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C'è chi dice basta. E lo fa senza mezzi termini. L'assessore alla mobilità e sicurezza di Vicenza, Antonio Dalla Pozza, non la manda a dire e punta decisamente l'indice contro la giunta regionale "rea", a suo avviso, di aver bloccato l'iter di approvazione del Pat di Vicenza.
«Fa pensare, e molto -afferma infatti Dalla Pozza- il fatto che ci mettano così tanto in Regione a dare via libera al Pat di Vicenza. Mi chiedo come mai ci sia chi ci tiene così tanto a non approvarlo in tempi più rapidi per poi darlo alla città che così resta bloccata. Chi deve capire, capisca. Non vorrei che ci fosse un lavoro scientifico di ostruzione. È bene che il Pat vada avanti velocemente».
È chiaro che l'attacco di Dalla Pozza va soprattutto verso la Lega Nord che in passato, ultimi mesi di governo Galan, per intenderci, attraverso il neo assessore al bilancio Roberto Ciambetti si era posta delle domande sulla accelerazione procedurale che lo stesso Pat licenziato dal consiglio comunale berico aveva avuto in Regione.
«Nomi non ne faccio -chiarisce ulteriormente Dalla Pozza- ma è chiaro che a rimetterci è la città tutta. Opere importanti restano bloccate».
Dopo l'okay su Vas (Valutazione ambientale strategica), infatti, il Pat vicentino avrebbe dovuto ricevere il via libera della commissione Vtr (Valutazione tecnica regionale), in modo da essere pronto per l'esame finale in giunta. Ma la commissione Vtr aveva aggiornato l'approvazione al momento successivo all'appuntamento elettorale regionale. «Perché tanta fretta?», si era chiesto, con interrogativo retorico, l'allora consigliere regionale vicentino Roberto Ciambetti. «Come si giustifica - affermava- la precedenza data al Pat di Vicenza rispetto ai Pat degli altri comuni, che attendono in media sui nove mesi per vedere approvato il loro strumento urbanistico?». Si parla di aree e progetti particolarmente sensibili dal punto di vista urbanistico.
Ora da un possibile iter veloce si è però passati, secondo Dalla Pozza, ad un rallentamento forzoso e con, a suo dire, chiare ragioni politiche.
Roberto Ciambetti, che è da qualche giorno assessore al Bilancio della Regione, prima della tornata elettorale però aveva anche espresso molte perplessità rispetto all'iter veloce che aveva preso l'approvazione del Pat di Vicenza: «Nessun freno, né ostacolo posto di traverso, ma ordinaria amministrazione e normale diligenza nello studiare uno strumento urbanistico che presenta non poche problematiche e che, non a caso, è stato anche chiaramente censurato da forze politiche della sinistra vicentina», afferma ora Ciambetti senza accenti polemici.
Se troppa fretta si era dimostrata prima, non è detto, secondo Ciambetti, che ora sul Pat si stia frenando, anzi ci sono due aspetti validi da analizzare: «Sì, la brusca frenata di oggi, o quella che sembra tale, è in realtà dovuta ad una anomala accelerazione precedente. Si è rientrati nella norma. Per quanto riguarda la fretta onestamente non saprei, anche se era irrituale e anomalo vedere il via libera ad uno strumento urbanistico così delicato dato da una Giunta regionale "in articulo mortis"; il rallentamento odierno, invece è, come ho detto, il ritorno alla normalità».
Con il Pat fermo in Regione comunque secondo l'assessore non si ferma anche la città di Vicenza: «Tutt'altro, chi lo afferma lo fa in modo strumentale».
Si parla di aree e progetti particolarmente sensibili dal punto di vista urbanistico: quali sono a suo avviso i punti più "problematici" e prevede il rispetto dei 9 mesi più o meno canonici che caratterizzano la maggior parte dei Pat per vedere approvato quello di Vicenza?
«Faccio una premessa- spiega Ciambetti- in questi giorni si chiede ai cittadini rigore e austerità, mentre si prospettano mesi di grandi sacrifici. Nel Pat di Vicenza mi sembra emergano delle sproporzioni eccessive tra l'interesse privato, privilegiato in troppi casi, e quello pubblico, penalizzato: ha senso chiedere sacrifici ai cittadini, dire che bisogna tagliare servizi e poi permettere che nello strumento urbanistico i privati interessati, e parliamo di grandi gruppi, vedano aprirsi grandi opportunità di guadagno a scapito del pubblico? Basti solo pensare alle compensazioni che ruotano attorno al Pp6 o a quanto previsto per il nuovo e vecchio stadio o alla mancata occasione colta per rivitalizzare e risanare l'asse di san Felice. Davanti a questi scenari, occorre molta cautela anche sui tempi tecnici, perché nessuno ad ogni livello penso vorrà correre il rischio d'essere accusato, domani, di non aver fatto il possibile per tutelare gli interessi, e i conti, della comunità e magari d'aver svenduto, o non venduto al meglio, parti preziose della città».