Fernando Bandini, tra i maggiori poeti e letterati vicentini di sempre, disse durante una conferenza all'Accademia Olimpica che Vicenza "è una città di scrittori e narratori". Sarà forse anche per questo che Valeria Lunardoni, autrice del recente libro Vicenza - Piccola antologia di luoghi, personaggi e ricordi letterari (Editrice Veneta) racconta una storia della città attraverso le impressioni dei viaggiatori stranieri che nei vari secoli l'hanno visitata, il più illustre dei quali fu il tedesco Goethe. Ma non solo, perché, come la stessa autrice fa notare, "percorrendo idealmente i luoghi di questa città attraverso le esperienze, le impressioni, i sentimenti di viaggiatori e scrittori, ho scoperto molte città: la città vista con gli occhi affascinati di chi la vedeva per la prima volta e la città vista con il disincanto di chi ci è nato e vissuto".
Gli itinerari e i luoghi descritti sono stati ricostruiti attraverso citazioni nel tempo che raccontano di un luogo, di una via, di un itinerario. Molto spesso - scrive l'autrice - il viaggiatore percepisce i tratti di un paesaggio, di una città, di un’opera d’arte, attraverso gli occhi dei viaggiatori di altre epoche. Crescere nella città di Vicenza abitua l’occhio ad una misura come necessità di orizzonti, di simmetria, di equilibrio. E qui ci si accorge di preferire la solitudine alla compagnia, il silenzio al clamore. Vicenza è ben piantata per terra eppure provoca l’impressione di qualche cosa di ascensionale, di proteso verso il cielo. Silenzio e contemplazione, proporzione e solitudine sono gli elementi caratteristici della città, della sua anima segreta. Si può affermare che Vicenza sia sempre stata una tappa per le sue bellezze artistiche, ma anche per il suo ambiente naturale che ora in gran parte abbiamo perduto, penso alle distese di viti rigogliose appena fuori città, o al giardino Salvi e all’orto botanico del vescovo Cornaro, nel cuore della città. Dopo le varie testimonianze tratte da diari e guide di viaggiatori, parlo di alcuni principali luoghi della nostra vita di ogni giorno, in cui ci muoviamo senza chiederci che cosa essi rappresentino e quale sia loro storia. Infine accenno a com’era la vita a Vicenza durante la Grande Guerra attraverso le testimonianze di chi ha vissuto quei momenti. Il dopoguerra è evocato attraverso alcuni fatti importanti, ad esempio la ferrotranvia in Corso o il rapporto dei vicentini con gli americani. Il volume si conclude con ricordi di chi è nato e ci vive e con gli aspetti storici dei vari personaggi che hanno scritto su Vicenza.
Come scrive nella prefazione lo storico dell'arte vicentino Luca Trevisan, nel libro la storia della città viene ripercorsa trasversalmente e attraverso episodi, luoghi e situazioni particolari per mezzo delle quali risulta possibile al lettore ricostruire quegli aspetti salienti, quei connotati tradizionali che costituiscono e costruiscono la cosiddetta “vicentinità”. Il lavoro muove dall’impressione esercitata da Vicenza sui viaggiatori stranieri - sui quali il più illustre è forse Goethe - che nei secoli l’hanno visitata, apprezzata e commentata. Dai ricordi il discorso passa a coinvolgere i luoghi, i monumenti, le piazze, le vie con le rispettive quinte architettoniche e come naturale conseguenza di ciò, giunge ad affrontare la delicata questione dell’aspetto idrico di città e provincia. Il tutto viene presentato non secondo i consueti schemi della letteratura scientifica di settore rivolta agli specialisti, ma con un’apertura divulgativa che consente al grande pubblico di entrare in contatto con temi anche di grande attualità per la città - come non ricordare, ad esempio, l’alluvione del 2010? - . Dai luoghi il ragionamento ritorna alle riflessioni: non più dei visitatori, bensì degli scrittori vicentini. Di quegli autori cioè che Vicenza l’hanno sentita e caratterizzata attraverso i propri racconti. Ed è questo, dunque, uno strumento per proporre al lettore, in ultima analisi, alcune appassionanti riflessioni sulla città di ieri e sulla città di oggi: nel tentativo di inquadrare i percorsi di un cambiamento che si fa a volte seducente ma che spesso finisce anche per rappresentare un inganno allo sviluppo reale e, in concreto, una regressione sul piano simbolico non meno che formale. Il lettore viene condotto lungo questo percorso attraverso un testo agile e scorrevole che fa del libro un lavoro di piacevole lettura e uno strumento ricco di informazioni non necessariamente inedite, ma ciononostante raccolte in un bagaglio di notizie ricco ed eterogeneo per mezzo delle quali si fa e si tramanda la microstoria della città. Una città in continua evoluzione eppur radicata alla sua tradizione, verso la quale non nasconde di manifestare la propria vocazione e la propria indiscussa fedeltà.
Secondo Luca Trevisan, ampliando la visuale sulla città e in un'ottica non necessariamente legata al libro della Lunardoni, Vicenza non è stata sempre considerata "la città di Andrea Palladio". Infatti, quando il grande architetto muore nel 1580, nessuno a Vicenza ha la percezione di una città del Palladio. Nemmeno nel Seicento il mito della palladianità vicentina ha grande risalto, anzi è semmai la lezione dello Scamozzi ad imporsi con maggior disinvoltura. Il mito di "Vicenza città del Palladio" nascerebbe dunque solo nel Settecento, nel momento in cui, attraverso l'operato di grandi architetti e di importanti teorici, viene riscoperta la classicità del linguaggio di Palladio come momento di svolta rivoluzionaria attraverso un immancabile confronto con la tradizione dell'antico. Figure fondamentali di questo dibattito sono anzitutto Francesco Muttoni, seguito a breve da figure chiave come Ottavio Bertotti Scamozzi e Ottone Calderari. Con loro il riferimento imprescindibile e il mito a cui tendere è Palladio per l'appunto, in piena epoca neoclassica che si declina nei percorsi del neopalladianesimo nella Vicenza che dell'architetto era stata patria d'elezione. Così nasce, si configura e si rafforza un mito che persiste anche ai nostri giorni. Oggi, soprattutto all'estero, il nome del Palladio è sicuramente un nome di grande attualità nel campo dell'architettura, soprattutto in quegli stati che più di altri hanno conosciuto gli sviluppi di un'architettura ispirata agli insegnamenti teorici del grande maestro. Così è profondo l'interesse per Palladio in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, ma anche in vari paese europei sino alla lontana Russia.
Abbiamo intervistato l'autrice sui temi indagati dal libro.