NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Intercettazioni: 624 autorizzazioni in un anno. Ecco come vengono fatte a Vicenza

di Tiziano Bullato
bullatot@tvavicenza.it

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Intercettazioni telefoniche. Quante sono e come ve

La stessa procedura per la loro installazione richiede spesso attività di polizia degne dei migliori film di azione. È infatti necessario riuscire ad aprire, per esempio, la vettura dove si vuole inserire la microspia. In tutta Italia esistono degli specialisti - chiamati "chiavari" - che sono in grado di aprire qualsiasi tipo di automobile e di installare la microspia in poco tempo. È comunque necessario agire come farebbero dei ladri di autovetture. L'indagato non deve accorgersi di nulla, bisogna aspettare che parcheggi per un buon periodo, magari tutta la notte e poi agire. Si raccontano, su questo filone, degli aneddoti gustosissimi: come la volta che i poliziotti, fingendosi ladri di macchine dovettero far finta di rubare una vettura perché la loro azione era stata vista dal proprietario della macchina che si era affacciato al balcone e si era precipitato in strada per evitare il furto. In un recente processo per la rapina alla gioielleria di Castelgomberto del 2005, peraltro, siamo venuti a sapere che spesso le bande più organizzate sanno benissimo di poter essere sottoposte a sorveglianza e prendono delle contromisure. Quella banda, lo stesso giorno nel quale venne piazzata una microspia nella loro auto, eseguì un controllo con una apparecchiatura comprata su internet: gli indagati trovarono la microspia e la fecero rimuovere da un meccanico.

I risultati delle elezioni Regionali hanno spinto la coalizione di Governo a riprendere con nuovo vigore l'attività parlamentare rivolta alla modifica della legge che regola le intercettazioni telefoniche. In questo senso si è recentemente espresso in modo molto chiaro il ministro guardasigilli Angelino Alfano. È stato presentato nel giugno del 2008 il suo disegno di legge su questo tema. Nell'introduzione si legge: «L'intervento normativo contempera le necessità investigative con il diritto dei cittadini a vedere tutelata la loro riservatezza, soprattutto quando estranei al procedimento». Non si può tacere, infatti, che attorno alle intercettazioni, ma soprattutto attorno alla loro pubblicazione, si sono consumate non poche ingiustizie. Capita infatti che le registrazioni effettuate per conto della Procura finiscano per riguardare non solo coloro che sono indagati nel procedimento penae, ma anche tutti coloro con i quali questi ultimi hanno dei rapporti telefonici. Persone che nulla hanno a che fare con l'investigazione finiscono in pasto all'opinione pubblica e non sempre con una immagine esaltante. È per questo motivo che il progetto di riforma opera su più piani: «...prevede per la prima volta un termine di durata massima delle operazioni di intercettazione, ad esclusione di quelle disposte nei procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata, terrorismo o minaccia... e attribuisce la competenza ad autorizzare le relative operazioni al tribunale in composizione collegiale». Vengono inoltre riformulati «...i criteri e i presupposti di ammissibilità e... contempla limiti più rigorosi all'utilizzabilità dei risultati». Infine, sul piano della tutela della riservatezza, la legge interviene «...sul divieto di pubblicazione degli atti».

I detrattori della riforma insorgono per diversi motivi: intanto per la restrizione dei reati per i quali è possibile autorizzare le intercettazioni. La nuova normativa parla di delitti non colposi per i quali la pena sia dai 10 anni in su e di almeno cinque anni nel massimo per i reati contro la pubblica amministrazione. Quanto al divieto di pubblicazione è chiaro l'intento di tutela, ma altrettanto chiara pare la limitazione al diritto di cronaca, se solo si pensa che il divieto si estende fino all'apertura del dibattimento. Con un effetto di chiusura sulle indagini al quale non siamo davvero più abituati.

Malgrado tutto questo, però, il problema principale rimane di ordine diverso: è evidente che il dibattito si sposta su un tema come quello delle intercettazioni telefoniche solo nel momento in cui questa modalità di indagine finisce per colpire o interessare la classe dirigente del paese, i politici. Le intercettazioni, infatti, sono un mezzo per scoprire reati, qualsiasi tipo di reato. Comprimere l'ambito di applicabilità di un sistema di indagine, quindi, non appare in nessun modo giustificato, a meno che non si accetti l'idea che lo Stato ha deciso di scoprire e punire meno reati di quelli che sarebbero ipoteticamente perseguibili.

La Giunta Distrettuale dell'Associazione Nazionale Magistrati di Catania ha condotto una ricerca e spiegato in che modo la riforma delle intercettazioni potrebbe avere ricadute negative sulle indagini.

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