NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Medici 16 ore al giorno? Speriamo sia vero…

Dubbi e perplessità sulla riforma in arrivo perché potrebbe essere “la solita politica degli annunci a cui non seguono i fatti” – Parlano i protagonisti in diretta, per esprimere tutti i timori in proiezione futura: “Se non ci sono le risorse, come risolveranno il problema?”; risposta: ”Con altri tagli sugli ospedali”; altra domanda: “E perché le risorse ci sono per l’edilizia ospedaliera?”- Drammatico precedente: quello della legge Basaglia che abolì i manicomi per trasformarli in una rete territoriale ancora da fare dopo quasi 50 anni

di Giulio Ardinghi

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Medici 16 ore al giorno? Speriamo sia vero…

Siamo alla vigilia di una novità importante per quel che riguarda la medicina sul territorio. Più volte annunciata, ora la novità sembra davvero essere alle porte: assemblaggio di sedi mediche di base con la collaborazione di tutti i professionisti iscritti nella singola sezione, apertura di 16 ore per sette giorni su sette, risposta evidentemente a tappeto su quella che è una delle esigenze primarie di chi non sta bene ed ha bisogno di una visita e di una ricetta. Cominciamo qui di seguito con la posizione della fimmg, la sigla sindacale che raccoglie la maggior parte dei medici di base. Il segretario nazionale dichiara cose importanti. E questo dovrebbe bastare. Di seguito vediamo però le dichiarazioni del presidente dell’Ordine della provincia di Vicenza Michele Valente, i cui dubbi –pure nella speranza che la riforma sia davvero alla svolta risolutiva- rimandano ad altre esperienze passate: se occorrono risorse per fare qualsiasi cosa, dice Valente, e le risorse non ci sono, occorre trovarle, e dove si troverebbero se non tagliando altri ospedali ritenuti minori e diminuendo la disponibilità di letti per i ricoveri? I ricordi fanno male, a questo proposito: sembra la vigilia della riforma psichiatrica che oltre quarant’anni fa applicò a piacere la tesi Basaglia, chiudendo i manicomi perché sarebbero stati sostituiti da una fitta rete di servizi sul territorio, mentre in realtà, come tutti sappiamo, quel servizio capillare è ancora oggi solo teorico e chi paga sono come sempre i diretti interessati, gli infermi di mente, e ancora più le loro famiglie. La seconda dichiarazione arriva da Vincenzo Riboni, primario del pronto soccorso del San Bortolo, una fucina da 200 e più clienti al giorno. Anche Riboni si augura che la riforma sia un fatto realistico, mentre non può non osservare che tra gli annunci e l’attuazione di una qualsiasi riforma ci sono sempre strappi di una certa entità. Il pronto soccorso dovrebbe essere il maggiore beneficato dalla medicina territoriale che funziona, ma i dubbi sono molti, anzi: moltissimi, e se questi nodi non si sciolgono si rischia come sempre di trovarsi col cerino in mano, come al ballo studentesco di una volta: il meno dotato o il meno svelto a passare il testimone si bruciava le dita regolarmente. Infine c’è la dichiarazione di un medico di trincea, uno di quelli che hanno l’ambulatorio zeppo nelle ore di apertura: anche qui adesione e speranza, ma mani avanti per capire quale sarà la realtà vera: non sarà che la riforma è studiata per spostare la domanda di sanità verso il settore privato? Cominciamo con Milillo della fimmg nazionale.

