Meno auto sulle strade, supermercati pieni per fare scorte: vi ricorda qualcosa? Ci spostiamo meno, passeggiamo e pedaliamo per risparmiare, siamo tornati alle vite a km zero, questa volta senza decreti, con la differenza che in casa ci stiamo per ragioni economiche e non sanitarie, con due maglioni, per risparmiare sul riscaldamento.

Due anni fa, quando esplose il lockdown, una delle prime azioni che mi toccò fare fu annullare un viaggio all’estero: da allora tengo nel cassetto la promessa di farlo, quel viaggio, quando le cose si rimetteranno in equilibrio. Inutile che vi dica che non l’ho ancora fatto, quel viaggio, e non so davvero quando lo farò. A me la cosa che manca di più è la libertà di viaggiare. Intendo un viaggio senza restrizioni, pass sanitari, mascherine, quarantene. Il guaio è che dopo il covid, è la folle corsa dei prezzi a limitare il nostro desiderio di girare il mondo. Due anni fa pensavamo di essere entrati in un tunnel, in cui cercavamo la via d’uscita. Ora scopriamo che in realtà siamo stati inghiottiti in un labirinto di tunnel: dal virus alla guerra, dai prezzi al clima.

Una rappresentazione perfetta del passaggio di testimone tra pandemia e guerra è la metamorfosi dei centri vaccinali: da hub per il covid a poli di accoglienza dei profughi. Ci pensate mai ai ragazzi di 15 anni che si trovano a vivere questa epoca di totale incertezza, di orizzonti schiacciati su un eterno presente, di cambiamenti rapidissimi e irreversibili? L’adolescenza di noi adulti, a confronto, è stata davvero una passeggiata. Non so a voi, ma a me questa moltiplicazione di emergenze e di crisi, una dopo l’altro, anzi, una dentro l’altra, ricorda una cosa. Sì, avete capito: le bamboline russe. Siamo prigionieri di una gigantesca matrioska.

Gian Marco Mancassola

nr. 03 anno XXVII del 12 marzo 2022