NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Sotto l’altare il Gonfalone di Venezia

di Giulio Ardinghi

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Sotto l’altare il Gonfalone di Venezia

DAL CATTARO A MONTAGNANA- L’autorevolissimo Giuseppe Praga –sottolinea ancora Ettore Beggiato- nella sua "Storia di Dalmazia" sottolinea così il commovente addio: "Parole che potevano essere trovate soltanto per rendere l'estremo saluto a un genitore, dal quale si erano avute anima e vita" Perasto per gli appassionati della storia della Serenissima Repubblica Veneta è una città-simbolo: in questo suggestivo borgo, situato nelle Bocche di Cattaro che allora, come abbiamo detto, era Dalmazia, mentre oggi è Montenegro accadde che il 23 agosto 1797 venne ammainato il gonfalone di San Marco, deposto, con una commovente cerimonia sotto l’altare della chiesa. E di sicuro ancora più commovente risulta il discorso appena riportato del capitano di Perasto, Giuseppe Viscovich.Va tenuto presente –osserva ancora Ettore Beggiato in una sua nota di commento alle celebrazioni avvenute a Perasto- che “la Serenissima era caduta il 12 maggio 1797 e che quindi, per oltre tre mesi ci furono ancora delle “enclaves” dove la bandiera veneta continuava a sventolare e dove, fondamentalmente, la Repubblica Veneta continuava comunque ad esistere.Ci sono diverse testimonianze che in altre parti della Dalmazia il Gonfalon della Serenissima sia stato posto sotto l’altare della chiesa, mentre non mi era mai capitato di leggere che anche nella terraferma veneta tale atto di grande rispetto e di grande amore si fosse realizzato nello stesso modo”.“Leggendo invece -prosegue Beggiato- il volume di Giorgio Dissera Bragadin, storico autorevole recentemente scomparso, “I Dissera a Montagnana”, trovo una nota relativa al suo antenato Pietro Dissera che fu il primo ad innalzare nel 1848 la bandiera con il simbolo marciano, (sepolta nel Duomo nel 1797) nel verone del palazzo municipale”.Siamo nel 1848, nei primi giorni della Rivoluzione Veneta che portò alla rinascita della Repubblica Veneta e i cittadini di Montagnana, città fedelissima alla Serenissima, scesero in piazza per reclamare la Repubblica di San Marco.

Sotto l’altare il Gonfalone di Venezia (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)CALPESTATO UN MILLENNIO- È una testimonianza importante –conclude Beggiato- e mi auguro che gli studiosi di storia veneta possano verificare se tale “sfogo de amor” verso il Veneto Gonfalon si sia verificato anche in altre città della terraferma: chissà se sotto gli altari delle nostre chiese ci sono ancora dei gonfaloni della Serenissima”. Paolo Muner nel suo “Il Veneto nel Cattaro” scrive altre pagine chiarificatrici di quanto accaduto allora: “Come tutti sanno, la quasi millenaria storia della Serenissima si concluse, il 12 maggio 1797, sull’onda di quel terremoto geo-politico che travolse l’Europa durante la breve epopea napoleonica; pochi sanno invece che, se a Venezia ciò avvenne in modo piuttosto supino ed abbastanza criticato dalla Storia, molto meno rassegnati a vedere ammainare il vessillo di San Marco furono i “veneziani” dell’altra sponda adriatica, cioè i Dalmati, forse perchè già potevano presagire che in tal modo vedevano pregiudicata la loro appartenenza, se non all’Italia, che come entità statuale non esisteva ancora, quanto meno al mondo latino, essi che a Roma avevano dato, con Diocleziano, anche un Imperatore. Fu così che, per alcuni mesi dopo tale data, le insegne del Leone Alato garrirono ancora nei già possedimenti “da mar”, man mano che il plenipotenziario austriaco, General-Maggiore Mattia Barone de Rukavina, prendeva possesso del litorale dalmata, venendo ammainate, rispettivamente, a Cherso il 15 giugno, a Zara il 6 luglio, e, quindi, definitivamente, il 23 agosto, a Perasto, nelle Bocche di Cattaro.

