NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La ricetta Mantoan

di Pietro Rossi

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La ricetta Mantoan

Alla faccia della sobrietà. Ben venga, naturalmente. Perché lo scenario di Villa Nievo a Montecchio Precalcino - antica magione trasformata prima in manicomio e poi in presidio sanitario territoriale - è uno dei più belli che si possa immaginare. Invidiabile.

In questa struttura, che unisce la storia alla tecnologia (sanitaria) e che possiede uno dei parchi più vasti della provincia vicentina, ha sede l'Ulss 4. Qui si è svolto il summit tra il governo regionale , rappresentato da Domenico Mantoan, e i direttori generali delle 24 aziende sanitarie venete. Sul tavolo non tanto l'emergenza sanità, con il buco da un miliardo paventato dai giornali e le equazioni iperboliche Veneto uguale Calabria. Quello già apparteneva al passato. Perché nella riunione a porte chiuse, almeno secondo la versione ufficiale - e non scomodiamo il paradosso del gatto di Schrödinger che, chiuso nella scatola potrebbe essere sia vivo che morto e comunque noi non lo sappiamo - non ci sono stati piatti rotti, j'accuse e attriti. Non c'è stata la crocifissione di nessun direttore generale, non si è parlato di disastri padovani e/o veneziani e nemmeno della ormai lontana era Galan. Piuttosto, la linea del nuovo governatore del Veneto è stata un'altra. «Avete un mese di tempo per portarci un piano di "razionalizzazione" dei costi», ha detto Mantoan - parlando anche per Zaia - ai direttori generali, rimarcando in sostanza le loro responsabilità. Il piglio da grande diplomatico è indubbio, ma la direttiva suona proprio come un diktat o, per meglio dire, una chance ultima per sistemare i presunti buchi o gestioni non proprio cristalline. «Niente tagli però - precisa il segretario - parliamo piuttosto di modificare la rete dell'offerta».

È comunque implicito che le proposte presentate da ogni direttore avranno delle conseguenze. E ogni cambiamento, come è logico, provocherà delle reazioni. I "suggerimenti" per ridurre i costi del sistema entro 2 anni li ha indicati lo stesso Mantoan: «Incentivare le gare d'appalto collettive per l'acquisto di presidi e materiale sanitario, che ci ha già fatto risparmiare 70 milioni; lavorare sulla appropiatezza di alcune prestazioni, in alcune zone del Veneto possiamo infatti concentrarci sulla riduzione del tasso di ospedalizzazione, trasformando alcuni ricoveri medici adeguati». Attualmente - dati del segretario - il tasso medio regionale di ospedalizzazione è di 158 degenze per mille abitanti e solo 132 per mille nella virtuosa Usl 4 di Thiene. L'obiettivo è quello di prendere l'azienda thienese come esempio, per arrivare almeno a quella percentuale. Il come è ovvio: taglio dei ricoveri con la riconversione dei presidi territoriali. Una prima stima parla della chiusura o trasformazione di almeno 15 delle 90 strutture regionali. E anche se il direttore dell'Ulss 6, Antonio Alessandri, per adesso tiene la bocca cucita, il sospetto è che a rischio ci siano certi reparti, come quello di ortopedia e il punto nascite di Noventa Vicentina.

Il primo risparmio della spesa ed il più certo, quello apparentemente meno indolore, riguarda la politica di indirizzo verso i farmaci generici. La previsione di economia è di 50 milioni in meno sui circa 760 milioni spesi ogni anno in Veneto per la farmacologia. Una voce importante nel piano biennale di abbassamento del costo della sanità ed un programma, quello dei tagli, che dovrebbe permettere al Veneto di restare sul podio delle tre Regioni più virtuose di Italia, assieme a Emilia e Toscana. Nel 2013, infatti, cambierà il sistema di erogazione statale dei fondi per le sanità regionali con l'introduzione dei "costi standard" calcolati sui conti delle tre regioni più misurate. In pratica, con i costi standard, la Regione verrà pagata in base a delle tabelle stabilite per ogni singola prestazione. E da lì non si scappa: basta magie di bilancio e, sopratutto, conti a posto. «In Veneto i costi della sanità aumentano di 500 milioni all'anno, vale a dire il 4% , mentre dallo Stato arriva solo il 2,5 in più. Siamo di fronte ad un gap che bisogna colmare», precisa Mantoan, spiegando che dal disavanzo di 500 milioni non si toccheranno i 200 spesi per i servizi sociosanitari extra Lea (Livelli essenziali di assistenza) - ad esempio il trasporto dei bambini disabili - ma si interverrà sul resto (i 300 milioni restanti comprendono anche gli investimenti in macchinari e strumentazione medica). «Abbiamo deciso - conferma il segretario - che non toccheremo gli extra Lea ma che proveremo a ridurre del 2% il costo del sistema in base alla specificità di ogni territorio». Una cosa non peculiare, ma comune a tutti è il pianeta sul quale l'intero sistema sanitario si basa: quello farmacologico. Gli interventi, in questo campo, sono pressoché sicuri. Con buona pace delle farmacie?

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