la dibattuta questione cronologica, risolta con esiti spesso contraddittori. A seguire ho considerato i problemi legati alla valutazione stilistica e iconografica delle pitture, affrontandoli per via comparativa e sulla base di riscontri su fonti storiche e letterarie. Data la singolarità del ciclo, privo di riferimenti stringenti, è stato più che altro difficile ricostruirne le possibili coordinate culturali, ma tale dilemma è stato risolto allargando inevitabilmente lo sguardo oltre l’ambito artistico territoriale vicentino".

Qual è la peculiarità principale dell'Abbazia di S. Agostino e quali i suoi "tesori" più preziosi?

"È determinata da contingenze di carattere storico e sociale. Vicenza, tra il 1311 e il 1312, venne a collocarsi sotto l’egemonia scaligera la quale, dal 1315 influì sensibilmente e direttamente anche sul controllo patrimoniale delle istituzioni ecclesiastiche urbane. La costruzione e la decorazione della chiesa si situano in un contesto religioso assai vivace che, fin dal XIII secolo, aveva visto l’insediamento e la fondazione delle chiese e dei conventi dei più importanti ordini mendicanti: San Lorenzo per i frati Minori, Santa Corona per i Domenicani e San Michele per gli Eremitani. Questo scenario religioso contribuì, indubbiamente, a rendere più aperto e vivace il clima artistico cittadino. Inoltre, il richiamo che questo edificio sacro ha esercitato su me è motivato primariamente, più che dall’essenzialità della forma architettonica, dalle importanti testimonianze pittoriche poste al suo interno, opere che costituiscono appunto il suo autentico tesoro di arte e fede".

In questi tempi veloci e tecnologici, cosa ha ancora da insegnarci la Storia?

"Porre l’attenzione critica su un manufatto artistico, opera architettonica, pittorica o scultorea, indirizza verso un ambito storico, sociale e culturale differente da quello entro il quale agiamo. È un atto mentale che si realizza approdando entro una dimensione temporale che dovrebbe essere resa, criticamente, in maniera fedele e scientifica. La tensione che ci porta a scrutare il passato è da intendersi, infatti, finalizzata ad una comprensione, che sia il più oggettiva possibile, del presente, così almeno auspichiamo. Noi storici dell’arte percorriamo epoche che, a mio avviso, hanno sempre qualcosa di vivo da comunicarci e che possono essere considerate, tuttora, reale fonte di ammaestramento. L’errore che talvolta si rischia di compiere, purtroppo, è quello di interpretare le opere, o i fatti dei tempi remoti, condizionati dal presente o da falsate prospettive future; questo, inutile dirlo, è bene evitarlo".

L'Abbazia di Sant'Agostino a Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come docente di Storia dell'Arte, cosa pensa del patrimonio artistico vicentino: è ben gestito o si potrebbe fare meglio?

"Il patrimonio artistico di Vicenza è ricco e non si limita esclusivamente all’opera architettonica di Andrea Palladio. La domanda che lei mi pone in merito alla gestione delle risorse culturali implica da parte mia una valutazione, sotto certi aspetti, politica, la quale trascende la mia attività di studioso, docente e divulgatore. Non mi sottraggo però alla domanda e le rispondo, da cittadino, complessivamente in modo positivo. Sono milanese di nascita e formazione; risiedo da non molti anni in questa fascinosa città, assorbendo gran parte di quanto essa, in senso esteso, propone a livello culturale. Quello che noto è che vi è un nucleo di volenterosi abitanti che ne animano e sostengono il fermento con non rare proposte di solido spessore. Tutto questo a smentire la pseudo-etimologia, circolante in età medievale, secondo cui il nome della città di Vicenza deriverebbe da ‘Vi-çença’, ossia città senza vis, priva di nerbo e consistenza".

La città ha molte chiese ricche di storia e arte: pensa che il "turismo religioso" possa essere una strada da percorrere per il futuro?

"Certamente. I beni ospitati all’interno degli edifici di culto, fortunatamente, non soggiacciono a quel processo tipico di dissociazione dell’opera d’arte, che si compie allorquando essa è sradicata dal suo contesto vitale e originario, definito dal filosofo Gadamer differenziazione estetica. Per intenderci, la fruizione di un ciclo pittorico di affreschi, riallacciandoci al tema di questo libro, non può essere scissa, oltre che dall’ambiente fisico che li ospita, dal contesto sociale e culturale che li ha prodotti, dei quali partecipa la committenza ecclesiastica che ne ha determinato l’esistenza. Essi non possono realizzarsi nella pienezza del loro valore assoluto se s’intende sminuire il messaggio di fede che li sostanzia. Le immagini integrano alla spiritualità una dimensione palpabile, corporea, essenziale, poiché non c’è anima alla quale non sia associato un corpo visibile. In definitiva penso che l’arte sia un tramite efficace atto ad accrescere la fede, e attraverso cui si possa fare esperienza del divino".

 

Gilberto dal Cengio abita a Vicenza ed è laureato con il massimo dei voti e la lode in Storia dell’Arte, abilitato all’insegnamento nei licei. Le sue ricerche vertono, in specifico, su tematiche attinenti alla storia e alla cultura figurativa di età medievale e rinascimentale.

 

nr. 11 anno XXI del 26 marzo 2016

L'Abbazia di Sant'Agostino a Vicenza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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