Lei parla di un trekking libero, lento e meditativo... è il modo migliore di camminare e avvicinarsi alla natura?
"Rispondo con una frase tratta dalla lettera che il filosofo Nietzsche scrisse il 17 giugno 1881 a Peter Gast, durante un suo soggiorno a Recoaro Terme: 'Recoaro, come paesaggio, è una delle più belle esperienze; e questa sua bellezza io l’ho seguita prodigandomi con zelo e fatica. La bellezza della natura è gelosa, e vuole che si servi lei sola'. La natura è gelosa ed entrare in rapporto con una persona gelosa non è facile, sono indispensabili mille attenzioni. Non ci si può accostare alla natura con fretta o con superficialità. In questo modo non si può entrare in sintonia con lei: ci respingerebbe. Ecco perché io propongo di fare trekking in un modo che ho definito libero, lento e meditativo. Solo così ci sono le condizioni perché scatti in noi la “connessione anima-natura” di cui parla il mio libro".
Dice che lungo questi sentieri ha scoperto angoli di poesia e trovato storie di quotidianità: può raccontarne una che l'ha colpita in particolare?
"Ognuno degli itinerari che ho fatto racconta la sua storia fatta di cose semplici, quotidiane: un casolare, un capitello, un'iscrizione, una fontana, possono raccontarci molte storie interessanti. Mi ha colpito in particolare, nell’itinerario delle contrade di San Ulderico di Tretto, la storia/leggenda che mi è stata raccontata da un amico: la storia di Michele Pozzan. Iseppo Gorlin, notaio del Tretto nel 1560, raccolse in uno scritto ciò che restava delle testimonianze e delle leggende sulle miniere del Tretto. Fin dall’antichità, minatori locali e tedeschi estrassero argento e oro dalle locali miniere. Questo tempo felice finì per colpa di un certo Pozzan, che con la sua condotta sconsiderata provocò la scomparsa del minerale. In origine poverissimo, si scoprì dotato del magico potere di scoprire miniere ovunque. Ma come spesso accade questa improvvisa fortuna lo riportò alla miseria. Pentito, andò scalzo al santuario della Madonna del Summano, chiedendo di non trovare più quelle vene d’argento. Venne esaudito ma, assieme ai poteri, sparirono da quelle vallate anche i minerali. E questo fatto cambiò la storia del Tretto".
Perché ha inserito brani poetici nel libro? Qual è per lei il legame tra poesia e natura?
"Il rapporto tra natura e poesia è sempre esistito. Fin dall’antichità, l’uomo ha pensato sé stesso come parte della natura. In tempi più vicini a noi, nell’800, con l’avvento del Romanticismo si è affermato, tra i grandi temi della poesia italiana, quello della natura. Direi che l’uomo vive spontaneamente con la natura che diventa molto spesso ispiratrice di poesia. Quando siamo in un bosco, in un prato, o lungo il corso di un fiume, tutti noi indistintamente stiamo bene, perché ci sentiamo a casa nostra, ci sentiamo accettati. La natura non ci giudica, semplicemente ci accoglie, non fa mai discriminazioni di razza, di genere, di classe sociale, di appartenenza politica, di età. La natura accetta tutti allo stesso modo, con la stessa generosità e gratuità. Da questo nasce il nostro stupore e i nostro inno di gioia, da questo sentimento trae origine la poesia".
Scrive che il libro non vuole essere una guida escursionistica o ambientale, ma una specie di diario di viaggio: in che senso?
"La mia esplorazione dell’ambiente naturale non ha obbedito a criteri geografici, cartografici o scientifici ma soltanto al gusto di camminare, assecondando la sensazione del nostro corpo che si muove con piacere alla conquista di spazi, in un territorio amico, secondo gli antichi ritmi del passo, nel pieno godimento dell’aria aperta. Ecco perché non vuole essere una guida escursionistica, anche se ogni itinerario è dotato di mappa e di numerose immagini. In questo libro ho voluto dare più risalto alle emozioni provate a contatto con la natura. E, proprio come si fa in un diario personale, ho voluto annotare gli stati d’animo che mi hanno accompagnato lungo questi itinerari: un diario di viaggio. Fare trekking in questo modo diventa non soltanto un salutare esercizio fisico ma soprattutto un modo per alimentare un vivace dialogo interiore, un cammino con la propria anima. Questo spiega anche il senso del titolo".
Lei parla anche di impegno civico, di battersi per buone leggi sulla difesa del territorio. Cosa si dovrebbe fare?
Spero che questo libro possa portare un piccolo contributo per sostenere l’impegno di tutti a favore dell’ecologia, della tutela del nostro enorme patrimonio sentieristico e a stimolare l’interesse generale verso buone leggi di difesa e di rispetto della terra in cui viviamo. Innanzitutto occorre sostenere l’attività educativa ad ogni livello: familiare, scolastico, sociale. Bisogna fare in modo che i temi ecologi e ambientali non siano lasciati alla buona volontà dei singoli ma inseriti nei programmi scolastici fin dalla più tenera età. Bisogna incentivare in tutti i modi forme di volontariato e nuovi atteggiamenti più consapevoli e responsabili, attività di prevenzione del degrado, di pulizia dell’ambiente, di salvaguardia degli spazi verdi. In secondo luogo occorre pensare all’ambiente naturale come ad una risorsa preziosa sulla quale investire anche economicamente, come avviene ad esempio in molte regioni italiane e in altri paesi europei".
nr. 21 anno XXII del 3 giugno 2017