NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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I desaparecidos alle urne? Sono i partiti

di Giulio Ardinghi

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I desaparecidos alle urne? Sono i partiti

I desaparecidos alle urne? Sono i partiti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)IL CASO LISTA ZAIA/LISTA LEGA NORD- Per Luca Romano, politologo, comunicatore e a lungo protagonista anche nella politica cittadina, è molto forte la delusione per la rinuncia dei partiti a farsi attori di primo piano della vita politica, sia a livello nazionale che a tutti gli altri livelli: “I partiti hanno abdicato, rinunciato a fare il loro mestiere che fino a prova contraria è quello di organizzare la vita sociale di una realtà fatta di aspettative e richieste. Oggi sostanzialmente siamo arrivati ad una rinuncia che si risolve in una assenza totale o quasi dei simboli di partito quasi si avesse paura di mostrarli in pubblico. La tendenza del resto è tanto chiara e leggibile che si può citare come emblematico il caso delle elezioni regionali del Veneto di due anni fa: Si sono presentati come si ricorderà sia la lista della Lega Nord sia quella col simbolo del presidente, la Lista del presidente. Manco a farlo apposta è stata la lista di Zaia a ricevere il maggior consenso, anche a spese di un partito come la Lega che nel veneto è decisamente forte. Ecco, questo esempio vale tutto il discorso, quasi a dire che se proponi all’elettore una faccia ottieni un risultato superiore a quello di una scheda di partito, sia pure col simbolo di un partito che ha un notevole seguito. Zaia ha battuto la sua stessa Lega proprio per questo, perché la gente ha preferito di più affidarsi alla persona che al simbolo impersonale. Evidente che un valore aggiunto in queste condizioni è ben difficile trovarlo utilizzando il logo, il simbolo; meglio scegliere l’altra strada, questo almeno è il cammino che molti stanno scegliendo. Basta guardare a Roma o a Milano. A Roma c’è un simbolo unico e quello concorrente si avvale di vari simboli con l’appoggio ufficiale del PD; a Milano non ci sono simboli di partito, ma invece due candidati che sembrano avere la stessa faccia e dire le stesse cose. La cosa ancor meno consolante è che improvvisando o facendo gravi sbagli si favorisce ancora di più l’aumentare dell’assenteismo al voto”.

I desaparecidos alle urne? Sono i partiti (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)LA PROFEZIA DI SARAMAGO- Giusto trent’anni fa José Saramago, portoghese di grande fama che scriveva oltre che nella sua lingua anche in Castigliano e in Inglese, immaginò un avvenimento senza precedenti per l’Europa: lungo i Pirenei si apriva all’improvviso prima timidamente poi in misura sempre più rilevante una lunga fessura lineare che tra scricchiolii e frane provocava il distacco della penisola iberica dalla Francia e dal resto d’Europa. Un cordone ombelicale che si rompeva per non più ricomporsi. Il libro di Saramago, Una Balsa De Piedra Camino A Haiti’ (una zattera di pietra in viaggio per Haiti) rompeva la sua tendenza narrativa interiore per lasciare spazio all’inventiva pura, al romanzo con ipotesi, avvenimenti, tesi e finale quasi scontato, una volta che la zattera si allontanava tanto da superare la linea dell’orizzonte per lasciare a bocca aperta gli europei. Era la sintomatica quanto chiarissima metafora di un desiderio troppo a lungo represso. Nel 1986 le fisime dei tedeschi sulla pulizia igienicamente nemmeno minimamente discutibile dei conti di chi stava nella UE erano ancora in braccio agli angeli, Angela Merkel cresceva da giovanissima donna nella Repubblica democratica di Pankow, la DDR, non c’erano immigrati in viaggio sui barconi e si era per di più nel decennio dell’ottimismo reaganiano, cosiddetto perché ribattezzato dal presidente statunitense come l’occasione da sfruttare subito e bene per liberarsi dai lacci dell’economia emersa nel dopoguerra: de-regulation, era la parola d’ordine, e tutti allegramente non dicevano di no, tutt’altro. Ma quando uno è genio lo è sul serio e completamente: la profezia di Saramago rappresentava appunto la metafora di quel sentimento che ciascuno di noi ha sentito pizzicare almeno una volta, quella voglia di liberarsi degli americani e dei loro tanti scudieri al soldo che ancora oggi non è soddisfatta. Anzi, il contrario esatto, se è vero come è vero che la grancassa presenta come uno spauracchio tremendo e irrimediabile l’uscita della Gran Bretagna dalla UE, concetto che media la strettissima necessità di rimanere tutti come siamo, colonizzati dai cosiddetti poteri forti cui oggi si è felicemente aggiunta la Germania. La metafora di Saramago è una vera e propria profezia di sentimenti sempre meno soddisfatti, di legami purtroppo non dissolubili, di un disagio che oggi si sta riversando come una cascata irrefrenabile sulla partecipazione dei cittadini europei alla vita politica dalla quale i partiti, quelli che ancora ci sono, insistono nel volerli lasciare rigorosamente fuori. I nazionalismi in crescita dappertutto, dall’Ungheria alla Cekia, dalla Francia alla Scozia, dall’Ucraina alla Turchia, dalla Danimarca all’Olanda, e via citando, rappresentano l’esatto opposto -previsto, temuto e poi da ritenere scontato- di quel clima di ottimismo che governava gli anni 80. E quella zattera di pietra si porta appresso nel suo distacco dall’Europa, nella sua navigazione verso Haiti, un pezzo delle aspirazioni e della vita di ciascuno di noi. Qualcosa che non tornerà mai più.

 

nr. 22 anno XXI dell'11 giugno 2016

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