“È stata una giornata splendida quella di oggi a Roma, al cospetto di Papa Francesco, che ci ha fatto riflettere sulle peculiarità del nostro impegno, che ha declinato in tre aspetti: gioia, testimonianza e solidarietà. Nelle sue parole non c’è stato nulla di scontato, in particolare la forte condanna all’individualismo e l’aver evidenziato che “Chi segue il sangue arriva al cuore, fisicamente, ma anche spiritualmente”, un concetto che ci vede assolutamente uniti e concordi nel proseguire con il sorriso in volto nel nostro quotidiano impegno sociale per il bene di tutti”. Con queste parole il presidente di Fidas Vicenza, Mariano Morbin, è intervenuto subito dopo l’udienza di Papa Francesco con i membri della Federazione italiana associazioni donatori di sangue (Fidas), in occasione del 65° anniversario di fondazione.
Da Vicenza è arrivata a Roma, in Aula Paolo VI, una delegazione di oltre 130 donatori di sangue e volontari di Fidas Vicenza, che si è unita ai rappresentanti delle altre Federate che hanno raggiunto la Capitale da tutta Italia per abbracciare Papa Francesco.
“Il vostro gesto disinteressato ed anonimo – ha esordito il Santo Padre – è un segno che vince l’indifferenza e la solitudine, supera i confini ed abbatte le barriere. Donare con amore porta gioia”.
“Siamo fatti per donare amore. Alla radice di tale felicità risiede il fatto che noi “siamo stati fatti per donare amore” – ha aggiunto il Pontefice, citando Benedetto XVI -. Nel dono “tutta la nostra vita cambia e fiorisce entrando nella dinamica luminosa del Vangelo, in cui ogni cosa trova il suo senso e la sua pienezza nella carità”. Voi gratuitamente date agli altri una parte importante di voi stessi, il vostro sangue, e certamente conoscete la felicità che viene dalla condivisione”.
Il secondo aspetto evidenziato dal Papa è la testimonianza. Francesco nota come chi dona non sappia a chi è destinato il suo sangue. Allo stesso modo, chi riceve una trasfusione generalmente conosce l’identità del suo benefattore.
“Stendere il braccio, come Gesù”. Nell'atto di stendere il braccio al momento del prelievo, il Papa traccia un parallelo con il gesto “compiuto da Gesù nella Passione, quando volontariamente ha disteso il suo corpo sulla croce”. Un atto “che parla di Dio”, aggiunge Francesco, prendendo in prestito le parole di Giovanni Paolo II in relazione alla “missione evangelizzatrice della Chiesa”, che “passa attraverso la carità”.
Il terzo ed ultimo aspetto citato dal Papa è la solidarietà. Il sangue arriva al cuore, definito, nella sua enciclica Dilexit nos, “centro unificatore della persona”, dove convergono “la valorizzazione di sé e l’apertura agli altri”. Francesco esorta i presenti a vivere la donazione come “un cammino di crescita spirituale”, e, riaffermando ancora i concetti di Giovanni Paolo II, “come un dono al Signore della Misericordia, che si identifica con chi soffre”. "Non dimenticatevi questo", esorta Francesco, "il sangue giunge al cuore. Seguire il sangue per giungere al cuore". Ovvero "abbracciare sempre più ogni uomo e donna che incontrate, tutti, in una sola carità".