UN SOGNO DI SECOLI SVANITO- Ed anche se ciò fu forse dovuto proprio ad una programmazione operativa del plenipotenziario, ovvero alla più banale circostanza che Perasto fosse, in Adriatico, tra le località più lontane da Venezia, al fascino della Storia ciò fece molto comodo: Perasto era infatti detta la “Fedelissima Confaloniera”, perché la Serenissima le aveva concesso, da antica data, il privilegiato onere di fornire la Guardia al Gonfalone, che era composta da 12 gonfalonieri, eletti di volta in volta dal Consiglio degli Anziani della comunità, e i quali custodivano, in pace ed in guerra, la Bandiera di Campagna ed il Vessillo del Gonfalone.
Poichè nella baia di Perasto svernava, normalmente, la flotta del Levante, ogni partenza - della Guardia e del Gonfalone, che andavano ad imbarcarsi sulla Galera del Capitano Generale de Mar - veniva celebrata con solenni riti civici-religiosi”. Questa è la ragione principale per cui il Gonfalone salvato a Perasto fu l’ultimo in assoluto nella terra dalmata prima che i napoleonici occupassero tutto il territorio che era appartenuto alla Repubblica di Venezia. Va da sÈ che si spiega anche il fatto che non si abbia alcuna segnalazione di altri salvataggi di questo genere nel Veneto e nel Vicentino. L’invasione infatti fu talmente fulminea da queste parti che tolto il caso di Montagnana non venne registrato alcun altro episodio sulla linea di quello di Perasto.

Sotto l’altare il Gonfalone di Venezia (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)E LE ALTRE CHIESE DEL VENETO?- Qualcosa di equivalente dev’essere accaduto a Montagnana dove evidentemente qualcuno ha preso l’iniziativa prima che fosse troppo tardi ed è riuscito a salvare il Gonfalone di Venezia sotto il pavimento di pietra dell’altare maggiore, proprio come a Perasto. Da notare che tra le opere presenti all'interno del Duomo di Montagnana ci sono laTrasfigurazione di Paolo Veronese, le tre tavole di Giovanni Buonconsiglio detto il Marescalco (XVI secolo), ma soprattutto c’è una grande tela votiva riproducente labattaglia di Lepanto(1571), oltre a due affreschi raffiguranti Davide e Giuditta del Giorgione. La tela dedicata alla battaglia di Lepanto, storico riferimento per l’esistenza e le benemerenze di Venezia in Adriatico, è un’opera enorme, quadrata, con il lato di quattro metri e mezzo.

Ma che cosa è successo nelle centinaia di altre chiese del Veneto che si sospetta abbiano avuto la stessa possibilità di salvare il simbolo di Venezia? La verità è che fino ad oggi nessuno è riuscito a ricostruire una mappa della vicenda per cui l’unico segnale reale è quello di Montagnana. Al Museo Diocesano di Vicenza il direttore don Francesco Gasparini non si mostra per la verità troppo sorpreso di questa carenza di documenti e testimonianze. La tesi più credibile, spiega è quella che lega ogni possibilità di iniziativa alla rapidità che caratterizzò l’invasione napoleonica del Veneto. Se qualcuno è riuscito a fare quanto è stato fatto a Perasto e a Montagnana si è ben guardato dall’esporsi: “Secondo me la storia spiega già tutto. Basti ricordare quanto accaduto alla diocesi di Vicenza dove le truppe napoleoniche distrussero e depredarono il più possibile e lo fecero per di più ad una velocità incredibile lasciando nessun tempo di reazione a chi avrebbe potuto reagire in altre condizioni. A partire dal convento delle benedettine di San Pietro per finire allo stesso Duomo mancò letteralmente il tempo di mettere in salvo qualcosa. Credo che Perasto sia l’esempio migliore per dimostrare questa tesi: lì i napoleonici arrivarono molto dopo. Per Montagnana il discorso è diverso ma evidentemente qualcuno ebbe l’intuizione migliore nel momento più opportuno e molto abilmente riuscì ad anticipare l’arrivo dei soldati francesi”.

 

nr. 32 anno XXI del 17 settembre 2016



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