NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Dalla piantagione
alla tazza

L'isola del Te, il libro di Valeria Vicentini

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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L'isola del Te

La Biblioteca La Vigna di Vicenza ha ospitato la presentazione del libro di Valeria Vicentini L'Isola del tè. Viaggio dalla piantagione alla tazza (Mediafactory edizioni). Protagonista è il tè dell’isola di Ceylon, rinominata Sri Lanka nel 1972. L'autrice thienese, laureata in Discipline dell’Arte della Musica e dello Spettacolo a Bologna, ove svolge l’attività di attrice, formatrice e regista, è anche impegnata come direttore della comunicazione e del marketing dell’azienda familiare Vicentini 1920, e assieme al cuoco vicentino Amedeo Sandri, curatore delle 60 ricette comprese nel libro da accompagnare al tè alla prima colazione, al pranzo, alla merenda e alla cena, ha realizzato un interessante volume che racconta il viaggio dalla piantagione alla tazza, alla scoperta delle tecniche di lavorazione che mettono lo Sri Lanka in cima alla classifica dei produttori di tè di alta qualità - nel 1867 il pioniere James Taylor vi introdusse la Camelia Sinensis - e una serie di consigli preziosi per servire un’ottima tazza di tè, accompagnandola con i piatti della nostra tradizione.

L'isola del Te (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Il protagonista di questo libro è il tè di Ceylon - dice l'autrice - è da lì che sono partita, dal Paese che conosco meglio e che ha prodotto la gran parte del tè che abbiamo bevuto negli ultimi 150 anni, credendo che fosse inglese. In effetti lo era, furono gli inglesi a portarlo sull’isola. Per questo, a differenza della Cina e del Giappone, la storia del tè di Ceylon ha innanzitutto a che fare con noi europei. Ancora una volta, andando a cercare lontano si trova la strada di casa". Un po' come racconta la leggenda che ha poi creato il concetto di Serendipity, termine inglese che indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso o trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra. Il termine deriva da Serendip, l'antico nome persiano dello Sri Lanka.

Credo di aver sempre bevuto tè - scrive Vicentini - . Non ricordo un momento preciso dell’infanzia in cui questa bevanda mi sia stata data per la prima volta, al contrario del caffè che da bambina mi era vietato e che infatti desideravo ardentemente. Il tè invece era il compagno di ogni merenda: freddo in estate e a scuola, caldo in tazza d’inverno. La nonna me lo preparava alle quattro del pomeriggio, solitamente aromatizzato ai frutti di bosco, con zucchero, limone e abbondanti biscotti... Iniziai ad accorgermi che il tè in foglia era più buono e più conveniente. Frequentando i macrobiotici imparai a bere i tè giapponesi, come il bancha e l’hoijcha. Poi andai in Cina quattro mesi a fare la tesi di laurea, e lì mi si aprirono le porte del meraviglioso mondo dei tè verdi. La passione era scoccata, bevevo più di un tè al giorno, rigorosamente senza zucchero, miele o limone, avevo anche imparato a usare più volte le foglie di tè verde, come si fa in Cina, ma in verità non sapevo quasi nulla di quello che c’era nella mia tazza.

