Destinatario sconosciuto (Robin edizioni) è il nuovo romanzo del vicentino Tono Galla, già messosi in luce un paio d'anni fa con L'ingrandimento - dove la storia prendeva il via dal ritrovamento di un pacco di vecchie cartoline - pubblicato dallo stesso editore torinese. Nella nuova storia narrata nelle oltre 300 pagine del libro, l'azione si svolge in Ungheria, a Budapest, nella tarda primavera del 1932, a cavallo tra le due guerre mondiali del secolo scorso. István Csillaghy, conte di Korosfo, in Transilvania - territorio un tempo appartenente all'Ungheria e in seguito passato sotto il dominio della Romania - da molti anni si è ritirato in una sorta di esilio volontario nella sua villa sulla collina di Buda dove vive in solitudine, ormai privo di stimoli. Un giorno István riceve una lettera con la quale il vecchio Dragomir, factotum da sempre al servizio della sua famiglia, lo informa che deve tornare subito al kastély per siglare una serie di documenti dai quali dipende il futuro della proprietà. Da tempo aveva diradato gli esami davanti allo specchio non perché avesse paura di scorgere gli inevitabili segni della decadenza fisica, ma, soprattutto, perché lo scrutare i suoi lineamenti comportava, quasi automaticamente, un bilancio del suo essere presente assieme a quello della sua esistenza passata. Quasi che il suo volto fosse una mappa su cui rintracciare le tappe della sua vita correndo il pericolo di cadere nei tanti vuoti che vi si erano aperti. Bilanci troppo frequenti non facevano altro che inchiodarlo all’impotenza da cui si sentiva sconfitto ormai irreparabilmente. Dietro e dentro di lui era rimasto qualcosa di incompiuto che non era raggiungibile né dai ricordi né dai rimorsi. Non aveva dato vita a niente e a nessuno che fosse riconoscibile grazie a un volto simile al suo per via di caratteri genetici ereditari. E così si era abbandonato a un calmo e rassegnato seguire la corrente del tempo. Quella sera, però, era diverso. Una lettera, arrivata con la consegna pomeridiana della posta, aveva improvvisamente interrotto la monotonia dei suoi giorni. Sentiva che qualche ingranaggio da tempo bloccato, dentro di lui, stava faticosamente tentando di rimettersi in moto.
La lettera ricevuta diventa così una sorta di spartiacque tra la vita precedente e quella che sta per arrivare, densa di avvenimenti che il protagonista non potrebbe nemmeno immaginare. Scritta con grafia incerta, alcune frasi in rumeno, altre in un ungherese sgrammaticato, la lettera conteneva una prima lista di conti finanziari. Le spese erano minuziosamente elencate: stipendi dei contadini, dei boscaioli e del personale domestico, approvvigionamento delle vettovaglie per lo stesso personale della tenuta, riparazioni degli infissi e della rudimentale centralina a motore che, quando funzionava, produceva un po’ di elettricità per l’illuminazione. Erano annotate anche le spese per il mantenimento dei cavalli... Le righe che chiudevano la lettera erano allarmanti: se il conte non si fosse recato quanto prima a firmare i documenti – Drago aveva scritto “le carte” – che attestavano il possesso delle terre e del kastély, il nuovo padrone della Transilvania, il re di Romania, in base alle sue leggi avrebbe requisito i possedimenti dei Csillaghy annettendoli al demanio dello Stato. In ogni caso, bisognava affrontare la situazione perché le attività agricole redditizie si stavano riducendo notevolmente e le cause – aveva precisato – erano “molte e pericolose”. Dragomir aveva scritto proprio così “molte e pericolose” e István non capiva se questi aggettivi fossero dovuti alla scarsa dimestichezza con la scrittura e alla conoscenza non buona della lingua ungherese oppure se la situazione fosse davvero grave... Per István era venuto il momento di porre fine all’esilio che, inizialmente, era stato reso inevitabile dalla chiusura dei nuovi confini a coloro che erano stati sudditi dell’Austria-Ungheria ma che, in seguito, egli si era autoimposto abbandonandosi alla rassegnazione. Era tempo di tornare al kastély.
Il conte decide allora di intraprendere il viaggio che lo riporterà in Transilvania, nei luoghi della sua giovinezza. Un viaggio che si rivelerà non solo fisico, ma anche spirituale. Giunto al kastély, gli viene consegnata una busta contenente un biglietto anonimo che lo invita a recarsi sulle rive del fiume Koros. La suggestione dei ricordi condurrà István a ritroso nel tempo attraverso lo scatenarsi di una passione amorosa, interrotta dallo scoppio della Prima guerra mondiale, grazie alla quale conobbe l’ebbrezza della felicità. La ragazza aveva preso a nuotare tagliando diagonalmente il fiume e dirigendosi proprio verso la parete sotto la quale István se ne stava nascosto, con il braccio, da troppo tempo aggrappato al ramo, ormai indolenzito. Nel tentativo di passare inosservato si era immerso ancora di più accucciandosi su una sorta di scalino formato da un sasso. Di lui emergevano solo la parte superiore della testa con i capelli bagnati schiacciati sulla fronte, gli occhi e il naso per respirare. Quando la ragazza aveva attraversato la linea che separava la superficie del fiume illuminata dal sole da quella avvolta dalla penombra, il suo sguardo, aiutato da uno sprazzo di luce che si era fatto strada tra le foglie, aveva incrociato quello di István che si era preparato a udire un grido di terrore. Dopo un trasalimento di sorpresa, durato solo un attimo, la ragazza, anziché urlare e girarsi per mettersi in salvo sulla sponda opposta del fiume, si era ulteriormente avvicinata e aveva disteso i suoi lineamenti in un sorriso che aveva raggiunto István nel suo, ormai inutile, nascondiglio tra i rami e le rocce.
E mentre Istvàn porta nel cuore l'incontro con Florica, supportato dall'amicizia con il nonno Andras suo mentore e guida, irrompe la Grande Guerra. Il protagonista viene arruolato, anche se non al fronte ma in un ufficio, con il compito di "ritoccare" le cifre delle vittime per ordine dei superiori. Alla fine del conflitto la storia si dipana verso il finale: attraverso altri biglietti anonimi, che si susseguono come in una caccia al tesoro, apprenderà una tremenda notizia e verrà in possesso di un sacco pieno di lettere ancora sigillate nelle loro buste. La loro lettura porterà a una rivelazione che darà finalmente senso all’esistenza di István.
All'autore vicentino abbiamo rivolto alcune domande sul romanzo.