NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Quando in pista le donne ci andavano a turni

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Quando in pista le donne ci andavano a turni

Quando in pista le donne ci andavano a turni (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)QUANDO I RICORDI TRABOCCANO- Nel 1956 Bruno Zauli inventò i Giochi della gioventù. All’inaugurazione del nuovo campo di atletica Guido Perraro di via Rosmini c’era assieme alla sua delegazione della Confraternita del Bacalà anche Renato Cecchin, quel giovanissimo atleta che corse in questa pista per la prima edizione dei Giochi proprio del ’56. I ricordi ovviamente non hanno confini anche se la pratica quotidiana ti dice che di fronte a questo rinnovatissimo impianto bisogna pensare anche al risultato ottenuto, un risultato che non è per niente secondario. Come sottolinea Umberto Nicolai, assessore di Vicenza, questa pista azzurra non è soltanto bellissima, è anche la punta del Veneto visto che ha superato in qualità e dotazione tutte le altre, cosa mai successa prima. La storia dei 60 anni del capo di via Rosmini è dunque una specie di patrimonio che ha avuto come eredi e testimoni nella pratica dello sport qualcosa come centomila ragazzi. Ed è un conto a spanne, i numeri esatti sono sicuramente più abbondanti ma mancano le cifre esatte. Su queste piste si sono allenati tra gli altri Gelindo Bordin, Rossella Gramola, Gabriella Dorio e quanti altri non se lo ricorda più nessuno. Gli atleti di oggi, anche quelli che si preparano alle Olimpiadi di Rio, sono tutt’altra generazione, sono professionisti, spesso portano il logo dei club militari. Forse uno come Guido Perraro non lo sopporterebbero per dieci minuti, ma è da quell’esempio e quella tradizione che arriva tutto fino ai nostri giorni. Anche il campo è cambiato nella struttura organizzativa e nella gestione: gestisce l’Atletica che ha come marchio per le categorie fino alla junior un altro nome glorioso, cioè la Fiamm. L’impianto è aperto a tutti e a tutte le età, occorre soltanto un lpiccolo, piccolissimo adempimento: 15 euro di tessera che vale un anno. Meno di così non si può ed è obbligatorio averci pensato perché il campo costa ed ha bisogno di essere sostenuto e anche protetto: nessuno paga anche una cifra tanto modesta per poi andare a procurare danni ad una dotazione di materiali che come si sa costa molto.

CHE BELLO CHE TOCCHI A ME…”- La grande soddisfazione di Nicolai ex sportivo di ruolo e per anni presidente del Coni si indovina subito alle prime battute: “Avevo cominciato come calciatore, poi passai all’atletica; lo sport mi ha sempre affascinato e il contatto con il professor Perraro non posso descriverlo, era severissimo ma anche magnetico, quando di spiegava qualcosa capivi che si basava su una conoscenza che all’epoca avevano pochi. Posso soltanto dire che trovo sia bellissimo che tocchi proprio a me battezzare il nuovo campo scuola intitolato a Perraro è come essere arrivati ad un punto che tra l’altro più alto di così perlomeno ora non si può. Questa pista meravigliosa ora è la migliore del Veneto, meglio di Verona e Padova, per capirci, perciò ad un livello che non abbiamo mai avuto a Vicenza. Penso sia stato accettato anche il principio del piccolo obolo che abbiamo richiesto a chi vuole venirsi ad allenare qui, anche soltanto a correre un po’. Siamo stati costretti dalla realtà, dai costi, dal fatto che un danneggiamento qualunque, fosse anche solo un’asticella da salto in alto, si compra con centinaia di euro. Credo sia giusto che la città manifesti la realtà com’è, le cose per cui si paga qualcosa contano anche di più e questa è la cosa risolutiva per arrivare al nocciolo della questione”. Per quanto riguarda quest’opera appena resa disponibile alle specialità dell’atletica, Nicolai fa anche un riferimento molto rigoroso alla durata di questi impianti, altro punto che giustifica di mettersi al riparo chiedendo un piccolo contributo a chi li utilizza: “È il terzo intervento in sessant’anni, il che vuol dire che mediamente tra uno e l’altro passano vent’anni anche se in realtà ora ne passano quindici perché i materiali sintetici sono ben diversi dai tempi della terra rossa. In questo caso avevamo cominciato pensando ad un rifacimento parziale, applicando il nuovo materiale su quello esistente dopo averlo preparato, ma in realtà una volta che si è cominciato a toccare la vecchia pista ci si è accorti che bisognava andare più a fondo e si è rifatto tutto nuovo. Mi pare che il risultato ci dimostri che ne valeva la pena, certo è che oggi il campo scuola di via Rosmini è il migliore del Veneto e qui si allenano gli atleti che andranno a Rio. Che bello che sia toccato proprio a me…”.

BEI RICORDI E GRANDE ESEMPIO”- Chi ha vissuto il campo scuola, gli studenteschi, gli allenamenti con Perraro e poi l’ingresso nell’atletica vera, quella adulta, non dimentica facilmente cos’ha visto e cos’ha imparato. Diego Cappellina, oggi chirurgo plastico, ha collezionato all’epoca alcuni dei migliori risultati giovanili come un 8”2 nei 60 ostacoli o un 5”3 nelle 50 yard; alla vigilia di quella che poteva essere la sua personale svolta verso i livelli più alti della velocità è passato direttamente dalle Fiamme Oro agli studi universitari, per una scelta che non ha mai rimpianto, anche se gli anni dello sport sono sempre anni che non si dimenticano: “Guido Perraro era un vero insegnante alla vecchia, uno che si dedicava interamente al suo mestiere e lo faceva come una specie di missione. Naturalmente quando si è così si indulge poco alle distrazioni, sia per se stessi che per quelli che ti sono affidati come allievi. Il Prof aveva un carattere molto forte, ti seguiva, ti pungolava, ma senza debolezze; l’ora di ginnastica al Pigafetta non era un momento di rilassamento o di distrazione, era una vera e propria seduta di allenamento. E non si scherzava. Ho visto miei compagni rimandati a settembre in ginnastica, tanto per spiegare il personaggio. E poi manifestava la sua filosofia anche in altro modo, anche divertente per quel che mi ricordo: il suo mazzo di chiavi ogni tanto arrivava in volo e dovevi essere pronto ad acchiapparlo perchè così dimostravi di essere attento e non distratto. Poi c’era il decalogo che secondo me era irresistibile perché si manifestava attraverso una predica precisa e lunga di quel che si poteva o non poteva fare. La prima proibizione assoluta era per il gioco del calcio: se il giorno prima ti azzardavi a dimenticartelo, il giorno dopo lui se ne accorgeva, non so come facesse ma se ne accorgeva… E poi c’era la predica sulle ragazze e i provvedimenti conseguenti: gli allenamenti assieme non erano previsti, anzi, per le donne c’era la fascia oraria dalle 2 alle 4,30, dopo di che dovevano sgombrare la pista e tornarsene a casa perché arrivavamo noi. Questo nuovo campo, così bello e così attrezzato darà sicuramente risultati eccellenti. La mia generazione però non può dimenticare quel vecchio campo e tutte le prediche del professore Perraro”.



nr. 17 anno XXI del 7 maggio 2016

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