«Ci ricordano il primato della preghiera, che è il primato di Dio nella nostra vita. Nei salmi leggiamo che se Dio non costruisce la nostra casa, anche se lavoriamo notte e giorno, è come costruire sulla sabbia. È interessante che il Papa, nell'enciclica Caritas in veritate, affronti i problemi sociali, economici, la globalizzazione, la crisi, e termina proprio con l'invito, per un vero progresso sociale ed umano, a persone, uomini e donne, che sappiano alzare gli occhi, il cuore a Dio nella preghiera, nella capacità di ascoltare se stessi alla luce di quello che Dio suggerisce loro. Tutto ciò ti dà forza, ti dà vigore, ti dà speranza e ti rende anche capace di individuare le strade necessarie per un'autentica promozione umana e sociale, Dio non è al di fuori della storia, è con noi. Il Signore ha detto "Io sono con voi tutti i giorni" e la Pasqua ce lo ricorda, fino alla fine del mondo. Avere questo rapporto con lui, attraverso anche momenti di preghiera, è aprire il cuore a Lui. Si può pregare in macchina, in qualsiasi situazione della vita in cui ci troviamo: è il pensiero, è il cuore che deve essere con Dio, come quando io mi ricordo della persona cara, sebbene non ce l'abbia davanti fisicamente».
Abbiamo detto che questo incontro ha i tratti dell'attualità. Due anni fa, in una intervista dell'8 settembre, Lei parlò di sobrietà dei consumi e autenticità nei rapporti. Sono passati circa due anni e ancora di più, fuori da queste mura, diventa importante questo stile di vita.
«Il problema dello stile di vita oggi di fronte alla crisi economica sta assumendo un'importanza decisiva a cominciare dalla vita delle nostre famiglie, ma direi anche nella prospettiva educativa dei nostri ragazzi, dei nostri giovani perché la difficoltà che oggi si trova ad affrontare la famiglia è quella di convincere i ragazzi che quello che si dava a loro prima, senza avere quella capacità di autogestirsi in termini di risparmio, di attenzione alle proprie scelte economiche, insomma ora questo scialacquare è finito. Bisogna acquistare un senso profondo delle cose che si hanno e mantenerle bene, cercare di non sciuparle, cercare di dare alla vita un'impronta di sobrietà, puntando in un modo particolare all'autenticità della relazione, non sulle cose. I ragazzi, i giovani, hanno attorno a loro delle persone che danno molte cose, molti servizi, ma manca quella relazione profonda che è il bene più prezioso, quelle cose non sostituiscono una relazione. Vedo anche gli anziani che spesso sono soli, che hanno magari i figli che danno loro tutto ciò che hanno bisogno, ma non danno la loro presenza. Penso anche ai ragazzi che soffrono di solitudine perché si trovano di fronte a tanti educatori che non perdono tempo con loro, che dicono le cose da fare, che danno a loro tante cose anche necessarie, ma non danno se stessi. È così anche tra coniugi: a volte non si ha il tempo di parlarsi, di riscoprire la relazione anche nell'uso del tempo, un bene prezioso che va messo a disposizione nelle nostre famiglie».