NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Come riuscire a distruggere un modello perfetto

Il sistema sociosanitario del Veneto sta per affrontare una svolta decisiva per la sua storia dal momento che gli ultimi quattro anni vengono identificati dagli addetti ai lavori come un periodo di completa paralisi: ora si parte dalla riforma delle Ipab - Intanto l’associazione delle Istituzioni e Iniziative Pubbliche e Private di Assistenza (U.R.I.P.A.) dopo aver rinnovato il proprio vertice ripropone per primo il tema degli anziani: “Sembra non riguardare nessuno e invece ci riguarda tutti…” dice il presidente Roberto Volpe in questa intervista

di Giulio Ardinghi

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Come riuscire a distruggere un modello perfetto

La Regione Veneto si è aggiudicata il premio “Innovazione ICT in Sanità 2013” vincitore nella categoria “soluzioni Cloud e Shared Services”. Il Sistema Socio Sanitario Regionale del Veneto rappresenta un modello di eccellenza caratterizzato da performance di elevato livello qualitativo collegato ad un attento e costante controllo dei costi del sistema. La Regione vanta numerosi progetti die-Health che attraverso l’uso di tecnologie integrate in ambito socio-sanitario, garantiscono il miglioramento della qualità nel governo dell’output e della spesa, permettendo di raccogliere informazioni affidabili sulle prestazioni e garantendo un costante monitoraggio nel rispetto della privacy dei cittadini”.

È informazione in rete nel sito istituzionale. Fosse un prodotto musicale di punta, questo sarebbe il lato A, dove tutto è piano e chiaro, avanzato e previdente. A rafforzare un concetto che il primo piano sociosanitario organizzativo della Regione Veneto, stilato molti anni fa, venne preso a modello da tutta Italia. Soltanto che la storia ha punteggiato qua e là qualche variazione e il risultato finale non è più quello, il disco è cambiato. Difatti c’è anche un lato B e da quest’altra parte si capisce che composizione, esecuzione e arrangiamento sembrano ancora ineccepibili ma non lo sono più. La responsabilità di questa flessione di valore appartiene in esclusiva alla politica, cioè alla capacità degli amministratori di proporre scelte che prescindano dalla prigionia ermetica in cui li chiude l’apparato burocratico.

È il vero punto dolente, lungo una catena senza fine che disegna le assurdità imperanti nei luoghi del potere politico che si lascia ipnotizzare dal potere dei burocrati, quella classe di dipendenti ai quali sarebbe affidato nient’altro se non il dovere della messa a punto tecnica dei provvedimenti, al servizio delle decisioni politiche, appunto.

Allo scopo di chiarirci le idee, qualche domanda. Perché, ad esempio in una ulss veneta, il direttore generale sceglie i dirigenti come gli spetta, ma sceglie anche il revisore dei conti? E perché tutto il settore risulta sotto considerato anche alla luce del declassamento a sezione della voce sociosanitaria al punto da renderla una specie di ufficio/farmacie e non parte di un progetto strategico? E perché le sedi della Unione Regionale Istituzioni e Iniziative Pubbliche e Private di Assistenza (U.R.I.P.A.) presenti fittamente (sono 350) in gran parte dei 560 Comuni del Veneto (quanti, più o meno, come gli uffici postali) non vengono identificati per quel che sono, punti utili per la sanità, per gli ambulatori dei medici di base, per la soluzione di quei problemi di salute che a questo livello possono essere utilmente assunti senza scaricare sugli ospedali? E perché questa organizzazione che assiste nelle ex residenze per anziani e case di riposo (oggi Centri di Servizio) con 30mila ospiti per 20mila dipendenti, il 90% dei quali sono donne, se ne rimane a fare da sfondo ad un contesto generale che dovrebbe al contrario considerarla interlocutore obbligato di primo piano? E infine: perché non si considera che proprio questo settore dell’assistenza sociosanitaria nel pieno della crisi in corso non ha prodotto disoccupazione ma anzi, quando possibile, ha aumentato il personale essendo peraltro in continuo deficit di organici?

Come riuscire a distruggere un modello perfetto (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)La nuova legge che riforma le IPAB sta per arrivare sui tavoli della V Commissione regionale. Forse è il momento di chiedersi il perché di almeno quattro anni di immobilità assoluta, trascorsi a ragionare di burocrazia e non di programmazione politica, lasciando tranquillamente che il responsabile o i responsabili della sanità regionale si occupassero in operazioni di immagine, magari ambiziose, ma si guardassero bene dal fare quel che si doveva fare per dovere istituzionale, cioè costruire programmi ed attuarli. Inutile aggiungere, forse, che questa caduta di qualità della politica, un processo a perdere nel quale ci si imbatte ad ogni passo quale che sia il settore sotto analisi, ha progressivamente passato la mano delle responsabilità formali ad una burocrazia che governa e impera e pure non sapendone magari niente degli argomenti specifici segue una sua strada godendo del beneplacito della controfirma politica.

Lontanissimi, remoti, quasi del tutto nell’oblio, i pensieri e le decisioni di quella politica che sceglieva e faceva crescere i suoi protagonisti con progressione, chiedendone e ottenendone dedizione e risultati: era la politica della cosiddetta prima repubblica, quella affossata dalle inchieste giudiziarie e che di fatto ha cancellato tutti i partiti del quadro tradizionale tranne uno. Quale sia la svolta possibile per questo degrado nessuno in realtà può dirlo, se non quelli che vi sono coinvolti soffrendone e cercando giorno per giorno di conviverci. L’URIPA, che appartiene giusto a questa schiera, intanto prosegue e non si fa smontare. Ha rinnovato il consiglio di amministrazione riconfermando alla presidenza Roberto Volpe (vicepresidente Sandra Passadore) e propone al legislatore regionale una serie di temi. Nell’intervista che segue Roberto Volpe risponde punto per punto ai temi che ha proposto in sette capitoletti, tutti significativi, neppure uno da sottovalutare. Tutto sta a verificare quali saranno le risposte dell’amministrazione regionale del Veneto. Intanto, ecco le risposte del dott. Volpe.

La nuova legge di riforma delle IPAB

Si tratta di una legge molto attesa in quanto serve ad uscire dallo schema del sistema fissato nello schema del 1860 per rendere le IPAB o aziende pubbliche o fondazioni di diritto privato. L’attesa è determinata dal fatto che non si può più andare oltre e la riforma va fatta anche considerando il tempo trascorso da quando se n’è cominciato a parlare come di un punto di svolta di prossima soluzione: sono passate quattro legislature e prodotta una miriade di decreti legge, ma non si è mai arrivati al dunque ed il dunque pare prossimo oggi con la nuova promessa di riforma. Il fatto è che tanta attesa e tanto ritardo dovrebbero far riflettere la politica e i suoi progetti: non si può più attendere per il semplice fatto che tutto il sistema di cui facciamo parte si muove su meccanismi antidiluviani anche se si deve confrontare con una realtà che antidiluviana non è: economia e dinamiche sociali non sono neppure parenti anche solo di quelle di una decina di anni fa. Finchè si danno sensazioni di cambiamento ed il cambiamento in realtà non avviene si ottiene solo che metà degli elettori se ne rimangono a casa: così non vince nessuno, neppure quelli che ottengono maggioranze anche chiare, in realtà succede che perdiamo tutti.



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