NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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I desaparecidos alle urne? Sono i partiti

di Giulio Ardinghi

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I desaparecidos alle urne? Sono i partiti

I desaparecidos alle urne? Sono i partiti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)LA VERITÀ? LA GENTE SI È STUFATA- Il fenomeno delle civiche che soprattutto nei piccoli Comuni si affollano come offerta agli elettori nella speranza di ottenere il risultato viene giudicato molto razionalmente da Ettore Beggiato, autonomista veneto, scrittore oltre che presente per molti anni nella vita politica veneta. Gli hanno anche proposto di correre per diventare sindaco: “Ho detto di no e non ci penso neppure. Il moltiplicarsi delle liste civiche disorienta la gente, quella gente che si è già stufata quel che basta delle parole e delle formule vuote dei partiti più grandi. Non mi stupisce questo fenomeno: se metto in scheda Fare Bello Tormeno o Tormeno Deve Essere Fatto Bello non esprimo un granché dal punto di vista del progetto amministrativo che peraltro manca quasi sempre. E in questo modo si disorientano soprattutto gli elettori che nel Comune sono arrivati da poco e non conoscono i candidati: per chi voteranno? Forse si aggiungeranno all’esercito degli assenteisti e non usciranno neppure di casa. Il problema che ormai è venuta a mancare l’identificazione possibile su una formula che si capisca. Per questa ragione quelli che conoscono i candidati si rivolgono alle persone e gli danno il voto. Non so dire se sia meglio o peggio, però so di sicuro che le cose stanno così e mi pare di poter prevedere che la tendenza non si attenuerà perché in effetti sono venuti a mancare i riferimenti cosiddetti ideologici, quelli dietro cui ci si mette in fila perché rappresentano una identità. Mi basta l’esempio di Milano dove andranno al ballottaggio due capi di lista civica che difficilmente si riesce a distinguere per progetto e idee. Sembrano la stessa cosa, al di fuori del nome del candidato non c’è un’ideologia e se per caso c’è si confonde con quella dell’avversario”.

I desaparecidos alle urne? Sono i partiti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)CI SI PRESENTA CAMUFFATI…- Che cosa c’è dietro questo fiorire forsennato di simboli cosiddetti civici lo spiega Manuela Dal lago, parlamentare della Lega Nord, ex presidente della Provincia di Vicenza: “Secondo me i partiti hanno paura di mostrare ancora il proprio volto e per questo preferiscono presentarsi camuffati alle elezioni, riparati dietro identità diverse formalmente dalla propria, quasi che bastasse questo trucchetto per ingannare gli elettori ed ottenerne il consenso. Il vero problema è che questo fenomeno deriva da cause ben precise e riconoscibili, in particolare dal fatto che i partiti hanno largamente tradito la loro funzione equilibratrice e di proposta; Renzi vedo che svaria da una parte all’altra senza che dia segno di farci capire da che parte sta e per fare che cosa mentre il fenomeno dell’assenteismo si sta avviando a toccare la metà degli aventi diritto al voto e quel che di politico si riesce ancora ad esprimere è sostanzialmente affidato alle proteste, come è accaduto recentemente a Roma. Oltre non mi pare che si vada e in queste condizioni è ben difficile pensare a qualcosa di sensato in politica sperando che ti stiano ad ascoltare. Un caso parecchio emblematico secondo me è quello di Milano dove Sala e Parisi dicono sostanzialmente le stesse cose, presentano simboli che non sono di partito, parlano agli elettori senza distinguersi per programmi o intenzioni. La differenza tra loro è così impercettibile che chi li ha votati e li voterà lo farà soltanto in base al loro simbolo di partito che non hanno messo in scheda. Che significa rovesciare tutto il discorso che ho fatto finora. Io penso che i partiti debbano tornare a prendere il controllo di questo caos prima che davvero non ci siano possibilità di trovare i rimedi”.

I desaparecidos alle urne? Sono i partiti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)È UN SUICIDIO COLLETTIVO- I partiti rinunciano a tutto, alla loro funzione e anche a far prevalere le idee. Questo dice Mauro Fabris, impegnato a lungo nella segreteria della DC e nei vari governi di cui è stato anche sottosegretario (D’Alema). “È una specie di suicidio collettivo di fronte al quale davvero non si sa che cosa fare e da dove cominciare per fare qualunque cosa. A poco serve rifare la cantilena che una volta le cose erano diverse… Erano diverse per il semplice fatto che la realtà sociale era regolata ed equilibrata dal lavoro di partiti che non erano formazioni improvvisate all’ultimo momento, ma che al contrario potevano portare al tavolo di qualsiasi discussione l’esperienza di uomini che avevano una scuola di partito alle spalle, uomini che lavoravano a lungo prima di ricevere l’investitura per qualche incarico, fosse anche il più modesto. Oggi i partiti si camuffano, hanno vergogna, non lo so, restano accuratamente alle spalle dei simboli di lista civiche e rarissimamente escono allo scoperto. Basti dire che il PD ha il suo simbolo nel 6% delle liste mentre 5Stelle arriva al 13%. Questo significa stare molto lontani dalla realtà del contatto con la gente e i suoi problemi. Oggi si fa improvvisazione, il calcolo di tempo verso cui si progetta qualcosa è talmente ridotto che non si può pensare a programmi credibili, è tutto a breve termine, per dirla tutta. I personaggi improvvisati lo sono tanto più in quanto non hanno una identità e in questo modo sfido chiunque a dimostrarmi che un’azione di governo, fosse quella di una città o del governo regionale o nazionale, otterrà risultati in base a quanto sarà stato pensato e seguito come risultato da ottenere. Ma c’è un problema in più: questa confusione e questa insufficienza a largo raggio di motivazioni e idee non fa che riversarsi poi direttamente sulle ulss, sui consorzi, sulle aziende municipalizzate, su tutte quelle strutture di appoggio alla amministrazione delle cose della società che richiedono conti precisi, decisioni rispettabili, idee credibili, non certo difetti enormi come quelli provocati dall’improvvisazione”.

 



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