NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Minaccia alluvioni i rischi dell'autunno

di Giulio Ardinghi

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Minaccia alluvioni i rischi dell'autunno

Minaccia alluvioni<br>i rischi dell'autunno (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)E LA SAGGEZZA CONTADINA?- Tutt’altra faccenda dall’interlocutore empirico costituito dalla saggezza contadina. Appunto questo è l'approdo che dovrebbe mettere d'accordo tutti, secondo quella la storia che il contadino costruisce negli anni per capire come vanno le cose e nel tentativo di arrivare a capire un po' prima che si verifichi che manca poco alla grandine, ad esempio, o che la semina diventerà un problema se il terreno assorbirà troppa acqua. Ottimo interlocutore da questa parte del discorso è Diego Meggiolaro agricoltore di grandissima esperienza, a lungo presidente della Coldiretti, uno che nei campi passa tutte le sue giornate e che sa di essere soggetto ai capricci del tempo. Dovrebbe essere testimone ideale della possibilità di interpretare i segni della natura per agire di conseguenza. Non è così. Si fida di più della matematica, questo dice: "Non credo nelle previsioni empiriche per il semplice fatto che le stagioni non danno segni particolari su cui basarsi per fare o non fare qualcosa nel nostro lavoro. Un cespuglio che fiorisce di più o dà più frutti in un certo momento magari può rappresentare una coincidenza curiosa della quale ci ricordiamo, ma non è certo un segnale di cui tener conto. La scienza è fatta di modelli matematici precisi che forniscono risposte precise. Il sistema delle analisi metereologiche è complicatissimo, caldo e freddo si avvicendano, pioggia e grandine anche, poi c'è anche la neve. Se mi devo fidare di qualcosa nel guardare il cielo e decidere francamente preferisco farlo ascoltando quel che mi dice la scienza; oggi siamo in possesso di una tecnologia che ci mette a disposizione il massimo richiesto”.

Naturalmente il fatto che tutta la materia sia così complicata non risparmia errori e quando ci sono errori è chiaro che subito se ne pagano le conseguenze. Ma questo è un discorso del tutto diviso da quanto succede ogni anno in Italia, magari più di una volta all'anno. Le alluvioni sono provocate dalla scarsa saggezza dell'uomo che ha sfruttato e sfrutta il territorio senza alcun discernimento. Che colpa si può dare ad una pioggia sia pure fortissima se causa alluvioni? Se lo fa è perché in quello stesso luogo dovevano essere prodotti dei rimedi che non sono stati prodotti. E qui entriamo nel ruolo davvero devastante che la burocrazia gioca su tutto creando danni difficili da rimediare. È l'uomo che causa i propri guai; piuttosto che aver a che fare con quella stessa burocrazia che si dimentica finanziamenti già stanziati o che allunga a dismisura i tempi per lavori già decisi eppure sempre incredibilmente ostacolati da qualche ricorso, molto meglio avere a che fare con una crisi che con il problema che tormenta i Comuni perché il vero problema è ancora e sempre lo stesso: la burocrazia... Intanto, per quel che ci riguarda, posso dire che si sta concludendo un’ottima stagione: vigneti che hanno dato un prodotto fantastico, i raccolti che si stanno concludendo in tutti gli altri settori, ed una sensazione precisa che i risultati alla fine saranno molto buono. Per quanto riguarda le previsioni, lo ripeto, preferisco affidarmi alla tecnologia: ci può anche essere qualche errore di tempestività nelle previsioni ed un fenomeno può più o meno anticipare o ritardare, ma l’osservazione scientifica non si può discutere".

