NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La proposta di legge di Franco

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Prostituzione nelle case? Consiglieri a confronto

«Il tema della prostituzione è molto delicato perché comprende aspetti di carattere morale, che sono individuali, e sociale, per i riflessi che comporta sulla ordinata convivenza civile», afferma Paolo Franco, parlamentare della Lega Nord e coordinatore provinciale del Carroccio, che ha presentato un disegno di legge per regolamentare il fenomeno. «Non possiamo, inoltre, scordare quanto incidano sulla questione le opinioni dei rappresentanti della Chiesa cattolica che spesso osteggiano qualsivoglia regolamentazione legislativa del fenomeno. Oggi il dato di fatto è il seguente: non è reato la prostituzione, lo sono il favoreggiamento e lo sfruttamento. Pertanto, chiunque pensi di creare delle zone a luci rosse, dove venga liberamente ed in maniera organizzata esercitata la prostituzione, correrebbe il serio rischio di vedersi imputato penalmente».

Un paradosso, ma nemmeno poi tanto. «Questo comporta, purtroppo, i fenomeni di degrado diffuso che tutti vediamo con i nostri occhi, e che nonostante impegnino molti Sindaci nel dare dura e giusta battaglia sul loro territorio, difficilmente potranno essere debellati senza una specifica normativa. La prostituzione non dovrebbe esistere, come non dovrebbero esistere i clienti che ne usufruiscono, ma chi ha responsabilità amministrative o legislative deve fare i conti con la realtà dei fatti. Da parte mia credo che un intervento legislativo sia necessario e, pur senza pretendere che la legge risolva le questioni morali, debba regolare e limitare gli effetti "collaterali" della prostituzione».

Franco ha le idee chiare: «In primo luogo la situazione ambientale e di pericolo delle donne che decidono di prostituirsi (è evidente che la costrizione alla prostituzione deve essere duramente combattuta): vederle sulle strade di notte, al gelo in inverno, alla mercé di qualsiasi malintenzionato è estremamente grave ed offensivo». Altrettanto si deve dire per tutto il corollario che circonda questo mondo: i protettori, lo spaccio di stupefacenti, l'illegalità diffusa, il decoro pubblico.

«Non dimentichiamo anche la necessaria tutela dei minori dalle immagini e dalle situazioni che involontariamente sono costretti a subire. Ebbene, a mio avviso è necessario intervenire legislativamente, rendendo reato la prostituzione in luogo pubblico (come la strada), ma consentendone l'esercizio organizzato nei luoghi preposti. Per questo motivo ho presentato un disegno di legge secondo questo indirizzo e che, insieme ad altre simili proposte legislative, ha iniziato qualche mese fa l'iter legislativo nella Commissione Giustizia del Senato. Sarebbe inopportuno e anacronistico, oggi, pensare di riaprire le case di tolleranza di lontana memoria, ma prevedere che in città di discrete dimensioni, e in edifici appositamente destinati, possano esserci degli appartamenti dove sia legale l'esercizio della prostituzione, è una soluzione da prendere concretamente in considerazione. Ne beneficerebbero l'ordine e il decoro pubblico, la salute e la sicurezza delle prostitute. In tali luoghi potrebbero esserci controlli per verificare il consenso delle donne dedite all'esercizio e la loro tutela ed integrità sotto i profili sanitari. Dall'altro lato si verificherebbe immediatamente l'illegalità di chi continuerebbe a "lavorare" lungo le strade, fino a debellare definitivamente questi comportamenti. Si sa: tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare! Ma più di cinquant'anni di "deregulation" non hanno certo portato nulla di buono».

E questi sono alcuni dei passaggi focali della proposta di legge che Franco ha presentato: «Questa aggiornata forma di schiavitù non può essere tollerata se non si vuole porre in pericolo la sostanza della civiltà giuridica, la dignità e la sopravvivenza della comunità civile del Paese. Il presente disegno di legge vieta l'esercizio della prostituzione in luoghi pubblici o in luoghi aperti al pubblico e ne consente l'esercizio solo in abitazioni private, in comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti, previa autorizzazione del questore competente per territorio. È prevista anche la tenuta di un registro, soprattutto in relazione allo stato igienico-sanitario delle prostitute. Sono previste visite di controllo da parte delle aziende sanitarie locali e l'obbligo di accertamento sanitario ogni sei mesi. Sono anche previste, all'articolo 11, disposizioni fiscali sui redditi derivanti dell'esercizio della prostituzione ed è prevista una relazione annuale al Parlamento al fine di illustrare l'andamento del fenomeno della prostituzione nell'arco dell'anno precedente».

 

Daniela Sbrollini, parlamentare del PD lo dice a chiare lettere, la creazione di zone a luci rosse potrebbe essere un problema per una città come Vicenza, anche e perché legittimerebbe il fenomeno, cosa che non deve accadere assolutamente: «Non sono favorevole ai quartieri a luci rosse, sono per punire con pene più severe i clienti e soprattutto chi sfrutta le prostitute! In una città civile come la nostra è drammatico che ci sia un livello così elevato di lap dance e locali dove il corpo della donna è merce da esibire. Non è un giudizio moralista, ma il ritratto di una società in cui sono le donne che scelgono liberamente di prostituirsi e di molte che continuano ad essere sfruttate. Soprattutto quando si tratta di minori. Un degrado civile e culturale intollerabile nel 2010! La mia proposta è di riprendere il dibattito in Parlamento in modo bipartisan per capire come intervenire al meglio».

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