COSA DOVREBBE SUCCEDERE- Ambulatori dei medici di famiglia aperti dalle 8 alle 24 e 7 giorni su 7. In alcune Regioni ci sono già, da oggi l'esperienza potrà essere allargata a tutta Italia. Nell'atto di indirizzo per il rinnovo delle convenzioni di medicina generale, che è stato approvato dalla Regioni e dal governo insieme ai professionisti, si fa infatti riferimento ai nuovi "super studi". A rendere possibile la novità anche le guardie mediche, che collaboreranno con i colleghi.Con l'aumento del numero di quelle che in Toscana ed Emilia si chiamano "Case della salute" e nel Lazio 'Ucp', si dovrebbero ad esempio ridurre le richieste ai pronto soccorso per i cosiddetti "codici bianchi", quelli meno gravi. Inoltre negli ambulatori si potranno fare alcuni accertamenti diagnostici di base, come quelli ecografici. Ma la cosa più importante è la possibilità di trovare un medico per 16 ore al giorno tutta la settimana. Anche quando il proprio dottore non è disponibile, infatti, un altro membro di quelle che si chiameranno aggregazioni territoriali funzionali (Aft) sarà a disposizione ed avrà sotto mano tutti i dati del paziente, grazie al collegamento al database comune attraverso il computer. "La staffetta consentirà di avere più dottori disponibili nell'arco della giornata, andando a coprire anche fasce orarie come quella dalle 8 alle 10 o nel primo pomeriggio dalle 14 alle 16, oggi meno coperte", dice il segretario del sindacato nazionale Fimmg, Giacomo Milillo. I medici potranno lavorare in gruppo anche senza essere fisicamente nello stesso studio.Nelle grandi città basterà rivolgersi allo stesso ambulatorio al quale si è abituati ad andare per le visite; nei piccoli centri, più probabilmente, finito il turno del proprio medico ci si dovrà spostare nel vicino studio, quello del dottore che gli subentra. Dentro le Aft potranno anche lavorare gli specialisti. Si stima che ciascun bacino di utenza possa arrivare al massimo a 20mila persone. I servizi di pediatria saranno invece garantiti dalle 8 alle 20 per 5 giorni alla settimana.La novità è annunciata ormai da anni e ci sono realtà locali dove è già partita (in tutto sono 800 le aggregazioni di professionisti attive in Italia). È la volta buona -conclude Milillo- per vedere l'esperienza estesa a tutto il territorio nazionale, con vantaggi evidenti anche per gli ospedali, che saranno sgravati da parte del lavoro.

Medici 16 ore al giorno? Speriamo sia vero… (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)LA POLITICA DEGLI ANNUNCI- Se è vero sono contento, perché si tratta di una bella cosa, ma se siamo come al solito alla politica degli annunci, allora bisogna pensare ad altro e la medicina territoriale non sarà certo quella che decollerà. Michele Valente, presidente dell’Ordine dei medici di Vicenza e provincia, esprime tutti i suoi dubbi, fatta salva la considerazione che apprezza il valore della novità, se la novità è… autentica: “Temiamo molto la politica degli annunci. Quattro anni fa l’annuncio parlava di un servizio H24 che adesso regredisce a H16. Penso che quando si parla di una riforma di questa portata bisogna anche chiedersi dove si andranno a trovare le risorse che servono. In questo caso si parla esplicitamente di lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, come dire che ci si augura di riuscire a spremere denaro da chi rema contro la società nella quale viviamo. Di fronte a questa ipotesi e attendendo la dimostrazione che per questa via si ottiene il risultato di trovare lle risorse, i nostri sospetti credo siano più che giustificati. La politica degli annunci alla fine va a trovare quel che serve nella solita direzione: taglio degli ospedali ritenuti meno importanti, riduzione dei posti letto per i ricoveri, lasciar passare l’illusione che tutto sia fattibile. Nel frattempo però le risorse per l’edilizia ospedaliera si trovano. Questo, per dire che ci sono ottime ragioni per dubitare. Superando con i fatti le incertezze appena descritte è chiaro che la riforma può essere una novità positiva. Se il progetto arriva fino alle conseguenze più positive la gente dispone di un servizio più completo e nell’arco di ore e di giorni che oggi non esistono, mentre d’altra parte il medico lavora indubbiamente meglio perché si trova a dover rispondere alle chiamate di ambulatorio con una regolarità e un ordine auspicati da sempre. Ad aiutarlo in modo determinante c’è il sistema informatico che fornisce a richiesta i dati del paziente ed il suo curriculum della salute. Si perde un po’ il rapporto fiduciario perché è chiaro che di fronte ad un ambulatori plurigestito può capitare che in quel dato turno il paziente incontri il suo medico solito, ma può anche capitare il contrario perché i turni evidentemente non fissano la presenza di un solo medico sempre alle stesse ore e nella stessa condizione di giorno o di settimana. Direi che questo è l’aspetto meno preoccupante dal momento che appunto c’è il sistema informatico a soccorrere qualsiasi problema di conoscenza della situazione individuale di ciascun paziente. Se fosse tutto vero il modello è attuabile. Purché non si ritorni all’esperienza della legge Basaglia che chiuse i manicomi con il progetto di una rete territoriale attuata sempre a stento e sempre in modo insufficiente, al punto che a rimetterci sono stati i pazienti e le loro famiglie…”.



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