È il suo primo libro: perché ha scelto il genere storico basato sui fatti reali?
"La vita mi ha portato a vivere a Montecchio Precalcino. Il paese mi piacque da subito, tranquillo, dove la gente si conosce, ti ferma per strada. Per chi ci arriva, la cosa che più attrae è la sua collina, ultima propaggine delle Prealpi vicentine prima della pianura. Io ho sempre avuto una passione per la storia e la geografia per cui, ovunque mi sono trovato a vivere, ho cercato di capire i luoghi e la storia che mi circondavano. Iniziai con una pubblicazione uscita da poco “Montecchio Precalcino nella sua toponomastica” e con quella gironzolavo per le vie del paese per capire il perché di certe intitolazioni. Montecchio ha la caratteristica speciale di avere quasi tutte le vie intitolate a personaggi che hanno avuto a che fare con la storia locale. Un giorno, davanti ad una via dedicata ad Arcoano Buzzaccarini, non ho potuto fare a meno di chiedermi: chi era costui? Forse tutto è partito da lì".
Il libro è stato accolto con interesse: un successo che non si aspettava? Che effetto le fa?
"L’ho capito subito dopo aver consegnato le prime copie ad amici e conoscenti. I commenti che arrivavano erano tutti positivi e sottolineavano la sorpresa per la storia raccontata. La serata della presentazione, lo scorso settembre sotto i portici di Villa Da Schio-Cita, è stata la conferma. Tanta gente, autorità, amici, appassionati, curiosi, tutta la famiglia e le nipoti ad aiutarmi. Ovviamente in paese mi conoscono quasi tutti anche perché ho ricoperto cariche politiche e istituzionali, ma la risposta è stata decisamente confortante. La domenica successiva, poi, si è svolta la tradizionale manifestazione denominata “Scollinando” nata per far riscoprire il territorio e la storia del paese e per l’occasione è stata imperniata sui luoghi raccontati nel libro. La sorpresa è stata ancora maggiore perché molta gente non conosceva aspetti del paesaggio o toponimi richiamati nel romanzo".
Ha voluto far conoscere ai suoi concittadini fatti storici che molti ignoravano: per lei è una soddisfazione, un obiettivo che si era prefisso?
"È stato fin da subito il mio obiettivo: far conoscere loro una storia importante, accaduta nel nostro territorio, che ne porta ancora tracce evidenti negli edifici, nei luoghi e nei toponimi di cui pochi conoscono realmente l’origine. Ogni paese, anche il più piccolo, ha le sue storie, a volte incredibili e importanti anche nel contesto di avvenimenti più ampi. Nel caso di Montecchio Precalcino le troviamo nelle pubblicazioni di un grande appassionato, Nico Garzaro, ma sono come la Bibbia: la gente la mette in bella vista sullo scaffale guardandosi però bene dallo sfogliarla. Come fare allora per renderle attraenti e vive? La soluzione è quella di prendere una vicenda, vera e documentata, inserendola nella trama di un romanzo, con personaggi e vicende inventati ma verosimili, rendendola così piacevole e interessante. Non sono uno scrittore, non voglio diventarlo, desideravo solo raccontare un pezzo di storia immersa nelle nebbie del medioevo e farla conoscere sotto forma di romanzo storico".
Il libro è il risultato di una lunga ricerca: che tipo di lavoro è stato?
"Cominciai a raccogliere materiale anni fa. Compresi subito l’importanza strategica di Montecchio Precalcino, a cominciare dai primi insediamenti preistorici sulla collina fino alla costruzione del murazzo romano e, successivamente, di quello veneziano, costruiti entrambi per deviare le acque del torrente Astico che tanti disastri hanno provocato lungo i secoli. La posizione, quindi, della collina fu il motivo della presenza di due castelli medioevali, il primo vescovile, in località san Pietro, e il secondo di epoca scaligera sorto, dopo la distruzione del primo, sul punto più alto della collina che ancora oggi porta il toponimo la Bastia. Questo castello fu distrutto nell’estate del 1386 dalle truppe padovane guidate da quell’ Arcoano Buzzaccarini, podestà di Bassano, a cui facevo riferimento. Penso che il libro cominciò a prendere le ali nella mia testa dopo aver visto quella intitolazione. Una lunga gestazione anche perché sono sempre stato molto impegnato in altre attività, politica e amministrativa, oltre al mio lavoro nel campo della porcellana artistica. Complice un infortunio a piede che mi ha tenuto immobile nell’inverno scorso, ho capito che dovevo portare a termine le bozze".
Si può dire che il libro sia anche un omaggio al suo paese e ai luoghi in cui vive?
"È nato proprio per questo scopo. Nell’incipit del libro, infatti, c’è proprio questa dedica: al mio paese e alla sua collina, per cui è innanzitutto un omaggio al paese. Ci sono arrivato tanti anni fa, lo amo e, nonostante tutte le mie ricerche, mi riserva sempre nuove scoperte. Cerco poi, quando ne ho occasione, di farne partecipi i miei concittadini, cominciando dai bambini delle scuole elementari che meglio di altri si appassionano a queste scoperte. La collina è il mio mondo. Il protagonista del romanzo, Vito, questo ragazzino di 11 anni, abita proprio dove abito io. Ogni volta che esco per una escursione rivivo le storie che ho trovato e ultimamente succede anche a molti che hanno letto il romanzo. È una sensazione molto bella perché la gente osserva ora il paesaggio con occhi diversi, stupiti. Ci sono ancora luoghi incredibili, piccoli boschi e valli incontaminate, spazi aperti e protetti, fortunatamente, dal vincolo collinare e poi ville, chiese e capitelli, piccoli borghi e anche rovine che raccontano la nostra storia. E tutto questo offerto gratuitamente a chi passeggia, fa footing o pedala per le sue stradine".
nr. 18 anno XXIV dell11 maggio 2019