TRE SECOLI DI LETTURA DEL TEMPO- Resta memorabile quell’appuntamento che ha visto alla Biblioteca La Vigna la presentazione di Galliano Rosset quando era stato appena nominato Gran Priore della Confraternita del Bacalà, ma qui non in tale suo nuovo ruolo (è succeduto a Walter Stefani, a sua volta arrivato alla carica dopo l'avvocato Benetazzo). Rosset fu invitato a parlare di metereorologia, tema sul quale è da sempre fortemente coinvolto dal momento che si occupa del calendario Poiana, una specie di vangelo preparato di anno in anno con illustrazioni e grafiche varie per descrivere l'andamento del tempo di tutto l'anno. Da gennaio a dicembre il Poiana descrive settimana per settimana quel che sarà: collegandosi alle fasi lunari e tenendo conto di un ritmo storico che a quanto pare non tradisce mai, mette nero su bianco tutto: pioggia e grandinate, raccolti buoni e raccolti scadenti, veri e propri warning per sapersi poi regolare. La cosa più curiosa è che il Poiana non sbaglia mai -o quasi mai- smentendo di brutto tutte le teorie scientifiche sulla impossibilità di capirci qualcosa di questi innumerevoli capricci della metereologia. Ancora più rilevante è il fatto che questa tradizione affondi le proprie radici addirittura in tre secoli fa e che sulla falsariga dei pionieri dell'iniziativa, cioè Antonio Masenello e Giovanni Spello, Galliano Rosset da parte sua prosegua da decenni in questo lavoro minuzioso che consiste soprattutto nel seguire passo passo l'alternarsi degli anni e dei mesi, delle settimane e dei giorni. Ora non c’è dubbio che il meccanismo su cui si basa il Poiana sia quello affidabile dell’osservazione dei fenomeni meteo dal versante dei campi, della semina e dei raccolti. I parametri considerati sono quelli delle fasi lunari e su quella base il vecchio ma sempre vitale “calendario del tempo” fornisce indicazioni il più delle volte affidabili. L’altra faccia della medaglia dice però qualcosa di diverso, come abbiamo visto nelle dichiarazioni del metereologo Marco Rabito: i cambiamenti climatici sono diventati così visibili e marcati da mettere in forte difficoltà la stessa scienza che studia i fenomeni metereologici: se i fondamenti dell’osservazione scientifica non riescono a prevedere con sufficiente tempestività le situazioni più delicate e i pericoli che le accompagnano, non c’è formula o modello scientifico che possano dare una mano alla previsione del Poiana, per quanto radicata nella tradizione e molto spesso singolarmente vicina alla realtà.

LE NEVICATE DEL 1918- In quel suo intervento alla Biblioteca La Vigna lo stesso Rosset ha sostenuto di essere soltanto un trascrittore di questa profezia integrale a tutto campo ed in realtà di occuparsi di seguire la vicenda del tempo scandita da corsi e ricorsi aggiungendo poi al calendario quella bellissima grafica che lo caratterizza: prevelante, è la parte che accompagna i fogli del calendario, i disegni e i richiami che fanno da corredo. Sembra impossibile, è la spiegazione, ma il calendario esiste in quanto il tempo metereologico segue una scansione particolare ed un andamento ciclico ben controllabili da parte di chiunque abbia voglia di andare a vedere i precedenti. È provato infatti secondo il calendario dei campi che ogni 32/33 anni i fenomeni metereologici tornano al punto di partenza, come un punto zero da cui ricomincia tutto. Ci sono alcuni punti di riferimento preziosi che fanno da base di partenza per dimostrare la bontà di questa tesi: nel 1918 alla fine della guerra ci furono nevicate così forti e abbondanti che crearono montagne di neve e di ghiaccio. I ghiacciai delle Alpi furono talmente sommersi che coprirono tutti i forti della guerra i quali si poterono rivedere allo scoperto soltanto tra il 1950 ed il 1951, a fine ciclo, tanto per capirci, quando erano cioè trascorsi i tre decenni previsti più o meno dal ciclo iniziatosi nel '18. Ci sono variazioni, evidentemente, ma questo andamento ciclico è un fatto accertabile e inequivocabile. È così che va avanti il Poiana e se si ha l'impressione che non sbagli quasi mai forse è perché segue questi andamenti ciclici di lungo periodo e ne tiene conto. Dopo di che c’è l’altro aspetto, quello delle conseguenze di un fenomeno meteorologico che provoca allarme, è l’aspetto dei danni al territorio che purtroppo dipendono strettamente dall'incuria dell'uomo. Quando si costringe un corso d'acqua a viaggiare in un alveo diverso o più ristretto rispetto a quello naturale quel che ci si deve aspettare è che prima o poi la natura provveda in proprio e che riportando all’origine quelle condizioni del rapporto dei fiumi con il territorio siano inevitabili alluvioni anche molto importanti e distruttive. Se poi si è fatto l'errore di costruire troppo nelle vicinanze o addirittura in prossimità dei fiumi, allora è chiaro che le conseguenze non possono che essere disastrose. 

 

nr. 36 anno XXI del 15 ottobre 2016

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