Quelle del ministro sono «Espressioni folkloristiche che giudico negativamente -osserva Marco Appoggi dalla maggioranza consiliare di Vicenza- Oltretutto non c'è alcuna documentazione a supporto. Tanto più che in città, ad esempio, ci sono ventenni già usciti dal nido familiare che lavorano sodo per costruire o portare avanti una loro famiglia». «E poi -conclude Appoggi- non possiamo scaricare ulteriori pesi su un sistema previdenziale già in difficoltà». Dall'altro capo di Sala Bernarda Maurizio Franzina del PDL offre una risposta molto articolata: «500 euro non sono molti, soprattutto se si deve pagare un affitto. Forse però il problema va meglio analizzato». Spiega Franzina: «Restano a casa i giovani che studiano all'università, anche perché le nostre università offrono poco in tema di strutture residenziali. Sarebbe un cambiamento se le università offrissero a tutti la possibilità di risiedere in collegi universitari, e questo migliorerebbe anche la qualità della formazione universitaria. Poi, restano a casa i giovani in cerca di prima occupazione, perché non possono fare altrimenti. Per questi una adeguata politica di incentivi al primo impiego, e a forme flessibili di occupazione, possono creare una situazione più propizia e favorire quindi una uscita di casa. E infine restano a casa i giovani a basso reddito perché non sono in grado di pagarsi ne mutuo ne affitto. Per questi una politica di sviluppo di edilizia residenziale pubblica può essere una risposta adeguata". E lei consigliere? "Restano a casa quelli che, come me, a casa stavano molto bene, infatti io sono uscito a 40 anni, ma devo dire, se tornassi indietro rifarei quello che ho fatto».
Lapidario Luigi Copiello (CILS): «Il problema è serio, la proposta del ministro è poco seria. E non voglio farla diventare seria commentandola. Mi limito a fare una battutaccia: visto che il ministro vuole trovare i fondi di questa iniziativa attingendo dalle pensioni di anzianità, perché non inizia dalle pensioni dei parlamentari e ministri?». Per la cronaca Copiello ("Ai me tempi se scapava da casa") si è reso autosufficiente a 22 anni, a 23 era sposato ("Ma i xera altri tempi").
Il preside del Rossi Gianni Zen è uscito di casa a 27 anni, una volta sposatosi: «Non posso che essere favorevole a qualsiasi proposta che miri all'autonomia dei giovani. Certo, resto un po' perplesso se i fondi per finanziare questa iniziativa sono prelevati dalle pensioni d'anzianità». «Tuttavia il fatto che i genitori oggi siano troppo iperprotettivi e la società sia eccessivamente famiglia-centrica è una realtà -commenta Zen- D'altra parte non si possono decontestualizzare i fenomeni: se oggi da un lato i giovani hanno più possibilità di viaggiare, conoscere, fare esperienza è altrettanto vero che le condizioni d'inizio sono più difficili».
«Tra tutte le proposte del ministro Brunetta, forse questa è la più interessante -dice Matteo Salin- Potrebbe essere stimolante per i ragazzi che vogliono creare qualcosa di nuovo o emanciparsi». «Il problema di questi ragazzi -osserva Salin- è che non sono più abituati a risolvere le difficoltà da soli. E le responsabilità vanno condivise: genitori, famiglia, scuola, società. Anche per questo il termine bamboccioni non mi piace». «Per quanto mi riguarda -ricorda il professore- con il primo stipendio mi sono subito reso indipendente. Avevo 22 o 23 anni».
Doveva ancora compiere 19 anni, invece, la parlamentare PD Daniela Sbrollini quando si trasferì da Latiano a Padova per l'università e successivamente a Vicenza. «Mi sono sempre resa autosufficiente, o grazie alle borse di studio o ad alcuni lavori par-time -spiega l'onorevole- Naturalmente non è stato facile». Sulla proposta di Brunetta il giudizio è severo: «L'ennesima provocazione che rischia di ampliare un conflitto generazionale già in atto». Come Zen, anche Sbrollini pensa che le condizioni di partenza dei giovani sono molto diverse rispetto a quelle dei loro genitori: «L'attuale precarietà lavorativa, una realtà che vivono in molti, non permette ai venti-trentenni di poter scegliere. Non sono queste idee (quelle di Brunetta, ndr) che offrono le risposte adeguate a risolvere i problemi. E, soprattutto non è questo il modo giusto di investire sui giovani».