Abbiamo incontrato Mauro Novello, uno dei due autori.

Com'è nata l'idea di questo libro e perchè?

"Da tempo si meditava di dare alle stampe un libro che potesse raccogliere le testimonianze di questa guerra alpina, la prima guerra mondiale a quote elevate, in una regione dove regnano i ghiacci perenni. Il progressivo scioglimento dei ghiacciai, iniziato negli anni '70, ha permesso a baracche, postazioni, rottami ferrosi, anche pezzi d'artiglieria e residuati bellici di ogni tipo di emergere dopo decenni di oblio. Si trattava in particolare di operare nella parentesi estiva,

durante la quale lo sciogliersi delle nevi metteva allo scoperto i ghiacci e all'interno le testimonianze del conflitto. Alcune di queste sono irripetibili, perchè a queste quote il movimento

del ghiaccio e i franamenti dovuti all'erosione e al disfacimento delle rocce inghiottono nei crepacci o seppelliscono quanto prima era emerso".

Il vostro è un lavoro di storici e quasi di archeologi... è stato come tornare indietro nel tempo di un secolo?

"Sicuramente un aspetto affascinante della ricerca, che implica conoscenze alpinistiche e storiche, è quello emotivo; il trovarsi di fronte a testimonianze che riportano ad eventi di vita vissuta dei

soldati di ambo gli schieramenti è sempre toccante e coinvolgente: eroismi e sofferenze di un triennio - dal 1915 al 1918 - che fanno meditare e riflettere".

Quali sono stati i reperti più interessanti che finora avete ritrovato?

"I reperti trovati, in parte confluiti a vari musei della zona, come il Museo Donegani sul Passo dello Stelvio o il Museo della Guerra Bianca di Temù, rivestono tutti particolare interesse per le buone condizioni di conservazione. Sicuramente l'incisione sulla parete di una baracca in legno sul monte Cristallo con la scritta W la pace, l'albero di Natale allestito a quota 3300 di Monte Gabbiolo o il pietoso recupero di soldati inglobati nei ghiacci di Monte Giumella restano cose indelebili".

Cosa potrebbe ancora emergere dai ghiacci - ad esempio dell'Ortles a 4000 metri - se ci saranno nuove ricerche?

"Sulla vetta dell'Ortles potrebbe venir fuori nei prossimi anni la "Città nel ghiaccio" ovvero il villaggio militare austriaco di cui ogni tanto emergono alcuni elementi come tavolame, tubi di stufa, teleferiche. nelle parti glaciali a quote inferiori possono sempre rivelarsi oggetti caduti

nei crepacci e sommersi dal movimento glaciale, ma si avranno sempre meno scoperte, perché come sopra detto si tratta di situazioni irripetibili nella dinamica della evoluzione negativa dei ghiacciai".

Il materiale fotografico che avete raccolto è cospicuo: potreste pubblicare un secondo libro e quale sarebbe il contenuto?

"Un secondo libro è possibile, anche se la scelta spetterà agli editori. Noi abbiamo una rilevante quantità di documentazione fotografica sui ritrovamenti, anche quelli riferiti ai lavori di bonifica effettuati dal colonnello Magrin per conto del Commissariato del Governo di Trento e Bolzano, nella seconda metà degli anni 90".

Giuseppe (Bepi) Magrin, Ufficiale superiore degli Alpini, vive a Valdagno. Guida alpina militare, accademico e consigliere nazionale del Gruppo italiano scrittori di montagna è autore di oltre 30 pubblicazioni in tema con la montagna e la storia di guerra. Mauro Novello, vicentino, architetto ed insegnante, è appassionato di storia, di montagna e di fotografia. Buon conoscitore del fronte di guerra italo-austriaco 1915-18, ha percorso ed esplorato le opposte linee, dallo Stelvio al Carso, cercando di coniugare le fonti storiche, tramite accurate ricerche topografiche e fotografiche, al terreno dove si svolsero gli avvenimenti.





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