NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il premio Giacomo Zanella è arrivato alla quinta edizione

di Gianni Giolo
giovanni.giolo@tiscali.it

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Il premio Giacomo Zanella è arrivato alla quinta e

Zanella educatore

Il prof. Povolo ha parlato delle due correnti di pensiero che animavano il clero di fine Ottocento, la prima moderata che faceva capo a Zanella, sostenuta da Fogazzaro, Lampertico e Rossi e la seconda intransigente che faceva capo ai fratelli Scotton di Breganze. Il prof. Baldo ha parlato della valorizzazione del lavoro del grande poeta vicentino non come sfruttamento o fonte di guadagno, ma come progresso morale e civile. Il prof. Baldo ha messo a disposizione dei presenti il suo ultimo studio su Zanella e Dante Alighieri "Da poeta a poeta". «Poeta e prosatore insigne - scrive il filosofo - anima squisitamente virgiliana, dettò versi di meravigliosa ispirazione, che rimarranno certamente fra i più belli della nostra letteratura. Egoismo e Carità, Gli Ospizi Marini, La Conchiglia fossile, I Sonetti dell'Astichello basterebbero a rendere immortale il suo nome. Professore nel Seminario, direttore nel Liceo, Rettore Magnifico dell'università di Padova, fu sempre uguale a se stesso, così buono come sapiente educatore. Amò i fanciulli, coi giovani fu prodigo di consigli e di aiuti. Sacerdote visse e morì santamente inneggiando alla concordia fra la religione e la scienza, sognando la pace fra la Chiesa e lo Stato».

 

Zanella e Dante

"Dante e Vicenza" è il titolo di una pregevole raccolta di saggi e della poesia di Zanella dedicata a Dante, edita a Vicenza nel 1865 a cura dell'Accademia Olimpica, in occasione del sesto centenario della nascita del grande poeta toscano. Un avvenimento, che coinvolse in tutta Italia studiosi, letterati, uomini politici e semplici cittadini, ognuno di loro, proprio un anno prima che iniziasse la III guerra di Indipendenza italiana, ravvisava in Dante l'emblema stesso del compimento del Risorgimento italiano, che aveva avuto già nel 1861 con la proclamazione del Regno d'Italia sotto Vittorio Emanuele II di Savoia, la sua prima e solenne consacrazione. Dante era considerato il poeta profeta dell'unità d'Italia e non a caso molti sovrani degli stati italiani nell'Ottocento tra cui l'Austria, l'avevano quasi bandito e talora incarceravano chi detenesse il ritratto del poeta toscano; ma il suo alto canto sempre era stato punto di riferimento. Se l'esilio cantato nel "Nabucco" di Verdi invitava alla libertà il popolo italiano, la poesia di Dante invece a saperla costruire. Con Dante, tanti altri poeti erano amati come stimolo per le vicende politiche e culturali, tra cui Petrarca, il Tasso, per non parlare del Foscolo, che "imbecilliva quando parlava di Dante", di Leopardi che aveva dedicato al foscoliano "ghibellin fuggiasco" il canto "Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze" e di coloro che ancora nel 1865 dedicavano la loro opera alla costruzione del nuovo Regno come Manzoni e Tommaseo e già si faceva notare il Carducci, non tacendo del vicentino Arnaldo Fusinato e della moglie Erminia Fuà di Rovigo.

 

 

 

 

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