Copertina_Te (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Con mio padre andammo alla fiera di Colonia, ma la scelta non era facile girando tra le decine di stand delle aziende esportatrici di tè dello Sri Lanka. Ad un tratto vidi un piccolo stand ricolmo di confezioni in legno e stoffa, colorate e decorate con immagini dal gusto coloniale. Erano belle, diverse da tutte le altre, e attiravano lo sguardo. Ci presentammo al proprietario, Anselm Perera, che era lì coi figli e alcuni collaboratori. Ci offrirono una tazza di tè meraviglioso e ci accolsero con calorosa cordialità. Andammo in Sri Lanka e visitammo piantagioni, fabbriche, sale da degustazione, miscelazione, confezionamento. Partecipammo ad una seduta della borsa di Colombo senza capire nulla di quello che accadeva; guidammo fino agli sperduti magazzini dei broker, circondati da filo spinato e guardie armate. Entrammo perfino nel porto, con un permesso speciale: il nostro furgoncino venne completamente perquisito, prima di poter guidare tra i grattacieli di container. Fu un viaggio entusiasmante, che mi permise di scoprire molti segreti della lavorazione del tè e iniziò a suggerirmi l’idea di scrivere un libro per raccontare l’incredibile lavoro che viene svolto ogni giorno, in questa piccola isola dell’oceano indiano, per produrre buona parte del tè bevuto nel mondo. Tornai in Sri Lanka una seconda volta nel 2014 e capii come il tè fosse sempre stato al centro di moltissime questioni, e come ancora oggi riverberi nell’arte e nella letteratura, di come informi gli usi e i costumi dei popoli e allo stesso tempo ne subisca l’influenza.

L'isola del Te (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Correva il primo anno del nuovo millennio quando, cuoco a Bassano del Grappa, mi fu data da un amico, pubblicitario trevisano, l’idea di utilizzare il tè non solo come bevanda, ma come elemento/alimento per far cucina - scrive Sandri nella prefazione del libro - . Era un mondo che io non conoscevo, preso com’ero dal mio lavoro ai fornelli. Forse, anzi certamente, il fatto di essere nato e cresciuto in una famiglia dell’entroterra veneto non mi aveva consentito di conoscere questa bevanda. Forse nel dopoguerra, nelle case di campagna, bambini e adulti avevano a disposizione più latte e vino che tè, forse c’erano meno biscotti e cibi ricercati; gli aerei, le automobili, le televisioni erano per pochi e le chiese per tutti. Nelle famiglie numerose, ed erano quasi la totalità, le vocazioni erano molte e, di solito, in canonica, il pomeriggio, si poteva sorbire una tazza di tè. Era un po’ come calarsi in una condizione sociale superiore, un approccio all’Oriente, e alla nobiltà inglese che là aveva avuto potere coloniale. Sensazione indescrivibile, momenti magici che la perpetua sapeva essere tali per noi chierichetti. Mario mi illuminò mentre lavoravamo insieme ad una campagna pubblicitaria sulla mostarda vicentina, guarda caso anch’essa legata agli inglesi e al loro comando in quel di Montecchio Maggiore durante la prima guerra mondiale. Mi descrisse come ci fossero tè per tutte le occasioni e per tutte le ore del giorno, e come questa bevanda da me considerata elitaria, stesse “prendendo piede” in tutto il mondo, compreso quello delle campagne dell’entroterra veneto. Mi convinse: grazie Mario. A quel punto era indispensabile trovare qualcuno che il tè lo conoscesse e lo promuovesse, ed ecco all’orizzonte un coscritto che aveva capito il cambiamento e aveva sposato la causa assieme a moglie e figli, fra i quali Valeria, pronta per un viaggio a Ceylon. Il nuovo millennio ha visto molti viaggi a Ceylon di Valeria, la conseguente acquisizione di prodotto di altissima qualità, e la profonda conoscenza di un mondo, quello del tè, destinato ad una crescita esponenziale. Oggi si parla sempre più di salute e benessere del corpo e della mente. Sempre più persone al mondo decidono di nutrirsi e di bere in maniera consapevole ed ecco quindi che l’idea di Mario di 17 anni fa, si materializza grazie a Valeria e alla sua famiglia. Tè non solo da sorbire il mattino con la prima colazione per cominciare bene la giornata, ma da bere anche a metà giornata assieme a piatti veloci e salutistici. Tè del pomeriggio con biscotti e piccola pasticceria adeguata, ed infine tè per la cena, dove le foglie diventano non solo bevanda, ma ingrediente e condimento per due menù sfiziosi, assolutamente da provare a casa.

Abbiamo incontrato Valeria Vicentini.



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