NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Via Rodolfi, l'indifferenza uccide

di Tiziano Bullato
bullatot@tvavicenza.it

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Via Rodolfi, l'indifferenza uccide

Come rispose l'assessore nel 2003?

«Rispose con grande sensibilità, mi fece un sacco di promesse, mi assicurò di avere dei progetti e di poterli realizzare in tempi brevi, brevissimi per quegli interventi di minima dei quali avevamo discusso».

Risultato?

«Nulla, il nulla più assoluto. E non lo dico io, ma è facile verificare che mai nulla è stato fatto per diminuire la pericolosità dell'unica strada dentro la città dove ancora oggi si rischia di morire».

Veniamo al 2006, tre anni dopo la morte di suo figlio. Cosa accadde?

«Il dieci dicembre del 2006 accadde un incidente che è la fotocopia di quello accaduto a Mario. La vittima ancora una volta uno studente, 18 anni, Alessandro De Anna. Nel suo caso cinture e airbag hanno in qualche modo contenuto i danni, ma il ragazzo non è mai più tornato alla normalità, porta ancora oggi i segni di quello schianto. E c'è un'immagine che racconta più di mille parole: basta guardare la fotografia dell'automobile di Mario dopo lo schianto e quella condotta da Alessandro De Anna dopo l'incidente contro lo stesso platano. Le due foto sono identiche. Stesse modalità, stesso albero, quasi le stesse conseguenze».

Lei come reagì di fronte a questa nuova tragedia?

«Scrissi una lunga lettera all'assessore Cicero, ricordandogli quali erano state le mie richieste e le sue promesse. A distanza di tre anni, scrissi, resta solo un'agghiacciante uniformità di immagini. Era un grido di aiuto, un disperato grido di aiuto, il richiamo a fare qualcosa, ad andare oltre le promesse. Inutile dirlo: non è stato fatto nulla».

Saltiamo allora al 2010?

«Certo, adesso arriviamo a noi. Sabato 24 aprile è accaduto di nuovo. Stavolta ad una persona, Maurizio Strazzacappa che, alle cinque e mezzo del mattino, stava andando ad aprire il suo bar. Non aveva fatto tardi, si era appena alzato. Non aveva passato la sera a divertirsi e nessuno sa se la sua velocità fosse elevata. Si è schiantato contro lo stesso maledetto platano ed è finito in rianimazione. Ma fra questi episodi c'è una teoria di dolore che non riesco a ricostruire con precisione. Ci sono stati altri incidenti, pedoni investiti sulle strisce pedonali, altri casi minori...».

Anche questa volta lei prende posizione...

«Si, è vero. Ho scritto una nuova lettera, ricordando tutto il percorso, ma ho voluto usare anche un po' di ironia. La lettera si intitola "Platani responsabili?". Insomma ho voluto chiedere retoricamente se siano gli alberi ad uccidere le persone o piuttosto l'indifferenza di chi non interviene, di chi non fa nulla da sette anni a questa parte. Si figuri che io ho rischiato anche una denuncia perché un giorno ho deciso di appendere dei cartelli di protesta a quegli alberi. Passavano due agenti di polizia locale e li ho apostrofati in modo piuttosto duro, richiamandoli a fare il loro dovere. Per carità, oggi capisco che loro lo stavano facendo, ma si deve anche capire l'esasperazione di una mamma!».

Ma alla fine cosa fa più male?

«Fa tanto male perdere un figlio. Il tempo passa, noi ogni anno organizziamo un memorial Mario Cingano in occasione della Gran Fondo dell'Altopiano, e pensi che il trofeo da vincere è un tagliere, una sopressa e un bicchiere di vino! Ma Mario avrebbe voluto così... No, quello che fa più male è l'indifferenza. Cinquanta metri di guard rail, installato nei punti giusti, sarebbero una consolazione. Sarebbe come dire che Mario non è morto inutilmente, darebbero un senso anche ad una tragedia che di senso non ne ha mai avuto. Sarebbero il segno che Mario è morto ma ha contribuito a salvare altre vite».

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