NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Una famiglia vicentina

La storia dei Rumor nella Vicenza del dopoguerra

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Una famiglia vicentina

Sergio Rizzo, il noto editorialista che con il vicentino Gian Antonio Stella ha scritto alcune delle opere più importanti del giornalismo d’inchiesta in Italia – una su tutti La Casta – sostiene nel suo recente La repubblica dei brocchi (Feltrinelli) che il declino della classe dirigente italiana è sempre più evidente e che nessuno si è salvato dal lento processo di decomposizione: non la politica né le grandi burocrazie pubbliche, ma neppure magistrati, manager pubblici e privati. Un’opinione secca e tagliente che, seppur condivisibile in generale e comunque riferita agli ultimi decenni di vita politica e sociale, potrebbe suonare ingenerosa a molti vicentini dopo aver letto il nuovo libro di Paolo Rumor - Una famiglia vicentina (Panda edizioni) - che narra la storia della ben nota famiglia Rumor nella Vicenza del dopoguerra: l'entusiasmo e le difficoltà nel ricostruire un territorio e le istituzioni che oggi diamo per scontate, ma che allora semplicemente non esistevano. In primo piano il padre dell'autore, Giacomo Rumor, protagonista della rinascita dell'economia vicentina: il suo impegno nella Resistenza prima, nella ricostruzione del tessuto sociale e produttivo poi; il suo ruolo nella nascita dell'Unione Europea; il vivere quotidiano.

Una famiglia vicentina (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Nel vicenda, raccontata con semplicità e sentimento, l'autore dipinge la storia della propria famiglia e della propria vita, intrecciandola con riflessioni sul profondo mutamento della società e degli stili di vita, preziosi dettagli di un mondo che non c'è più e di un altro che sarà. Presentato a fine anno alla Biblioteca Internazionale La Vigna di Vicenza, il libro di Rumor - il secondo dopo L’altra Europa edito nel 2010 - è una sorta di rievocazione, come lo stesso autore afferma, una serie di ricordi e situazioni che salgono dall’intimo. Leggendolo infatti ci si accorge che Rumor non vuole solo raccontare o descrivere ma soprattutto assecondare l’impulso di fissare sulla carta le sensazioni vissute, passando dal tempo presente al passato, perché il tempo non ha una dimensione coerente: non è una narrazione sistematica ma una serie di rimandi.

Così leggendo, ci ritroviamo a passare dall'aspetto privato a quello pubblico, dalle vacanze in montagna o in campagna agli impegni istituzionali nella città, dalla microstoria familiare alla Storia di tutti, quella con la S maiuscola. Parlando della famiglia, e quindi del papà - scrive l'autore in una sua nota di presentazione - non ho resistito alla tentazione di togliermi dalle scarpe alcuni sassolini, riparando in questo modo ai torti subiti da mio padre: era una cosa che aspettava da troppo tempo di essere detta ai vicentini ed ora non può nuocere a nessuno perché i protagonisti non esistono più. Al termine della guerra era lui il membro della famiglia che doveva compiere la carriera politica nazionale, non il cugino Mariano. Lui era visto dal nonno Giacomo - la persona più rappresentativa della nostra stirpe e la personalità più eminente del mondo cattolico vicentino a cavallo tra i due secoli - come il più adatto tra i familiari a succedergli nell’azione pubblica. Oltre a ciò va detto che il papà non era persona da risparmiarsi: durante il ventennio fascista era stato membro attivo della Resistenza, fu incarcerato due volte e sottoposto a tormenti. Nonostante ciò rimase coerente con la propria coscienza di libertà, fu membro del Comitato Provinciale di Liberazione, non si nascose ma affrontò a viso scoperto i suoi persecutori, rischiò la deportazione. Purtroppo, come ho detto e come spesso accade, nonostante avesse questi meriti effettivi nella comunità vicentina altri lo sopravanzò dopo la guerra, volgendo a proprio personale favore ciò che lui aveva seminato generosamente.

Una famiglia vicentina (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Questo libro - racconta Rumor - ha avuto perfino un esito "terapeutico": mano a mano che scrivevo emergevano dal profondo situazioni, frammenti di episodi, oggetti reali che non ricordavo da lunga data, e con essi sono ritornati anche suoni ed odori dimenticati che non avrei mai immaginato di riascoltare e avvertire: il mio copriletto della casa paterna, le musiche del giradischi in salotto, il maglioncino verde di mia madre, il vento che spira nelle sere di primavera dal giardino Salvi, rumori di pentole, di porte, i cigolii delle ante degli armadi, il parlottare della mamma con la domestica in cucina. Sento ancora sulle dita la porta laccata dell’armadio del papà, il suono della chiave che gira nella toppa quando lui rientra e tante altre cose che scrivendo sono resuscitate intatte come le avevo lasciate quando ero partito. Sembra quasi che esista una dimensione nella quale abita il passato e a cui si può accedere attraverso la memoria non verbale, quella costituita dai sensi e dai simboli. E dopo avere steso questi scritti mi sono accorto di essere stato condotto per mano nella loro stesura, e senza che me ne accorgessi, dalla figura sovrastante del padre, il genitore che ha sempre abitato nella mia mente e col quale mi sono confrontato quasi ogni giorno della mia vita, anche dopo la sua morte, in un rapporto ambivalente di affetto e di risentimento. Di sicuro non era un padre comune ma una sorta di monumento: almeno nella mia interiorità lo consideravo in questi termini, ma credo che lo vedesse così anche certa parte della collettività vicentina, intendo coloro che lo hanno conosciuto, e ciò sia per il coraggio e la coerenza dimostrati con i fatti nell’opposizione al Regime che quasi lo conducevano alla deportazione, sia per i meriti della propria funzione amministrativa e per quella serie di intuizioni e lungimiranze che gli hanno permesso di ricostruire da zero l’economia vicentina dopo la guerra, portandola a livelli quasi unici in Italia, con la partecipazione attiva dei tantissimi imprenditori che hanno rischiato di persona. Fra questi meriti ricordo La Camera di Commercio per quasi vent’anni, la Fiera Campionaria, il Centro per la Produttività, L’Autostrada del Nord Italia, L’Idrovia dal nord Europa all’Adriatico, l’Ufficio Studi della vita economica e sociale e tanti altri.

Abbiamo incontrato Paolo Rumor e dialogato con lui.

Una famiglia vicentina (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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