NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Prego signor giudice, non mi freghi il posto…

Grido di dolore di un lavoratore cieco bassanese: nello spazio riservato in tribunale, ci trovava regolarmente l’auto del magistrato – È soltanto un vecchio caso, uno dei casi “disperati” che caratterizzano la vita quotidiana dei disabili: nei Comuni si cerca in genere di rimediare più che prevenire, ma è la cultura sociale che difetta – E però Vicenza ha il secondo posto nazionale nel bando del ministero Infrastrutture: 60mila euro per due semafori con avvisatore acustico

di Giulio Ardinghi

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Prego signor giudice, non mi freghi il posto…

Vicenza non è una città per ipo e non vedenti e non lo è neppure per tutte le disabilità in generale. Ma Vicenza è anche vero che nella gamma delle posizioni di difetto Vicenza si trova in ottima compagnia perché il problema delle disabilità è come una sfida alla logica della civiltà, dei doveri minimi, del rispetto, perché dappertutto rischia continuamente di scivolare sul piano inclinato del dimenticatoio per quanto riguarda la pubblica amministrazione e su quello della scarsa civiltà per quanto invece riguarda i comportamenti della cosiddetta società civile i cui “tesserati” -noi tutti- a turno sembrano muoversi con la massima disinvoltura in violazione aperta e spietata delle regole minime del rispetto: gli spazi gialli dei disabili sono continuamente violati dappertutto e le contravvenzioni, quando anche vengano date, non rimediano minimamente. Rimane sempre, come un macigno, l’umiliazione di vedersi defraudati di un diritto per colpa dei propri simili e di constatare ogni volta che il menefreghismo regna davvero sovrano, dal pretendere di prendere il bus al voler camminare su un marciapiedi senza trovare auto in sosta o altri ostacoli di ogni genere. Le barriere architettoniche, cosiddette, dovrebbero essere ribattezzate secondo un lessico meno nobile: sono trappole incivili.

Prego signor giudice, non mi freghi il posto… (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)NELLA GIUNGLA URBANA- Marina Tescari, presidente dell’Unione ciechi, ha provato armata di bastone ad avventurarsi in una passeggiata nei luoghi chiave della città con Alessandro Zagati, ipovedente che collabora con lei sulle barriere architettoniche e con questa operazione ha dimostrato al Comune di Vicenza che la situazione per quanto riguarda questa parte della disabilità (430 iscritti all’Unione in città e provincia, ma ci sono anche centinaia di non iscritti e non catalogati da nessuna statistica) non è davvero classificabile tra le situazioni sociali di privilegio. Le cronache cittadine ne hanno dato notizia: pali della segnaletica messi in posizione disordinata, cassette delle lettere impossibili da “sentire” in anticipo, buche, cartelli pubblicitari in mezzo ai marciapiedi, segnalazioni pedotattili mancanti in corrispondenza degli attraversamenti pedonali, pochi semafori dotati di avviso acustico, e via difettando. Ci sono situazioni particolarmente difficili -dice Marina Tescari- ma in genere ce ne sono tantissime che propongono sempre qualche problema. Non parlo soltanto di chi come me vive in cecità ed ha quindi problemi particolari, parlo di tutta la disabilità in generale che soffre di scarsa attenzione da parte dell’amministrazione. Ho chiesto un colloquio all’assessore Dalla Pozza; finora non ho avuto risposta, ma spero di averla presto perché bisogna davvero rimediare a questa situazione. Ci sono punti della città in cui occorre intervenire. Faccio qualche esempio: viale Rodolfi è un vero disastro, la zona del tribunale anche, a San Bortolo ci sono i marciapiedi stretti e sono spesso intasati o dagli studenti nelle ore di punta o dai pazienti del Sert. In tutti i casi non c’è molta sensibilità, un bastone bianco suggerisce poco a chi incrociamo, a parte le eccezioni, si capisce. Uno dei problemi chiave è quello dei semafori con avvisatore acustico. Siamo riusciti ad ottenere il finanziamento del governo per i semafori di via Quadri e via Fusinieri ed è un buon risultato, ma non sono solo quelli a provocare problemi a -lo ripeto- tutti i disabili non soltanto ai non vedenti”.

LE STATISTICHE DELL’INPS- In Italia l'istituto di previdenza stima che ci siano 380.000 persone non vedenti. Molti conoscono persone non vedenti e vorrebbero essere di sostegno, ma non sono molto sicuri di come comportarsi. Avvisare gli altri quando si entra in una stanza, chiedere come si può essere di aiuto e usare un linguaggio non goffo sono tutti modi in cui puoi essere cortese con una persona non vedente. Soprattutto, il comportamento di ciascuno dovrebbe mostrare rispetto e consapevolezza del fatto che la persona che stai aiutando è più che una persona non vedente. Per avvicinarsi almeno parzialmente alla vera situazione che circonda la vita di un non vedente bisognerebbe chiedersi cosa significa realmente essere ciechi dalla nascita: non basta chiudere gli occhi. Bisognerebbe dimenticarsi di come è fatto un bicchiere, di come funziona un ascensore, come si compone un numero telefonico, come si usa la cucina a gas insieme con milioni di altre immagini mentali che aiutano un vedente a vivere in modo semplice. È quindi importante rendersi conto della terribile diversità di stato che esiste tra chi è cieco dalla nascita e chi lo diventa in seguito a incidente o malattia. Se il secondo caso, per molti versi, è più traumatico, nel primo occorre trovare la capacità di inventarsi un mondo intero. Ignorando forme e colori, ci si deve servire di tutti gli altri sensi per potersi orientare nell'ambiente circostante. Il cieco non può leggere uno sguardo o interpretare un gesto. Non gli servono né i "qui" né i "là", non può scorgere né un cenno del capo né un sorriso, non vede da che parte si apre una porta. Riconosce le scale solo dal basso verso l'alto e se deve scendere una rampa fatica a trovare il primo gradino. E poiché questa menomazione spesso non è evidente, troppe volte non viene presa in considerazione. Chi è privo della vista ha spesso difficoltà a partecipare a colloqui, in quanto non sa a chi si deve "rivolgere". Se non conosce la ragione per cui attorno a lui si ride, diventa insicuro. In poche parole, il cieco ha sempre bisogno di spiegazioni. Per tutti questi motivi nei ciechi gli altri sensi si sviluppano maggiormente e meglio. Con l'andar del tempo il cieco acquista, per esempio, un'eccellente sensibilità tattile (chi però si lascia toccare volentieri?) o una particolare percezione dei rumori. Nella maggior parte dei casi riconosce la gente soltanto dalla voce. Le persone cieche o ipovedenti non sono dotate di superpoteri: per loro il problema di muoversi con una minima sicurezza in uno spazio aperto resta un problema non risolvibile se non li si mette in condizione di poterlo fare utilizzando tutti i mezzi ausiliari che esistono e che purtroppo molto spesso le amministrazioni pubbliche fanno finta di non conoscere o ritardano a intervenire.



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